Segnalazione libraria
IL SANGUE DEI VINCITORI.

SAGGIO SUI CRIMINI FASCISTI E I PROCESSI DEL DOPOGUERRA (1945-1946), di Massimo Storchi,, Aliberti Editore


Rastrellamenti, deportazioni, fucilazioni, torture. I venti mesi di sangue della Repubblica di Salò lasciarono una striscia di dolore e rancore che trovò come primo drammatico esito la giustizia sommaria dei giorni della liberazione e poi i processi istruiti a carico dei maggiori criminali fascisti.
Utilizzando per la prima volta gli atti della Corte di Assise Straordinaria di Reggio Emilia si ripercorrono i drammatici giorni della feroce repressione antipartigiana e il tentativo fallito di dare giustizia alle centinaia di vittime della repressione dei corpi armati di Salò, al servizio dell’occupante tedesco.
Una ricerca che vuole essere un piccolo contributo per ricordare come la mancanza di una giustizia “vera” per i crimini fascisti abbia rappresentato un deficit etico e politico nella costruzione di una comune identità repubblicana, una identità che non riesce tuttora a trovare in un passato così difficile e tormentato radici abbastanza forti per affrontare le nuove sfide della nostra contemporaneità.
“La prima immediata riflessione è che il libro di Storchi ponga rimedio a un profondo deficit di ricerca storica, se ancora oggi – a un sessantennio e più dalla fine della guerra – suscitano clamore le diatribe sul «triangolo della morte», come se il tempo trascorresse invano e si tornasse sempre al medesimo punto. Le polemiche sulla violenza post-liberazione si dimostrano in tutta la loro sterile strumentalità quando ad esse si contrapponga l’analisi pacata e documentata di quel tormentato triennio. E, per Reggio Emilia, oggi è possibile sostituire alla trattazione moralistica o addirittura propagandistica l’esame storico. In vari capitoli del libro ritorna, attraverso l’opposto punto di vista dei carcerieri e delle vittime, la situazione in vigore nel carcere politico di via dei Servi, dove i prigionieri sono regolarmente seviziati, con la spada di Damocle dell’eliminazione senza preavviso, in esecuzioni sommarie mascherate da sparatoria per sventare improbabili fughe. Imperversano, all’ombra del potere tedesco, bassezze di ordinaria quotidianità quali il prelievo delle scarpe ai prigionieri nell’imminenza dell’esecuzione. La Squadra politica della Questura all’occorrenza si traveste per operazioni “sporche”, con metodi di violenza privata che richiameranno una risposta eguale e contraria da parte dei compagni delle vittime, dopo la sconfitta nazifascista. L’accorto uso delle spie miete vittime tra i civili, in spedizioni notturne concluse nel sangue. “
(dalla Introduzione di Mimmo Franzinelli)

Massimo Storchi, storico, ha scritto: Uscire dalla guerra. Ordine pubblico e forze politiche. Modena 1945-1946 (FrancoAngeli, 1995) e Combattere si può vincere bisogna. La scelta della violenza fra Resistenza e dopoguerra. Reggio Emilia 1943-1946, (Marsilio Editori, 1998), Sangue al bosco del Lupo. Partigiani che uccidono partigiani. La storia di “Azor” (Aliberti, 2005), oltre a diversi saggi su fascismo, cooperazione, lotte politiche e sociali nel dopoguerra in Emilia Romagna. E’ stato Presidente di Istoreco (Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Reggio Emilia).



Martedì, 29 aprile 2008