Solidarietà con padre Raffaele Nogaro Vescovo di Caserta
|
|
Non si vuol certo negare la libertà di stampa se si afferma con forza che essa non può giustificare laggressione personale, lirrisione e lo sberleffo. E per questi motivi che appare singolare il riscontro che il Corriere del Mezzogiorno ha offerto il 15 c.m., nella pagina della cultura, a una lunghissima (436 righe!) e velenosa lettera che il senatore a vita Francesco Cossiga ha ritenuto di indirizzare contro il vescovo di Caserta padre Raffaele Nogaro. La lettera di Cossiga, per la gravità delle affermazioni infamanti, merita una risposta pronta e di chiara fermezza. Il padre Nogaro, a proposito del voto positivo espresso dal parlamento italiano per lentrata in guerra dellItalia aveva dolorosamente osservato, tra laltro, che "i cattolici non dovrebbero mai votare per la guerra, ma solo per la pace. Hanno votato contro coscienza, contro se stessi e gli altri. E una guerra cattiva e sciocca. Si uccidono centinaia di innocenti, avremmo fatto meglio a rimanerne fuori" e come questa entrata in guerra gli apparisse provocata dal forte desiderio di "partecipare ai proventi della vittoria". Si trattava quindi di affermazioni limpide e circostanziate pronunciate da un vescovo che ha offerto negli anni una testimonianza di autentica e coerente fedeltà alla Chiesa e al Vangelo della pace, rifuggendo sempre dal protagonismo e dalle proposte strumentali dei poteri politici e partitici. Un impegno per la giustizia assunto costantemente con modestia, in povertà, e senza clamori manifestando un totale disinteresse a ciò che la fabbrica del consenso e delle carriere richiederebbe di norma. Ed è per questo motivo che per le azioni del padre Nogaro non sono mai mancate le aggressioni e le minacce in una terra come la provincia di Caserta dove il principio della illegalità diffusa e criminale appare, molto spesso, come lunica legge incontrastata e sovrana. Ed è tanto più per questo che la Chiesa resta, talvolta, su questa frontiera del Paese la sola voce ad esprimersi con libertà per la tutela della dignità umana soprattutto quella calpestata dei non garantiti e dei senza futuro. Lintervento del padre Nogaro appare a noi chiaramente ispirato allimpegno alla purificazione della memoria che secondo quanto afferma Giovanni Paolo II: "Chiede a tutti un atto di coraggio e di umiltà nel riconoscere le mancanza compiute da quanti hanno portato e portano il nome di cristiani" (Incarnationis mysterium 11). Ma questo riconoscimento della colpa non è sufficiente se proprio il presente resta escluso dal processo della purificazione. A che vale ammettere lorrore delle guerra e le responsabilità dei cristiani che le hanno combattute, e soprattutto di coloro che le hanno approvate e giustificate, se poi dinnanzi ai conflitti si continua ad affermare che esse possono essere giustificate ricorrendo al principio della guerra giusta? Ma la lettera di Cossiga non ha precedenti, sia perché chi la scrive ha ricoperto la massima carica dello Stato, sia perché egli accusa il padre Nogaro di "scarsa dottrina", manifestando meraviglia che egli sia stato scelto vescovo e che venga mantenuto "Vescovo preposto ad una Chiesa particolare e importante come quella di Caserta". Si tratta di osservazioni di inaudita gravità accompagnate da un delirio di onnipotenza nel quale Cossiga si attribuisce il compito di: "oppormi a Lei e di indicare Lei come Vescovo che, abusando gravemente del potere conferitogli dal sacramento dellOrdine e dallinvestitura della Santa Sede, insegnando il falso e violando i diritti di coscienza, ha turbato e offeso quei parlamentari cattolici [ ] che per la giustizia e contro il terrorismo hanno votato a favore dellintervento militare italiano in Afghanistan". Certo i parlamentari di cui parla Cossiga farebbero bene a turbarsi dinnanzi agli 800 milioni di affamati della terra o davanti allinterminabile processione dei volti sfigurati e dei bambini senza mani o senza gambe provocati dalle bombe