VATICANO: DIETRO IL CASO VIGAN̉, SI AVVICINA LA RESA DEI CONTI INTERNA

di Adista Notizie n. 10 del 11/02/2012

36522. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Dopo l’ultimo scandalo - la denuncia pubblica di un eminente esponente di Curia, mons. Carlo Maria Viganò, che ha raccontato di essere stato allontanato dal suo posto di segretario del Governatorato della Città del Vaticano (cioè dell’organismo che sovrintende al governo dello Stato vaticano e che presiede e coordina tutte le attività economiche, tecniche e di sicurezza, gestendo, tra l’altro, anche gli appalti delle ristrutturazioni edilizie e della manutenzione dei giardini vaticani) a causa del suo eccessivo “zelo” nel risanare le casse vaticane e per la sua denuncia delle irregolarità e sugli appalti del Governatorato e sui movimenti finanziari dello Ior  (v. Adista n. 65/11) - qualcuno arriva a parlare persino di dimissioni. Circostanza assai improbabile, perché si tratterebbe di una ammissione implicita di responsabilità, che il papa non consentirebbe.
C’è però da considerare che a dicembre 2011 il segretario di Stato, il card. Tarcisio Bertone, ha compiuto 77 anni. L’età della pensione, per gli ecclesiastici, è 75 anni. Due anni fa, il papa ha respinto le dimissioni di Bertone, chiedendogli di rimanere al suo fianco. Così, se prima erano in molti ad essere convinti che Bertone sarebbe rimasto segretario di Stato a vita, o per l’intero pontificato benedettino, o, almeno, fino al compimento degli ottant’anni (vale a dire fino al dicembre 2014), oggi questi ambiziosi traguardi appaiono più difficilmente raggiungibili. Il pensionamento di Bertone potrebbe avvenire prima, e gli eventi di queste ultime settimane (e la loro tempistica) potrebbero indurre il papa a convincersi della necessità di un avvicendamento ai vertici della Curia, da realizzare in ogni caso a tempesta finita.
Non potrebbe avere altro senso, se non quello di minare il potere e la credibilità di Bertone ad accelerarne l’uscita di scena, l’incredibile fuga di lettere riservate dagli uffici vaticani (la dicitura «Pervenuta» stampigliata in alto a destra della lettera di Viganò a Bertone riprodotta da Il Fatto quotidiano nell’edizione del 28/1  indicherebbe che la missiva sia uscita addirittura dalla Segreteria di Stato) che ha permesso che le accuse di Viganò arrivassero alla stampa. Inoltre, a partecipare alla puntata del 25 gennaio scorso della trasmissione “Gli Intoccabili” condotta da Gianluigi Nuzzi sul La7 che ha reso pubblica la vicenda dell’ex segretario del Governatorato, anche tre esponenti di primo piano dell’establishment vaticano. Due di loro sono stati intervistati nelle rispettive residenze, il vescovo Giorgio Corbellini, presidente dell’Ufficio del Lavoro della Sede apostolica (Ulsa) e il cardinale Velasio de Paolis, ex presidente della Prefettura degli Affari economici. Pur mostrandosi assai prudenti (specie il secondo) nel discutere nel merito delle accuse di Viganò, la loro stessa presenza in video dava credibilità alla vicenda. L’ospite in studio era invece il direttore de L’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian, molto vicino a Bertone e piuttosto in difficoltà (sino al punto di minacciare di lasciare la trasmissione) nel rintuzzare gli attacchi nei confronti della Segreteria di Stato e della Curia vaticana. Successivamente, sempre in studio, è intervenuto mons. Giovanni D’Ercole, che in Segreteria di Stato ha lavorato fino al 2009, come capo ufficio della prima sezione Affari generali, per poi finire a fare il vescovo ausiliare dell’Aquila. Insomma, pare che l’affare Viganò abbia ricompattato “anime” diverse della Curia wojtyliana saldatesi con la fronda interna che ancora resiste alla centralizzazione imposta da Bertone, il quale ha attuato un lento ma inesorabile spoil system che ha riguardato tutti i posti chiave del governo vaticano e degli organismi di controllo della Santa Sede, dove il segretario di Stato ha collocato uomini di sua fiducia. (valerio gigante)

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ADISTA
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Marted́ 07 Febbraio,2012 Ore: 16:59