Solidarietà con padre Raffaele Nogaro Vescovo di Caserta

 

 

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Non si vuol certo negare la libertà di stampa se si afferma con forza che essa non può giustificare l’aggressione personale, l’irrisione e lo sberleffo. E’ per questi motivi che appare singolare il riscontro che il Corriere del Mezzogiorno ha offerto il 15 c.m., nella pagina della cultura, a una lunghissima (436 righe!) e velenosa lettera che il senatore a vita Francesco Cossiga ha ritenuto di indirizzare contro il vescovo di Caserta padre Raffaele Nogaro. La lettera di Cossiga, per la gravità delle affermazioni infamanti, merita una risposta pronta e di chiara fermezza.

Il padre Nogaro, a proposito del voto positivo espresso dal parlamento italiano per l’entrata in guerra dell’Italia aveva dolorosamente osservato, tra l’altro, che "i cattolici non dovrebbero mai votare per la guerra, ma solo per la pace. Hanno votato contro coscienza, contro se stessi e gli altri. E’ una guerra cattiva e sciocca. Si uccidono centinaia di innocenti, avremmo fatto meglio a rimanerne fuori" e come questa entrata in guerra gli apparisse provocata dal forte desiderio di "partecipare ai proventi della vittoria". Si trattava quindi di affermazioni limpide e circostanziate pronunciate da un vescovo che ha offerto negli anni una testimonianza di autentica e coerente fedeltà alla Chiesa e al Vangelo della pace, rifuggendo sempre dal protagonismo e dalle proposte strumentali dei poteri politici e partitici. Un impegno per la giustizia assunto costantemente con modestia, in povertà, e senza clamori manifestando un totale disinteresse a ciò che la fabbrica del consenso e delle carriere richiederebbe di norma. Ed è per questo motivo che per le azioni del padre Nogaro non sono mai mancate le aggressioni e le minacce in una terra come la provincia di Caserta dove il principio della illegalità diffusa e criminale appare, molto spesso, come l’unica legge incontrastata e sovrana. Ed è tanto più per questo che la Chiesa resta, talvolta, su questa frontiera del Paese la sola voce ad esprimersi con libertà per la tutela della dignità umana soprattutto quella calpestata dei non garantiti e dei senza futuro. L’intervento del padre Nogaro appare a noi chiaramente ispirato all’impegno alla purificazione della memoria che secondo quanto afferma Giovanni Paolo II: "Chiede a tutti un atto di coraggio e di umiltà nel riconoscere le mancanza compiute da quanti hanno portato e portano il nome di cristiani" (Incarnationis mysterium 11). Ma questo riconoscimento della colpa non è sufficiente se proprio il presente resta escluso dal processo della purificazione. A che vale ammettere l’orrore delle guerra e le responsabilità dei cristiani che le hanno combattute, e soprattutto di coloro che le hanno approvate e giustificate, se poi dinnanzi ai conflitti si continua ad affermare che esse possono essere giustificate ricorrendo al principio della guerra giusta?

Ma la lettera di Cossiga non ha precedenti, sia perché chi la scrive ha ricoperto la massima carica dello Stato, sia perché egli accusa il padre Nogaro di "scarsa dottrina", manifestando meraviglia che egli sia stato scelto vescovo e che venga mantenuto "Vescovo preposto ad una Chiesa particolare e importante come quella di Caserta". Si tratta di osservazioni di inaudita gravità accompagnate da un delirio di onnipotenza nel quale Cossiga si attribuisce il compito di: "oppormi a Lei e di indicare Lei come Vescovo che, abusando gravemente del potere conferitogli dal sacramento dell’Ordine e dall’investitura della Santa Sede, insegnando il falso e violando i diritti di coscienza, ha turbato e offeso quei parlamentari cattolici […] che per la giustizia e contro il terrorismo hanno votato a favore dell’intervento militare italiano in Afghanistan". Certo i parlamentari di cui parla Cossiga farebbero bene a turbarsi dinnanzi agli 800 milioni di affamati della terra o davanti all’interminabile processione dei volti sfigurati e dei bambini senza mani o senza gambe provocati dalle bombe incendiarie e dalle mine. La vera offesa, poi, sono i costi della guerra se si pensa che quelle risorse sprecate per dare morte potrebbero salvare la vita di centinaia di milioni di esseri umani. Non c’è ne è abbastanza perché si possa chiedere conto alla coscienza di chi ha votato a favore di una guerra della quale ignora probabilmente la reale capacità mortifera? E pur ammettendo la buona e lodevole intenzione dello sconfiggere il terrorismo, da quando un mezzo cattivo (la guerra) può giustificare un fine buono (la giustizia e la pace)? Ma Cossiga rispolvera addirittura l’obsoleta teoria della guerra giusta, come se i grandi Agostino e Tommaso potessero mai riferirsi a quello che la guerra è diventata in questi ultimi cento anni. Utilizziamo la stessa parola ma per riferirci a due realtà totalmente diverse. Dove all’annientamento indiscriminato del nemico con i sistemi d’arma del presente, corrisponde il prolungamento dell’agonia dei feriti per mezzo di armi sempre più sofisticate e letali. E dove malattie misteriose come la sindrome del Golfo colpiscono i reduci e i loro familiari, reduci da quella che doveva essere una guerra "pulita e chirurgica".