incendiarie e dalle mine. La vera offesa, poi, sono i costi della guerra se si pensa che quelle risorse sprecate per dare morte potrebbero salvare la vita di centinaia di milioni di esseri umani. Non cè ne è abbastanza perché si possa chiedere conto alla coscienza di chi ha votato a favore di una guerra della quale ignora probabilmente la reale capacità mortifera? E pur ammettendo la buona e lodevole intenzione dello sconfiggere il terrorismo, da quando un mezzo cattivo (la guerra) può giustificare un fine buono (la giustizia e la pace)? Ma Cossiga rispolvera addirittura lobsoleta teoria della guerra giusta, come se i grandi Agostino e Tommaso potessero mai riferirsi a quello che la guerra è diventata in questi ultimi cento anni. Utilizziamo la stessa parola ma per riferirci a due realtà totalmente diverse. Dove allannientamento indiscriminato del nemico con i sistemi darma del presente, corrisponde il prolungamento dellagonia dei feriti per mezzo di armi sempre più sofisticate e letali. E dove malattie misteriose come la sindrome del Golfo colpiscono i reduci e i loro familiari, reduci da quella che doveva essere una guerra "pulita e chirurgica". Cercando di mettere da parte, se fosse possibile, la questione della guerra, a noi sembra che dalle corrosive parole di Cossiga si delineino delle attese antiche nei confronti della Chiesa. Attese che non possono in alcun caso essere accettate e che andranno deluse. Poiché la museruola che il senatore a vita vorrebbe mettere alla Chiesa e ai suoi vescovi non è una proposta nuova, le dittature (dellest e dellovest) del secolo appena trascorso sono lì a ricordarci quanto la parola della Chiesa risulti sgradita ai poteri quando essa denuncia lingiustizia, rifiuta le proposte di complicità dei potenti e annuncia la liberazione del Vangelo della Pace. Non è da Cossiga, quindi, che possiamo prendere lezioni sul ministero dei vescovi e sulla missione della Chiesa, tanto più se utilizza il linguaggio spregiudicato e volgare della polemica astiosa sfruttando una ascoltata tribuna giornalistica che dimostra di non meritare e che riteniamo incautamente gli è stata concessa. HANNO FIRMATO L'APPELLO: Sergio Tanzarella (storico della Chiesa) don Luigi Nunziante (Direttore della Biblioteca del Seminario di Caserta) don Vitaliano Della Sala (parroco di SantAngelo a Scala Av) Anna Carfora (docente invitata di Storia della Chiesa) Lorenzo Tommaselli (docente di lingue classiche) Giovanni Sarubbi, Giornalista, direttore de www.IlDialogo.org (AV) Brunetto Salvarani, teologo cattolico, Carpi (MO) Comunità
Suore Orsoline casa Rut Associazione
La rosa bianca (Caserta) Fondazione
don Peppino Diana Anna
Russo Mingione e Gruppo Agape Donne Azione
Cattolica diocesi di Caserta
Forum
contro il neoliberismo Caserta Centro
sociale Ex Canapificio Caserta AVO
Caserta Comitato
Caserta città di pace Circolo
Legambiente Caserta Circolo
Legambiente Sessa Aurunca Caserta Comitato
promotore Libera Caserta Gruppo
vincenziano Caserta UNITALSI
Caserta Convegno
Venerabile Maria Cristina Gabriella
e Michele Massi Caserta Pax
Christi Sessa Aurunca - Caserta Don
Luigi Ciotti (Associazione Gruppo Abele) don
Vitaliano Della Sala (parroco di SantAngelo a Scala Av) Don
Ulisse Fra scali ( Presidente Fondazione Nuovo Villaggio del fanciullo Ravenna) Don
Tonio DellOlio (coordinatore nazionale Pax Cristi) Don
Gianni Novelli (CIPAX- Roma) Don
Alessandro Santoro (Comunità delle Piagge Fi) Don
Andrea Gallo (Comunità San Benedetto al Porto Ge) don
Carlo Molari, (prete e teologo cattolico, Roma) don
Albino Bizzotto (presidente associazione nazionale Beati i Costruttori di Pace, Padova) padre
Gottardo Pasqualetti (presidente della Confederazione Istituti Missionari Italiani-CIMI) Padre
Giorgio Beretta sx (redazione Missione
Oggi) don
Mario Delpiano (educatore alla pace) Padre
Rolando Palazzeschi sj (assistente Comunità di Vita Cristiana del Gesù Nuovo Na) Padre
Massimo Nevola S.J. (Direttore nazionale della Lega Missionaria Studenti)prof.
