Questo libro nasce per cercare di sfidare la sottovalutazione della nonviolenza come strumento di mutamento sociale e di trasformazione nonviolenta dei conflitti. Si basa su una lunga esperienza dellautore in interventi nonviolenti, sia in varie lotte nel nostro paese (contro le centrali nucleari in Maremma, contro i missili Cruise a Comiso, a Genova contro la mostra-vendita delle armi, detta dai genovesi la “mostra dei mostri”, ecc. ecc.), ed anche allestero, in tentativi, falliti ma molto istruttivi, di prevenire conflitti armati (in Iraq nella prima guerra del golfo, ed in Kossovo). E si basa anche su parte delle lezioni che sul tema della sociologia e della ricerca per la pace lautore tiene ai suoi allievi del corso di laurea in “Operazioni di Pace, Gestione e Mediazione dei conflitti” e dei corsi specialistici in “Scienze Etno-Antropologiche” e in “Metodologia e Ricerca Empirica nelle Scienze Sociali“ dellUniversità di Firenze. Il libro si avvale inoltre di molte relazioni che lautore è stato invitato a tenere in varie università ed in molti convegni di studio, sia in Italia che in vari paesi del mondo (Malta, USA, India, Kossovo, Serbia, Belgio, Ungheria). Lautore si augura che questo lavoro, che ha richiesto molti anni di elaborazione e di stesura, venga accolto, nella sua intenzione, come una “provocazione” contro la cultura militarista e guerrafondaia tuttora imperante nel nostro, ed in molti altri paesi del mondo, cultura che porta a credere, contrariamente a quanto sostenuto da eminenti studiosi, che la guerra sia un fenomeno normale, e costante, di tutte le società, e che la pace, invece, sia solo un episodio transitorio tra una guerra e laltra, e perciò eccezionale e non perseguibile seriamente. Cultura che fa inoltre credere che la “ragione è dalla parte della forza”, e non, al contrario, che “la forza sta nella ragione”. Il libro è inteso anche come stimolo a rimettere in discussione, e cercare di modificare, un modello di sviluppo che sta continuamente aumentando il distacco tra paesi (e persone) ricchi e poveri, portando questi ultimi a reagire in modo spesso assurdo e criminoso (ad esempio tramite i kamikaze), ma tragicamente efficace per far emergere la propria volontà di resistenza, ed i primi, per difendere i propri privilegi e la propria sicurezza, ad accrescere i propri armamenti ed a mostrare il “pugno forte” che rinfocola, e non annienta, anzi lo accresce, il desiderio degli altri di non essere sottomessi alla forza di questi armamenti, dando vita, gli uni e gli altri, ad una spirale nefasta che sta portando lumanità verso derive non certo esaltanti, rendendo la sicurezza delle popolazioni del mondo sempre più problematica ed incerta. Il desiderio dellautore è quello che questo libro possa servire a far aumentare il numero di persone che “sognano” un mondo senza guerre e senza ingiustizie, e che lottano per questo nuovo mondo con la “nonviolenza”, perché, come dicono gli anarchici siciliani, un “sogno condiviso da molti è già linizio di una nuova realtà”. (dall introduzione dellAutore)
INDICE
Franco Ferrarotti: Premessa Pag. 1
Introduzione “ 5 Parte prima Premesse epistemologiche 1) Guerra o pace nel terzo millennio “ 15 2) Il modello dellessere umano e la ricerca per la pace “ 41 3) Il processo di costruzione della guerra e della pace “ 59 4) Alcuni principi di una sociologia per la pace “ 83
Parte seconda :La nonviolenza e la sua efficacia 1) Interposizione nonviolenta in situazioni di conflitto armato “ 105 2) Contro la guerra cambia la vita ed organizza i “Corpi Civili di Pace” “ 125 3) Previsione e prevenzione dei conflitti armati “ 137 4) Efficacia e limiti della nonviolenza “ 149
Parte terza: Dalla teoria alla prassi: elementi di una strategia nonviolenta di trasformazione sociale 1) Resistenza alle ingiustizie e Difesa Popolare Nonviolenta “ 173 2) La partecipazione dei cittadini alle lotte per la pace “ 193 3) Idee per una rivoluzione nonviolenta “ 217 4) Nonviolenza e marxismo nella transizione al socialismo “ 235
Parte quarta: Nonviolenza, Pace e Guerra: chiarimenti ed esperimenti 1) Chiarimenti concettuali “ 261 2) Inventare un futuro senza guerre : laboratori maieutici sullo stile di Danilo Dolci “ 279 3) Due esperienze, fallite, di prevenzione di conflitti armati, e cosa ci possono insegnare: “ 299 3.1. La prima guerra dellIraq “ 300 3.2. La guerra del Kossovo “ 307 4) Sulla strategia della nonviolenza, ovvero sui limiti delle cosiddette rivoluzione nonviolente dei paesi dellEst- Europa “ 321
Riepilogo e Conclusioni “ 357
Bibliografia “ 363
Ringraziamenti e riferimenti “ 391
Due commenti al libro “Per un futuro senza guerre”
Un classico della sociologia statunitense, W F White (l autore di Street Corner Society), sosteneva che la sociologia è prigioniera di una cospirazione del silenzio riguardo gli errori, le confusioni e linevitabile coinvolgimento personale che costituiscono lesperienza di un buon ricercatore sul campo. Alberto LAbate - uomo tanto mite quanto indomito- è uno dei principali sociologi italiani che hanno contributo a liberarci da questi pregiudizi. Il che significa che la "vulnerabilità sul campo", sia dei sociologi che dei comuni mortali, può essere fonte preziosa di impreviste soluzioni creative e di pace.
(Marianella Sclavi, sociologa ed antropologa, docente di “Arte di ascoltare e gestione creativa dei conflitti” al Politecnico di Milano, animatrice del gruppo “Avventure Urbane” per la progettazione partecipata delle politiche pubbliche) .
Caratteristica fondamentale della metodologia nonviolenta di Alberto LAbate, e del processo di conoscenza che da esso scaturisce, è laction research, ovvero la cosiddetta “ricerca-azione”. Si tratta di una metodologia che, a differenza della ricerca sociale di tipo classico, mira a predisporre interventi partecipati e corali, ed attraverso approcci non atomizzati ma olistici ai problemi, tende a sviluppare processi conoscitivi immediatamente trasferibili alla realtà e profondamente votati al cambiamento e alla trasformazione sino a confondersi con lazione sociale. Egli disegna in questo libro, rinnovando una storica tradizione degli studi sociali, i contorni di una sociologia profetica dove sapere e fare, pensiero ed azione, teoria e pratica diventano un tuttuno e si mescolano sino a confondersi con la sua autobiografia piena di incontri e di esperienze sul campo… E in questo modo delineato un costante processo di ricerca-azione capace di orientare e ri-orientare nonché definire e ri-definire le azioni e le policies per costruire e realizzare il sogno di “un futuro senza guerre”.
(Salvatore Saltarelli, sociologo, coordinatore del Master Internazionale per “Operatori e Mediatori di Pace” della Provincia di Bolzano e dellUniversità di Bologna)
Venerdì, 07 marzo 2008
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