Cercando di mettere da parte, se fosse possibile, la questione della guerra, a noi sembra che dalle corrosive parole di Cossiga si delineino delle attese antiche nei confronti della Chiesa. Attese che non possono in alcun caso essere accettate e che andranno deluse. Poiché la museruola che il senatore a vita vorrebbe mettere alla Chiesa e ai suoi vescovi non è una proposta nuova, le dittature (dell’est e dell’ovest) del secolo appena trascorso sono lì a ricordarci quanto la parola della Chiesa risulti sgradita ai poteri quando essa denuncia l’ingiustizia, rifiuta le proposte di complicità dei potenti e annuncia la liberazione del Vangelo della Pace. Non è da Cossiga, quindi, che possiamo prendere lezioni sul ministero dei vescovi e sulla missione della Chiesa, tanto più se utilizza il linguaggio spregiudicato e volgare della polemica astiosa sfruttando una ascoltata tribuna giornalistica che dimostra di non meritare e che riteniamo incautamente gli è stata concessa.

HANNO FIRMATO L'APPELLO:

Sergio Tanzarella (storico della Chiesa)

don Luigi Nunziante (Direttore della Biblioteca del Seminario di Caserta)

don Vitaliano Della Sala (parroco di Sant’Angelo a Scala – Av)

Anna Carfora (docente invitata di Storia della Chiesa)

Lorenzo Tommaselli (docente di lingue classiche)

Giovanni Sarubbi, Giornalista, direttore de www.IlDialogo.org (AV)

Brunetto Salvarani, teologo cattolico, Carpi (MO)

Comunità Suore Orsoline “casa Rut”

Associazione “La rosa bianca” (Caserta)

Fondazione “don Peppino Diana”

Anna Russo Mingione e Gruppo Agape Donne

Azione Cattolica diocesi di Caserta

Forum contro il neoliberismo Caserta

Centro sociale Ex Canapificio Caserta

AVO – Caserta

Comitato Caserta città di pace

Circolo Legambiente Caserta

Circolo Legambiente Sessa Aurunca Caserta

Comitato promotore “Libera” – Caserta

Gruppo vincenziano Caserta

UNITALSI Caserta

Convegno Venerabile Maria Cristina

Gabriella e Michele Massi Caserta

Pax Christi Sessa Aurunca -  Caserta

Don Luigi Ciotti (Associazione Gruppo Abele”)

don Vitaliano Della Sala (parroco di Sant’Angelo a Scala – Av)

Don Ulisse Fra scali ( Presidente Fondazione Nuovo Villaggio del fanciullo – Ravenna)

Don Tonio Dell’Olio (coordinatore nazionale Pax Cristi)

Don Gianni Novelli (CIPAX- Roma)

Don Alessandro Santoro (Comunità delle Piagge – Fi)

Don Andrea Gallo (Comunità San Benedetto al Porto – Ge)

don Carlo Molari, (prete e teologo cattolico, Roma)

don Albino Bizzotto (presidente associazione nazionale Beati i Costruttori di Pace, Padova)

padre Gottardo Pasqualetti (presidente della Confederazione Istituti Missionari Italiani-CIMI)

Padre Giorgio Beretta  sx (redazione “Missione Oggi”)

don Mario Delpiano (educatore alla pace) 

Padre Rolando Palazzeschi sj (assistente Comunità di Vita Cristiana del Gesù Nuovo – Na)

Padre Massimo Nevola S.J. (Direttore nazionale della Lega Missionaria Studenti)prof. don don Renato Sacco Cesara – Vb

don Pierluigi Di Piazza (Centro “Balducci” – Udine)

Achille Ardigo 

 Raniero La Valle (ex-parlamentare, Roma)