don
don Renato Sacco Cesara Vb
don
Pierluigi Di Piazza (Centro Balducci Udine) Achille
Ardigo Raniero La Valle (ex-parlamentare, Roma) Ettore
Masina, giornalista e scrittore, Roma Gianni
Minà Vittorio
Agnoletto Portavoce del GSF Luca
Casarini
(portavoce dei Centri
sociali del nord-est) Francesco
Caruso (portavoce del rete no
global) Antonino
Drago (professore di fisica-Università di Napoli) Ottavio
Di Grazia (storico dellebraismo) Dino
Frisullo (Associazione Azad) On.
Nichi Vendola On.
Giovanni Russo Spena On
Paolo Cento On.
Mauro Bulgarelli On.
Luana Zanella Anna
Carfora (storica della Chiesa) Lorenzo
Tommaselli (docente di lingue classiche) Umberto
Allegretti, Univ. di Firenze Teresa
Crespellani, Univ. di Firenze Peppe
De Cristoforo (coordinatore nazionale Giovani Comunisti) Patrizia
Morgante (Roma) Piergiorgio
Todeschini (docente Didattica IRC) Gabriella
Giometti (consulente AIED) Guido
Vittorangeli (Associazione Italia-Nicaragua sez. Viterbo) Dino
Poli (Preside Ist. Ferrarsi) Avv.
Pietro Spalla (Scuola di formazione etico-politica G. Falcone Pa) Giorgio
Piacentini (CIPAX Roma) Giovanni
Avena (Direttore editoriale ADISTA) Eletta
Cocuzza (Direttore responsabile ADISTA) Claudia
Fanti, Valerio Gigante, Giuseppe Di Bello, Laura Le onori, Eugenio Ludovica (redazione di
ADISTA) Simonetta
Pulciani (Ricercatrice Ist. Superiore di Sanità Roma) Gianni
Festa (giornalista, direttore de Il
Corriere Av) Francesco
Comina (giornalista de Il Mattino di Bolzano,
esponente di Pax Christi) Itala
Cabai (docente di Scuola Superiore,
Udine)
Michele Del Gaudio (ex magistrato e scrittore) Enrico
Peterlunger (Università di Udine) Comunità
San Benedetto al Porto Ge Malferrari
Laura (Roma) Raffaele
Sardo (direttore de Lo Spettro) Loporcaro
Lorenzo (Roma) Teresa
Crespellani,
(Università di Firenze) Davide
Pelanda (editrice e redazione Tempi di fraternità To) Domenico
Rosati (già senatore della Repubblica) Aligi
Tosolini (membro Commissione Intercultura Ministero Pubblica Istruzione) Vincenzo
DAgostino (editore) Liliana
Chiale (giornalista) Vittoria
Prisciandaro, giornalista, Roma Dott.
Maria Grazia e Pietro Baldassarri Dott.
Giorgio Baldassarri Dott.
