Con la citazione del teologo Brunetto Salvarani “I nomi dimenticati di Dio”, libro della scrittrice americana Letty M. Russell, si apre lintroduzione alla Rivista Monografica Confronti dal titolo “Le donne di Dio”. Con lo studio di Marinella Perroni lesegesi femminista rivela una Chiesa patriarcale incentrata su figure maschili. Il volto di Dio presenta prerogative umane declinate nelle poliedriche rappresentazioni dellandròs, del pater, del magister, dove la questione femminile si stempera nelle mille impersonificazioni di donne innovatrici e portatrici di diversità. Essere uomo o donna implica processi anche culturali, sociali e rituali, sostiene il saggio della Fucecchi . La cultura della differenza ha messo in crisi il concetto monolitico di una sola religione, ununica cultura, unumanità che cammina nella Storia pariteticamente. “Pensare Dio altrimenti” si riflette nellestasi mistica come delirio autoreferenziale o conoscenza autonoma. Nel Cristianesimo il pensiero comprende e rappresenta anche le donne emarginate perché fedifraghe, prostitute o appartenenti ad altre comunità religiose. La teologa Carmelina Chiara Canta introduce innovative argomentazioni alla questione di genere nella santità che non subisce discriminazioni, ma si rivela ad un poliedrico pluralismo culturale, conciliando speculazione intellettuale ed empatia verso il prossimo. Lautrice Letizia Tomassone indaga linterpretazione femminile che considera la donna protagonista con il suo intrinseco valore, subendo lesclusione dalla “successione apostolica” che ha sempre emarginato le donne nella Chiesa quale istituzione prettamente patriarcale, dove si soffre la distanza nel pensare, in cui il decidere è riservato ai maschi in comunità senza calore, senza profumo…Secondo lo studioso Rosino Gibellini, il neofemminismo oltrepassa leguaglianza e lemancipazione e si trasforma in movimento culturale che denuncia la distorsione dei rapporti tra maschile e femminile nelle istituzioni, nei comportamenti sociali, nella cultura. Il testo di Annamaria Rivera mette in evidenza come nel Cristianesimo la questione femminile da questione sociale diventa anche problematica culturale nel cambiamento delle istituzioni e delle comunità. Lautrice Giancarla Codrignani sostiene che, con il Cristianesimo, il femminile diventa simbolo iniziale e finale di una liberazione destinata a tutti e le donne vengono riconosciute come portatrici autonome di grazia, nellecumenismo quale aiuto valido per il progresso del femminismo. Le studiose e teologhe Rosangela Vegetti e Francesca Koch dimostrano quanto grazie soprattutto alla sensibilità muliebre è possibile una coscientizzazione relativa a molte tematiche quali la Pace, il degrado ambientale, la violazione dei diritti umani, lattenzione verso i più deboli. Come conclusione lautrice Anna Maria Marlia condivide i concetti di differenza e assenza di contraddizione tra i sessi, finalizzati alla presa di coscienza attivista nello sviluppo globale e positivo del pianeta, ma il percorso di emancipazione è ancora lungo…
Laura Tussi
Venerdì, 28 settembre 2007
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