Ho ammirato Napolitano

di Gloria Capuano

POICHÉ la questione continua a tenere banco spiego, spero meglio, perché ho ammirato il Presidente in questa esasperante ed esasperata ennesima diatriba Partigiani versus Fascisti, reo La Russa per aver messo in evidenza anche l’eroismo dei votati all’annientamento, quindi di quelli di Salò.

L’ho ammirato per la Sua saggezza, e provato per Lui anche tenerezza nel cogliere sul Suo volto una velatura di mestizia. Del resto lo ha anche spiegato tra le righe il perché del Suo dispiacere accennando alla sgradevole realtà che ancora oggi gli animi a più di 60 anni di distanza non si siano placati e tanto meno aperti sulla questione ad una più umana comprensione.
Il motivo di questo rammarico tradotto in altre parole a me pare voler dire che per molti la Resistenza perderebbe la ragion d’essere, dunque valore in sé, se non la si abbina indissolubilmente, con estremo odio e animosità, al Fascismo.
Tuttavia riconosco che tale abbinamento ha un preciso motivo, anche se oramai datato, come chiarirò.

L’ho ammirato perché pur avendo reso omaggio alla Resistenza e indicata la Costituzione come faro illuminante cui attenersi, non ha mai -se non vado errata- o quasi mai menzionato in questo frangente l’antifascismo.
Quale la ragione? Me lo sono chiesto e mi è sembrata da cercarsi nella Sua lungimiranza.
In un mondo globalizzato, in un susseguirsi storico dove peraltro ancora non si scorge la cometa che indica la rotta per la Pace, un Paese non dovrebbe ancorarsi per non dire fossilizzarsi in un deprecabile e dolorosissimo evento, ma superarlo e piuttosto guardarsi intorno a 360° per poter poi pensare con il massimo della creatività al futuro dell’Uomo in un clima di fratellanza.
Non per nulla dalle labbra del Presidente non è apparsa una sola parola di biasimo o di rammarico nei confronti di La Russa, per aver detto questi -lo ricordo- parole d’umano riconoscimento al sacrificio di sé di chi si era sentito in dovere di osservare una leale coerenza o per motivi caratteriali o per non avere chiare le ragioni che motivavano e giustificavano un forse per loro troppo tardivo voltafaccia.
Ma se volessimo approfondire di più il linguaggio del Presidente non dovremmo forse approdare alla deduzione che all’epoca della stesura della Costituzione non si poteva certamente prescindere dal mettere un forte accento sull’antifascismo perché era il punto di forza che ci aveva resi credibili agli occhi degli Alleati (leggi USA in prima fila)?
L’aver disgiunto ogni idea di responsabilità popolare dalla dittatura fascista rendendolo così meritevole d’essere salvato e liberato - distinguo per l’appunto confermato dalla Resistenza - era giusto e necessario.
Ma ora? Ora ha ancora senso? C’è forse un rigurgito fascista? Può essere, ma non diverso dal rigurgito comunista. Forse potevano entrambi essere esorcizzati da più saggi equilibrati atteggiamenti, anche spegnendo l’eccesso di retorica a ferite ancora sanguinanti.

Ebbene, a torto o a ragione io ho letto tutto questo nel mesto prudente ma deciso ammonimento del Presidente ad attenersi alla Costituzione fino a spingermi a supporre che nel Suo retropensiero non sia già scritto che in una futura revisione della Costituzione il termine Antifascismo scomparirà per dare spazio forse a quello di Antiterrorismo e sopratutto a un Progetto di lotta incruenta, su scala mondiale, contro qualsiasi tipo di potere che disattenda i diritti umani (e di ogni forma di vita).
Se invece si sceglie di perpetuare all’infinito vecchie passionalità di parte, la Pace si allontanerà sempre di più dal pensiero dai sentimenti e dalle azioni dunque dalle specifiche elettive facoltà dell’Uomo.

Mentre nelle more d’inoltro email stavo almanaccando sull’eventuale accusa di semplicismo almeno di parte delle mie asserzioni (che però ritengo essenziali porte da aprire con cautela con scrupolosa attenzione e sulla base d’inconfutabili documentazioni da specialisti in Storia mondiale, ventennio fascista incluso) ho colto a volo Gianfranco Fini parlare ai giovani AN.
Un capolavoro di dialettica politica.
Ha riaffermato con forza che il Fascismo era il male assoluto perché contro i principi fondamentali democratici, contemplati dalla Costituzione, e che chi stava dalla parte giusta non è equiparabile a chi non lo era…( attimo di pausa… e fuggevolmente) tranne i casi di chi era in buona fede.
Dopo aver poi insistito su tutto il negativo antidemocratico fascista (volutamente esagerando, ma del resto lui non c’era), ad esempio conclusivo spiegava in tono laudativo che il Comunismo e Stalin per loro natura erano antifascisti, ma, per poi terminare con naturalezza, quasi con noncuranza, che tuttavia né il Comunismo né Stalin erano democratici.
Con mio stupore diversi rappresentativi esponenti di sinistra si sono detti compiaciuti della “resipiscenza”di Fini.
Evidentemente era loro sfuggito qualche cosa, proprio quello che per me era la sostanza del messaggio, cioè che l’Antifascismo non garantisce la Democrazia e tanto meno è ad essa assimilabile.
Fini insomma ha voltato pagina senza andare tanto per il sottile nella valutazione del Fascismo ( volutamente ma forse anche perché Lui non c’era) per poter poi dire quel che pensa di Stalin e del Comunismo. Egli guarda a una destra orgogliosamente garante della democrazia, ciò che la sinistra comunista non può fare perché contro sua natura.

Politica nostrana a parte - cospicua perdita di tempo- ne dobbiamo fare di strada per crescere e raggiungere tutti insieme nel mondo lo stesso livello, quello che mira esclusivamente alla Pace e non al predominio di alcuni su altri. Ma per raggiungere questa meta è necessario eliminare la necessità di difendersi. Eliminare cioè la diffidenza e la paura e tutto ciò che le motiva.
Facile a dirsi.

Gloria Capuano
14 settembre 2008



Domenica, 14 settembre 2008