Tullia Baldassarri Vito
Ricci - Roma Gianni
Ceccarelli (direttore Istituto J.Maritain, Rimini) Normanna
Albertini- via Rubertelli 2, 42038- Felina (RE) Domenico
Jervolino professore di filosofia del linguaggio università di Gualtiero
Zanolini (Organizzazione Mondiale Scouts, Roma) Cesare
Frassineti (presidente Centro Interconfessionale per la Pace, Roma) Augusto
Cavadi Scuola di formazione politica G. Falcone (Palermo) Armido
Rizzi, teologo, responsabile del Centro Sant'Apollinare in Fiesole (FI) Giuseppe
Florio (teologo biblista, Roma) Cinzia
Landi (direttore di Progetto Continenti, Ong di cooperazione e solidarietà
internazionale) Antonio
Bruno (vice-presidente del Consiglio Comunale di Genova) Ottavio
Pasquariello (Convento Sant'Andrea, luogo di spiritualità e solidarietà, Collevecchio,
Rieti) Rosaria
de Felice, docente di Lettere classiche, Roma. Pastore
Valdese Maurizio Abbà Rosario Lembo (Presidente del CIPSI - Coordinamento di 31 ONG di cooperazione allo sviluppo) Corrado
Maffia Scuola di pace e Comunità cristiana di base del Cassano (Na) Luigi
De Paoli, medico-psicoanalista, Roma Pasquale
Salvio (Napoli) Giorgio
Saglietti (Asti) Antonio
Salvio (presidente CVX Napoli) CVX
del Gesù Nuovo - Napoli sr. Beatrice Salvioni, paolina Giancarla Codrigani (ex-parlamentare) Per
ulteriori adesioni: donvitaliano@tin.it
Corriere del Mezzogiorno - GIOVEDÌ 15 NOVEMBRE 2001 CULTURA LA POLEMICA Il senatore a vita risponde con una lettera al vescovo Nogaro che ha definito «contro coscienza» il voto per lintervento in Afghanistan CATTOLICI: «Noi e la guerra giusta» di FRANCESCO COSSIGA* Signor Vescovo, chi Le scrive è un membro laico della Chiesa cattolica, militante già dallinfanzia nel-la Gioventù Italiana di Azione Cattolica e poi nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana e nellallora Movimento Laureati di Azione Cattolica, fino al momento in cui fui eletto membro della Camera dei Deputati e da queste organizzazioni mi dimisi, ritenendo non doversi confondere lattività politica con lazione apostolica per mandato della Gerarchia. Sono tuttora iscritto allUnione Giuristi Cattolici Italiani. Ho avuto grandi maestri di vita intellettuale e morale: da Giuseppe Capograssi a Giuseppe Guarino nel campo del diritto; da Monsignor Anichini a Monsignor Franco Costa, assistente della Fuci e poi questultimo Assistente Generale dellAzione Cattolica Italiana, per ricordare poi anche gli indimenticabili Vescovi, Guano, Vivaldo e Zama, nel campo della formazione religiosa. Ho avuto, come si usava in quei tempi e per quel che competeva a un laico, una approfondita formazione filosofica e teologica anche ad opera dei Padri Domenicani di Sassari, della Provincia di San Marco, della Toscana e della Sardegna; con tanti altri giovani ci siamo mossi prima spiritualmente e socialmente e poi, con la caduta del fascismo, anche politicamente nella via della libertà e della giustizia, tracciata con coraggio e prudenza dal nostro antico e amatissimo Assistente Generale della Fuci Don Giovanni Battista Montini, poi Paolo Papa VI di venerata memoria. Mi sono sempre considerato (a differenza di Lei, che da come parla, mi sembra credersi a mo dei Catari un giusto!), un cristiano peccatore che ha sempre cercato di lottare contro quello che il mio buon padre spirituale, un santo rosminiano irlandese oggi in cielo, mi aveva indicato come le mie maggiori tentazioni: lorgoglio religioso, lorgoglio spirituale e lorgoglio morale, tentazioni che mi sembrano essere oltre la Fede, spero per Lei lunica cosa che ci unisce, salvo che io sento queste tentazioni come tali, mentre mi sembra che Lei le abbia addirittura tramutate in virtù cristiane. Ma sono stato anche sempre un cristiano libero, che ha creduto insieme nel valore della fedeltà allinsegnamento della Chiesa, sia a quello preconciliare sia a quello del benedetto Concilio Vaticano II e sia a quello post-conciliare dellautentico Magistero, rifuggendo però anche intellettualmente e sentimentalmente dalle fughe in avanti e dalle fantasticherie teologiche, sociali e politiche di un certo post-concilio, anche quando propugnate da teologi e Vescovi, ad esempio come Lei. Ho sempre creduto nella laicità della politica e in essa, anche di fronte alle linee di politica ecclesiastica della Chiesa e della Santa Sede, al primato della coscienza secondo la testimonianza e linsegnamento di Sir Thomas More, Santo e Martire, Patrono dei Governanti e dei Politici, Santo che io particolarmente amo e venero. Spero di