Ettore Masina, giornalista e scrittore, Roma

Gianni Minà

Vittorio Agnoletto Portavoce del GSF

Luca Casarini           (portavoce dei Centri sociali del nord-est)

Francesco Caruso    (portavoce del rete no global)

Antonino Drago (professore di fisica-Università di Napoli)

Ottavio Di Grazia (storico dell’ebraismo)

Dino Frisullo (Associazione Azad)

On. Nichi Vendola

On. Giovanni Russo Spena

On Paolo Cento

On. Mauro Bulgarelli

On. Luana Zanella

Anna Carfora (storica della Chiesa)

Lorenzo Tommaselli (docente di lingue classiche)

Umberto Allegretti, Univ. di Firenze

Teresa Crespellani, Univ. di Firenze

Peppe De Cristoforo (coordinatore nazionale Giovani Comunisti)
Wanda Trebbi (Roma)

Patrizia Morgante (Roma)

Piergiorgio Todeschini (docente Didattica IRC)

Gabriella Giometti (consulente AIED)

Guido Vittorangeli (Associazione Italia-Nicaragua sez. Viterbo)

Dino Poli (Preside Ist. Ferrarsi)

Avv. Pietro Spalla (Scuola di formazione etico-politica “G. Falcone” – Pa)

Giorgio Piacentini (CIPAX – Roma)

Giovanni Avena (Direttore editoriale “ADISTA”)

Eletta Cocuzza (Direttore responsabile “ADISTA”)

Claudia Fanti, Valerio Gigante, Giuseppe Di Bello, Laura Le onori, Eugenio Ludovica (redazione di “ADISTA”)

Simonetta Pulciani (Ricercatrice Ist. Superiore di Sanità – Roma)

Gianni Festa   (giornalista, direttore de Il Corriere – Av)

Francesco Comina  (giornalista de Il Mattino di Bolzano, esponente di Pax Christi)

Itala Cabai   (docente di Scuola Superiore, Udine)          

Michele Del Gaudio (ex magistrato e scrittore)

Enrico Peterlunger (Università di Udine)

Comunità San Benedetto al Porto – Ge

Malferrari Laura (Roma)

Raffaele Sardo (direttore de “Lo Spettro”)

Loporcaro Lorenzo (Roma)

Teresa Crespellani, (Università di Firenze)
Angelo Bottone, (v.presidente nazionale FUCI, Napoli)
Domenico Manaresi, (fisico, Bologna)
Antonio Peratoner,(fisico, Udine)

Davide Pelanda (editrice e redazione “Tempi di fraternità” – To)

Domenico Rosati (già senatore della Repubblica)

Aligi Tosolini (membro Commissione Intercultura Ministero Pubblica Istruzione)

Vincenzo D’Agostino (editore)

Liliana Chiale (giornalista)
Marcello Vigli, Comunità cattoliche di base, Roma
Silvana Sciacca, insegnante, Pfaffenhofen, Germania
Francesco Comina, giornalista, Bolzano

Vittoria Prisciandaro, giornalista, Roma
Renzo Giacomelli, giornalista, Roma
Anna Chiara Valle, giornalista, Roma
Fulvio De Rossi, insegnante, Roma
Rossella Grasselli, insegnante, Roma
Vincenzo, Giulia e Francesca Zappa, insegnanti, Roma

Dott. Maria Grazia e Pietro Baldassarri

Dott. Giorgio Baldassarri

Dott. Tullia Baldassarri

Vito Ricci - Roma 

Gianni Ceccarelli (direttore Istituto J.Maritain, Rimini)

Normanna Albertini- via Rubertelli 2, 42038- Felina (RE)

Domenico Jervolino professore di filosofia del linguaggio università di
napoli federico secondo

Gualtiero Zanolini (Organizzazione Mondiale Scouts, Roma)

Cesare Frassineti (presidente Centro Interconfessionale per la Pace, Roma)

Augusto Cavadi Scuola di formazione politica G. Falcone (Palermo)

Armido Rizzi, teologo, responsabile del Centro Sant'Apollinare in Fiesole (FI)

Giuseppe Florio (teologo biblista, Roma)

Cinzia Landi (direttore di Progetto Continenti, Ong di cooperazione e solidarietà internazionale)

Antonio Bruno (vice-presidente del Consiglio Comunale di Genova)

Ottavio Pasquariello (Convento Sant'Andrea, luogo di spiritualità e solidarietà, Collevecchio, Rieti)

Rosaria de Felice, docente di Lettere classiche, Roma.

