SANTO PIŲ TARDI: LE "RELAZIONI PERICOLOSE" CHE FRENANO LA BEATIFICAZIONE DI WOJTYLA

di Agenzia ADISTA

 

35049. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Che cosa c’è dietro l’improvvisa "frenata" al processo di beatificazione di Giovanni Paolo II, di cui ha dato notizia La Stampa (1-2/6), avvenuta inaspettatamente, visto che la stessa Stampa a marzo (21/3) comunicava che l’iter aveva subito una "accelerazione"?
 
A cercare di scavare tra le righe della notizia che dà conto della intensa relazione di amicizia che legò per 55 anni il papa ad una psichiatra infantile, Wanda Poltawska - testimoniata da una fittissima corrispondenza, confluita in parte nel materiale esaminato dalla Commissione vaticana - è il settimanale statunitense National Catholic Reporter, ipotizzando alcuni scenari che potrebbero avere creato difficoltà nella prosecuzione del processo.
 
Quali difficoltà?
 
La Stampa non è stato il primo quotidiano a mettere in luce gli ostacoli sopravvenuti nel processo di beatificazione. Già Andrea Tornielli su Il Giornale (23/5) aveva sottolineato che alcune questioni creavano qualche problema: la scarsità di documenti per un pontificato tanto lungo, la "debolezza" della Positio e alcune contraddizioni tra i testimoni, tanto che il 13 maggio aveva avuto luogo una riunione a porte chiuse tra il relatore della causa, il domenicano p. Daniel Ols, il cosiddetto "avvocato del diavolo" mons. Sandro Corradini e i teologi. Tra gli aspetti più controversi ci sarebbe il caso Marcinkus, i finanziamenti a Solidarnosc, la nomina di qualche vescovo di dubbia moralità, insieme al bacio al Corano dato da papa Wojtyla nel maggio 1999 durante la visita di una delegazione di musulmani iracheni (bacio che, sebbene immortalato in una fotografia, il suo segretario personale mons. Stanislaw Dziwisz, che lo seguì come un’ombra per 40 anni e che è uno dei massimi promotori della causa di beatificazione, ha sempre negato).
 
Ora, La Stampa mette sul piatto della bilancia anche la fittissima corrispondenza con Wanda Poltawska, che Wojtyla amò come una sorella e con la quale si comportò sempre in modo molto libero, tanto che la donna appare al suo fianco in molti momenti cruciali del suo pontificato. A non sopportare la presenza della Poltawska e soprattutto il suo ruolo di "amica intima" del papa per tanti anni è lo stesso Dziwisz, che in una lunga intervista alla Stampa le rimprovera il fatto di aver reso pubbliche le lettere (una parte è stata pubblicata in Polonia in un libro, che sarà tradotto in italiano a febbraio), di carattere privato e personale, e di pretendere di avere avuto con il papa un rapporto unico e speciale "che non sussiste nella realtà", perché Wojtyla ebbe "contatti con una moltitudine di persone conosciute da giovane in Polonia" e ciascuno "pensava di averlo solo per sé". Per Dziwisz, insomma, la Poltawska vorrebbe solo "rendersi importante raccontando di lei e del papa". In ogni caso l’ex segretario, ora arcivescovo di Cracovia, si è guardato bene dal rispettare la volontà di Wojtyla, che voleva il suo archivio personale fosse distrutto, nella convinzione che quelle carte potessero essere utili al processo di beatificazione. Quel che è certo è che la Poltawska, in alcune sue lettere, consigliava il papa, come psichiatra, riguardo alla non opportunità di nominare vescovi alcuni personaggi con problemi sessuali, mentre in Curia c’era chi fortissimamente spingeva tali candidature, fino ad ottenerne l’approvazione. In ogni caso, la Poltawska un ruolo ufficiale in Vaticano lo ha ricoperto e lo ricopre tuttora.: è stata infatti insegnante all'Istituto Giovanni Paolo II presso la Pontificia Università Lateranense negli anni 1981-1984, ed è dal 1983 consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia (insieme al marito) e del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari e membro onorario della Pontificia Accademia Pro Vita.
 
Quali retroscena?
 
In Vaticano nessuno parla di un rallentamento nel cammino verso la beatificazione: starebbe procedendo con la consueta, cauta velocità, ha detto il primo giugno all’Ansa p. Ols; lo stesso ha affermato in un’intervista al quotidiano Il Sole-24 Ore, il 4 giugno, Joaquin Navarro-Valls, direttore della Sala Stampa vaticana sotto il pontificato di Wojtyla. Ai membri della commissione, ha detto Navarro, spetta un supplemento di lavoro perché occorre esaminare tutto il materiale epistolare in mano alla Poltawska: "Mettere il materiale a disposizione risponde alla necessità che vi sia una integrità documentale, e non perché vi possano essere passaggi tali da generare qualche sospetto
 
Al di fuori delle sacre stanze l’impressione però è differente. "Forse è una semplice dose di realismo ad aver rallentato la corsa alla beatificazione di papa Giovanni Paolo II", è il commento di Tom Roberts, del National Catholic Reporter (3/6). "Certamente un pontificato lungo un quarto di secolo deve produrre molto materiale su cui investigare". Se il rapporto con la Poltawska - che p. Adam Boniecki, ex direttore dell’edizione polacca de L’Osservatore Romano, equipara a quello tra San Francesco di Sales e Santa Giovanna di Chantal - ha la sua rilevanza, "ugualmente intrigante – afferma Roberts – è l’apparente riluttanza del cardinal Angelo Sodano, all’epoca Segretario di Stato vaticano, e del cardinal Leonardo Sandri, vice di Sodano per sette anni, fino al 2007, a testimoniare. Sandri si incontrava regolarmente con il papa".
 
Un elemento che non figura tra quelli che, invece, potrebbero aver rallentato il processo è, scrive Roberts, il rapporto di amicizia con il messicano p. Marcial Maciel Degollado, fondatore della congregazione ultraconservatrice dei Legionari di Cristo, accusato per anni da ex seminaristi di abusi sessuali. A lui – padre di una ragazza ventenne, secondo quanto si è appreso recentemente (v. Adista n. 19/09) - Wojtyla ha rivolto negli anni elogi, definendolo "una guida efficace per la gioventù" e ignorando le accuse che gli venivano rivolte, fino a far regolarmente insabbiare qualsiasi investigazione.
 
"Sodano, è noto, era buon amico e fermo difensore di Maciel – scrive Roberts – finché la Congregazione per la Dottrina della Fede completò la sua inchiesta e papa Benedetto XVI emanò un provvedimento su Maciel. Sodano era uno dei cardinali che ebbe modo di vedere le prove accumulate contro Maciel durante un incontro dei membri della Cdf nel 2006". "Forse ciò che Sodano ha saputo su Maciel – è la conclusione del giornalista statunitense – rientra nella sua riluttanza a testimoniare su Giovanni Paolo II? Questo ambito è oggetto di investigazione?". (ludovica eugenio)
 

Articolo tratto da
ADISTA
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Lunedė 08 Giugno,2009 Ore: 16:38