esser sempre stato però: «un buon servitore del re», e cioè dello Stato, «ma soprattutto un buon servitore di Dio», e quindi anche della Chiesa. Chi Le scrive, da Presidente della Repubblica italiana, ha partecipato con altri politici italiani, americani, europei, israeliani ed arabi, di religione cattolica, anglicana, protestante, ebraica e musulmana, ed anche non credenti, alla tremenda decisione di decidere dure operazioni militari contro lIraq, che aveva invaso e occupato il Kuwait, durante la guerra del Golfo per la difesa cioè di un Paese aggredito e occupato, per il ristabilimento dellordine internazionale e per laffermazione della primazia del diritto e per la dissuasione contro la violenza. Diverso fu in quel momento (ben dolorosamente io lo ricordo!), il giudizio politico pratico della Santa Sede, ma nessuno, che pur ne avrebbe avuto anche nei miei confronti ben più diritto di Lei, si è mai erto a giudice della mia coscienza; ed anzi vennero rispettate le decisioni che pure non erano affatto condivise che io, in omaggio alla mia coscienza e nel rispetto della dottrina della Chiesa e del diritto naturale, avevo concorso a prendere insieme al Governo della Repubblica e al Parlamento nazionale, sotto la mia personale responsabilità, a favore di una guerra che ritenevo legittima, giusta e doverosa. Angosciato e dubbioso, come sempre lo si deve essere quando si decide a favore delluso della forza militare, da membro del Parlamento nazionale ho votato in timore e tremore, ma in serena coscienza, a favore dellintervento militare italiano, accanto a grandi nazioni democratiche quali gli Stati Uniti dAmerica ed il Regno Unito, e ad altri Paesi europei ed extraeuropei: il Canada, la Germania, la Francia, lAustralia e ora anche il Giappone, con il determinante appoggio politico della Federazione Russa. E nel mio voto mi sono unito al voto della stragrande maggioranza dei membri del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, di fedi religiose e di opinioni politiche le più diverse. Io so bene quanto grande sia il valore del carisma, della posizione gerarchica e della funzione docente e di governo del Vescovo nella Chiesa cattolica, e nelle altre Chiese e comunioni cristiane che fanno riferimento, come parte essenziale del loro fondamento, alla tradizione apostolica e alla successione episcopale. So bene come la Chiesa cattolica sia fondata sui vescovi, successori del Collegio Apostolico, responsabili dellinsegnamento, della vita pastorale e del governo non solo della propria chiesa particolare, ma della stessa chiesa universale, in comunione col Vescovo di Roma, il Papa. E sempre mi ha spaventato la tremenda responsabilità che su un Vescovo deve gravare! Per questo io Le dico con rispettosa, anche se con dura chiarezza che Lei, Vescovo Raffaele Nogaro della Chiesa di Caserta, mi ha scandalizzato per la Sua presunzione dottrinale, per la Sua arroganza autoritaria molto lontana dallo spirito conciliare da Lei sempre, a proposito e a sproposito, sbandierato , e per la Sua scarsa dottrina. E molto mi meraviglia che unorganizzazione che da un punto di vista umano, viene considerata come quasi perfetta nellattività di formazione e del reclutamento, per dirla in termini secolari, della sua classe dirigente, labbia potuta scegliere come Vescovo e La possa mantenere Vescovo preposto ad una Chiesa particolare ed importante come quella di Caserta! Ma le decisioni in questa materia della Curia romana non sono, fortunatamente, assistite certo dal carisma della inenarranza. Io ho votato a favore di quella che per semplicità chiamo guerra, perché la ritengo in coscienza una guerra giusta, secondo la dottrina tradizionale della Chiesa: da Agostino a Tommaso DAquino, da Francisco de Vittoria a Suárez e Molina; una guerra giusta, perché per dirla come San Tommaso (s. th. II - II, q. 40) essa è stata dichiarata da chi ne aveva autorità, per una giusta causa, a motivo della grave colpa morale dellaggressore, terrorista assassino di uomini, donne, vecchi e bambini di una nazione alleata ed amica; con una retta intenzione, e cioè con una giusta tensione etica e non solo politica, popolare e non certo soltanto di élite, per il ristabilimento della giustizia e della pace; con ragionevoli aspettative di successo, come i recentissimi avvenimenti politico-militari confermano; e quindi per una guerra che come Francesco De Vittoria diceva, nel concorso certo di queste condizioni, diviene un mezzo legittimo per riparare una ingiustizia ed uno