Pastore Valdese Maurizio Abbà

Rosario Lembo (Presidente del CIPSI - Coordinamento di 31 ONG di cooperazione allo sviluppo)

Corrado Maffia Scuola di pace e Comunità cristiana di base del Cassano (Na)

Luigi De Paoli, medico-psicoanalista, Roma

Pasquale Salvio (Napoli)

Giorgio Saglietti (Asti)

Antonio Salvio (presidente CVX Napoli)

CVX del Gesù Nuovo - Napoli

Fra Marcello di Tora o.p.

sr. Beatrice Salvioni, paolina

Giancarla Codrigani (ex-parlamentare)

 

Per ulteriori adesioni: donvitaliano@tin.it                                                             

Per ulteriori informazioni visita il sito www.donvitaliano.it


Di seguito il testo dell'articolo del senatore Cossiga

Corriere del Mezzogiorno - GIOVEDÌ 15 NOVEMBRE 2001

CULTURA

LA POLEMICA Il senatore a vita risponde con una lettera al vescovo Nogaro che ha definito «contro coscienza» il voto per l’intervento in Afghanistan

CATTOLICI: «Noi e la guerra giusta»

di FRANCESCO COSSIGA*    

Signor Vescovo,

chi Le scrive è un membro laico   della   Chiesa   cattolica, militante già dall’infanzia nel-la Gioventù Italiana di Azione Cattolica e poi nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana   e   nell’allora   Movimento Laureati di Azione Cattolica, fino al momento in cui fui eletto membro della Camera dei Deputati e da queste organizzazioni   mi   dimisi,   ritenendo non doversi confondere l’attività politica con l’azione apostolica per mandato della Gerarchia. Sono tuttora iscritto all’Unione Giuristi Cattolici Italiani. Ho avuto grandi maestri di vita intellettuale e morale: da Giuseppe Capograssi a Giuseppe Guarino nel campo del diritto; da Monsignor Anichini a Monsignor Franco Costa, assistente della Fuci e poi quest’ultimo Assistente Generale dell’Azione Cattolica Italiana, per ricordare poi anche gli indimenticabili Vescovi, Guano, Vivaldo e Zama, nel campo della formazione religiosa. Ho avuto, come si usava in quei tempi e per quel che competeva a un laico, una approfondita formazione filosofica e teologica anche ad opera dei Padri Domenicani di Sassari, della Provincia di San Marco, della Toscana e della Sardegna; con tanti altri giovani ci siamo mossi prima spiritualmente e socialmente e poi, con la caduta del fascismo, anche politicamente nella via della libertà e della   giustizia,   tracciata   con coraggio e prudenza dal nostro antico e amatissimo Assistente  Generale  della  Fuci  Don Giovanni Battista Montini, poi Paolo Papa VI di venerata memoria.     Mi sono sempre considerato (a differenza di Lei, che da come parla, mi sembra credersi a mo’ dei Catari un giusto!), un cristiano    peccatore    che    ha sempre cercato di lottare contro quello che il mio buon padre spirituale, un santo rosminiano irlandese oggi in cielo, mi aveva indicato come le mie maggiori tentazioni: l’orgoglio religioso, l’orgoglio spirituale e l’orgoglio morale, tentazioni che mi sembrano essere – oltre la Fede, spero per Lei – l’unica cosa che ci unisce, salvo che io sento queste tentazioni come tali, mentre mi sembra che Lei le abbia addirittura    tramutate in  virtù  cristiane. Ma sono stato anche sempre un   cristiano   libero, che ha creduto insieme nel valore della fedeltà  all’insegnamento della Chiesa, sia a quello preconciliare sia a quello del benedetto Concilio Vaticano II e sia a quello post-conciliare dell’autentico Magistero, rifuggendo però anche intellettualmente e sentimentalmente dalle fughe in avanti e dalle fantasticherie teologiche, sociali e politiche di un certo post-concilio, anche   quando   propugnate   da teologi e Vescovi, ad esempio come Lei. Ho sempre creduto nella laicità della politica e in essa, anche di fronte alle linee di politica ecclesiastica della Chiesa e della Santa Sede, al primato della coscienza secondo la testimonianza e l’insegnamento di Sir Thomas More, Santo e Martire, Patrono dei Governanti e dei Politici, Santo che io particolarmente amo e venero. Spero di esser sempre stato però: «un buon servitore del re», e cioè dello Stato, «ma soprattutto un buon servitore di Dio»,   e   quindi   anche   della Chiesa. Chi Le scrive, da Presidente della Repubblica italiana, ha partecipato  con  altri  politici italiani,   americani,   europei, israeliani ed arabi, di religione cattolica, anglicana, protestante, ebraica e musulmana, ed anche non credenti, alla tremenda decisione di decidere dure operazioni   militari contro l’Iraq, che aveva invaso e occupato il Kuwait,  durante la guerra  del Golfo per la difesa cioè di un Paese aggredito