strumento anchesso legittimo per dissuadere laggressore da al- tri atti di violenza. Questa dottrina, sempre nella scelta profetica preferenziale per la pace, dono di Dio più che opera degli uomini e che è, e deve essere propria giustamente della Chiesa cattolica e del Suo Vicario, ha sempre trovato conferma nellinsegnamento della Chiesa e nella sana dottrina, se non sempre nelle fantasie, anche generose, di qualche teologo e di qualche Vescovo come Lei. Non so peraltro se queste cose Ella avrebbe dette e questi giudizi Ella avrebbe pronunziato se la guerra, invece che contro il terrorismo dellestremismo islamico fosse, in nome della confusa teologia della liberazione, condotta dai popoli poveri contro legoismo consumistico dei popoli ricchi. Il paragrafo 2309 della ultima edizione del Catechismo della Chiesa cattolica stabilisce che la valutazione delle condizioni di legittimità morale per una legittima difesa con la forza militare (e questa è difesa legittima dal terrorismo, che è una guerra ingiusta anche se non convenzionale, ma forse ancora più atroce e pericolosa di essa), «spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune». E quindi, ovviamente, per quella che è la sana dottrina della distinzione tra spirituale e temporale, tra religione e politica, fatta propria dal Concilio Vaticano II, e questa competenza legittima, propria ed esclusiva della autorità politica, specie nei regimi democratici come il nostro. Lei come Vescovo, invitando a non votare per la guerra con linguaggio demagogico e semplificatore, falso e menzognero, si è assunto una responsabilità morale ed ecclesiale grave nei confronti della Chiesa e anche nei confronti dello Stato, le cui istituzioni Lei ha il dovere di rispettare, dovere a cui non la sottrae certo la Sua qualità di ecclesiastico. Lei ha condannato contro la giustizia, contro la carità, contro il retto giudizio e contro la sana dottrina, quei parlamentari cattolici che hanno votato per la guerra, arrivando allaffermazione, falsa e intrisa di orgoglio morale, di presunzione intellettuale e di smodato autoritarismo, che questi parlamentari cattolici hanno votato contro coscienza. E Lei non ne aveva neanche il diritto formale, perché a Lei non appartiene la giurisdizione sui parlamentari cattolici, ma solo sui membri della Diocesi cui Lei è preposto, sempre che rimanga nei limiti del vero e del giusto. Tralascio qui la faziosità ignorante del Suo aver paragonato Silvio Berlusconi a Benito Mussolini, indicato come il male, di cui Lei, in quanto Vescovo della Chiesa cattolica in Italia, dovrebbe tra laltro avere un maggior rispetto, cosa che a me come antifascista e laico, anche se cattolico, certo non compete, tuttaltro! Con dolore, ma con serenità di coscienza, io credo di avere non il diritto, ma il dovere, come laico nella Chiesa cattolica, anche per le responsabilità che ho avuto nel governo della Repubblica e per la posizione che ho tuttora nella vita politica del Paese, e per lesempio di laicità cristiana che devo avere come politico cattolico nella società italiana, di oppormi a Lei e di indicare Lei come Vescovo che, abusando gravemente del potere conferitogli dal sacramento dellOrdine e dallinvestitura della Santa Sede, insegnando il falso e violando i diritti della coscienza, ha turbato e offeso quei parlamentari cattolici e insieme tutti quegli altri parlamentari, anche non cattolici, che per la giustizia e contro il terrorismo, hanno votato a favore dellintervento militare italiano in Afghanistan, nella cornice della santa lotta contro il terrorismo, lotta che isolando e sradicando i focolai di insano e violento integralismo estremista islamico, vogliono anche evitare che questa non guerra sia, come è, soltanto guerra tra il terrore e la pace, guerra tra il disordine e lordine, guerra tra lillegalità e la legge, ma diventi invece tragicamente, Dio ci risparmi questo! guerra tra il mondo musulmano e lOccidente, tra lIslam e il Cristianesimo. E temo di non sapere se, in questo dannato caso, io e Lei saremmo dalla stessa parte o invece Lei sarebbe evangelicamente neutrale! Prego Iddio perché La perdoni e La faccia ravvedere. Per quanto mi riguarda da fratello in Cristo, io La ho perdonata, anche se con grande difficoltà dellintelligenza, se non del cuore.
*Senatore della Repubblica Presidente Emerito |
"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" - Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi
Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996