e occupato, per il ristabilimento dell’ordine internazionale e per l’affermazione della primazia del diritto e per la dissuasione   contro la violenza. Diverso fu in quel momento (ben dolorosamente io lo ricordo!),   il   giudizio   politico pratico della Santa Sede, ma nessuno, che pur ne avrebbe avuto anche nei miei confronti ben più diritto di Lei, si è mai erto a giudice della mia coscienza;  ed  anzi  vennero  rispettate le decisioni – che pure non erano affatto condivise – che io, in omaggio alla mia coscienza e nel rispetto della dottrina della Chiesa e del diritto naturale, avevo concorso a prendere insieme al Governo della Repubblica e al Parlamento nazionale, sotto la mia personale responsabilità, a favore di una guerra che ritenevo legittima, giusta e doverosa. Angosciato e dubbioso, come sempre lo si deve essere quando si decide a favore dell’uso della forza militare, da membro del Parlamento nazionale ho votato in timore e tremore, ma in serena coscienza, a favore dell’intervento militare italiano, accanto a grandi nazioni democratiche quali gli Stati Uniti d’America ed il Regno Unito, e ad altri Paesi europei ed extraeuropei: il Canada, la Germania, la Francia, l’Australia e ora anche il Giappone, con il determinante appoggio politico della Federazione Russa.  E nel mio voto mi sono unito   al   voto   della   stragrande maggioranza dei membri del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, di fedi religiose e di opinioni politiche le più diverse. Io so bene quanto grande sia il valore del carisma, della posizione gerarchica e della funzione docente e di governo del Vescovo nella Chiesa cattolica, e nelle altre Chiese e comunioni cristiane che fanno riferimento, come parte essenziale del loro fondamento, alla tradizione   apostolica   e   alla successione episcopale.     So bene come la Chiesa cattolica sia fondata sui vescovi, successori del Collegio Apostolico, responsabili dell’insegnamento, della vita pastorale e del governo non solo della propria chiesa particolare, ma della stessa chiesa universale, in comunione col Vescovo di Roma, il Papa. E sempre mi ha spaventato   la   tremenda   responsabilità che su un Vescovo deve gravare!     Per questo io Le dico con rispettosa,  anche  se  con  dura chiarezza   che   Lei,   Vescovo Raffaele Nogaro della Chiesa di Caserta, mi ha scandalizzato per la Sua presunzione dottrinale, per la Sua arroganza autoritaria   –   molto lontana dallo spirito conciliare da Lei sempre, a proposito e a sproposito, sbandierato –, e per la Sua scarsa dottrina. E molto mi meraviglia che un’organizzazione che da un punto di vista umano, viene considerata come quasi perfetta nell’attività di formazione e del reclutamento, per dirla in termini secolari, della sua classe dirigente, l’abbia potuta scegliere come Vescovo e La possa mantenere  Vescovo  preposto  ad una Chiesa particolare ed importante come quella di Caserta! Ma le decisioni in questa materia della Curia romana non sono, fortunatamente, assistite certo dal carisma della inenarranza. Io ho votato a favore di quella che per semplicità chiamo guerra, perché la ritengo in coscienza una guerra giusta, secondo la dottrina tradizionale della  Chiesa:  da  Agostino  a Tommaso D’Aquino, da Francisco de Vittoria a Suárez e Molina; una guerra giusta, perché per dirla come San Tommaso (s. th. II - II, q. 40) essa è stata dichiarata da chi ne aveva autorità, per una giusta causa, a motivo della grave colpa morale dell’aggressore, terrorista assassino di uomini, donne, vecchi e bambini di una nazione alleata ed amica; con una retta  intenzione,  e  cioè  con una giusta tensione etica e non solo politica, popolare e non certo soltanto di élite, per il ristabilimento della giustizia e della   pace;   con   ragionevoli aspettative di successo, come i recentissimi avvenimenti politico-militari    confermano;    e quindi per una guerra che come Francesco De Vittoria diceva,   nel   concorso   certo   di queste condizioni, diviene un mezzo legittimo per riparare una  ingiustizia  ed  uno  strumento anch’esso legittimo per dissuadere l’aggressore da al- tri atti di violenza.  Questa    dottrina,    sempre nella scelta profetica preferenziale per la pace, dono di Dio più che opera degli uomini e che è, e deve essere propria giustamente della Chiesa cattolica e del Suo Vicario, ha sempre trovato conferma nell’insegnamento della Chiesa e nella   sana   dottrina, se non sempre nelle fantasie, anche generose, di qualche teologo e di qualche Vescovo come Lei.

Non so peraltro se   queste   cose Ella avrebbe dette e questi giudizi Ella avrebbe pronunziato se la guerra, invece che contro il terrorismo dell’estremismo islamico fosse, in nome della confusa teologia della liberazione, condotta dai popoli poveri contro l’egoismo consumistico   dei   popoli ricchi. Il paragrafo 2309 della ultima edizione del Catechismo della Chiesa cattolica stabilisce  che  la  valutazione  delle condizioni di legittimità morale per una legittima difesa con la forza militare (e questa è difesa legittima dal terrorismo, che è una guerra ingiusta anche se non convenzionale, ma forse ancora più atroce e pericolosa di essa), «spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune». E quindi, ovviamente, per quella che è la sana dottrina della distinzione tra spirituale e temporale, tra religione e politica, fatta propria dal Concilio Vaticano II, e questa competenza legittima, propria ed esclusiva della autorità politica, specie nei regimi democratici come il nostro. Lei come Vescovo, invitando a non votare per la guerra con linguaggio demagogico e semplificatore, falso e menzognero, si è assunto una responsabilità  morale  ed  ecclesiale grave nei confronti della Chiesa e anche nei confronti dello Stato, le cui istituzioni Lei ha il dovere di rispettare, dovere a cui non la sottrae certo la Sua qualità di ecclesiastico. Lei ha condannato contro la giustizia, contro la carità, contro il retto giudizio e contro la sana dottrina, quei parlamentari cattolici che hanno votato per la guerra, arrivando all’affermazione, falsa e intrisa di orgoglio morale, di presunzione intellettuale e di smodato autoritarismo, che questi parlamentari cattolici hanno votato contro coscienza. E Lei non ne aveva neanche il diritto formale, perché a Lei non appartiene la giurisdizione sui parlamentari cattolici, ma solo sui membri della Diocesi cui Lei è preposto, sempre che rimanga nei limiti del vero e del giusto. Tralascio qui la faziosità ignorante del Suo aver paragonato Silvio Berlusconi a Benito Mussolini, indicato come il male, di cui Lei, in quanto Vescovo della Chiesa cattolica in Italia, dovrebbe tra l’altro avere un maggior rispetto, cosa che a me come antifascista e laico, anche se cattolico, certo non compete, tutt’altro! Con dolore, ma con serenità di coscienza, io credo di avere non il diritto, ma il dovere, come laico nella Chiesa cattolica, anche per le responsabilità che ho avuto nel governo della Repubblica e per la posizione che ho tuttora nella vita politica del Paese, e per l’esempio di laicità cristiana che devo avere come politico cattolico nella società italiana, di oppormi a Lei e di indicare Lei come Vescovo   che,   abusando   gravemente del potere conferitogli dal sacramento dell’Ordine e dall’investitura della Santa Sede, insegnando il falso e violando i diritti della coscienza, ha turbato e offeso quei parlamentari cattolici e insieme tutti quegli altri parlamentari, anche non cattolici, che per la giustizia e contro il terrorismo, hanno  votato  a favore dell’intervento militare italiano   in   Afghanistan,  nella cornice della santa lotta contro il terrorismo, lotta che isolando e sradicando i focolai di insano e  violento  integralismo    estremista islamico, vogliono    anche evitare che questa   non   guerra sia, come è, soltanto guerra tra il terrore e la pace,  guerra  tra  il disordine  e l’ordine, guerra tra l’illegalità e la legge, ma diventi invece tragicamente, Dio ci risparmi questo!  guerra  tra  il  mondo musulmano e l’Occidente, tra l’Islam e il Cristianesimo. E temo di non sapere se, in questo dannato caso, io e Lei saremmo dalla stessa parte o invece Lei sarebbe evangelicamente neutrale! Prego Iddio perché La perdoni e La faccia ravvedere. Per quanto mi riguarda da fratello in Cristo, io La ho perdonata, anche se con grande difficoltà dell’intelligenza,   se   non   del cuore.

 

*Senatore della Repubblica Presidente Emerito


"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" - Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi

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