Controcorrente
E ora?

di Gloria Capuano

(Il governo Prodi è caduto, ma come può dirsi caduto quel che non è stato mai del tutto in piedi?)


MI dolgo - l’ho già detto - d’essere una incompetente, ma - anche questo l’ho già detto - sono tuttavia una cittadina che intende egualmente partecipare alla crescita democratica del suo Paese pur da un punto d’informazione che presume essere medio nella migliore delle ipotesi o perfino medio-basso.

Berlusconi vuole elezioni subito, altrimenti - questo va dicendo - milioni d’Italiani scenderanno in piazza (parole poi smentite).
Diliberto risponde “se gli Italiani scenderanno in piazza, i nostri li inseguiranno con i forconi”.
Desolante.

Per cominciare non vorrei essere nei panni di chi prevarrà in questo agone pseudopolitico visto che non è agevole soddisfare ogni istanza e visto che la congiuntura internazionale si profila molto ma molto preoccupante.
Per continuare mi registro non so se più sorpresa o più in apprensione nel notare la fragilità della borsa e la dipendenza mondiale da Wall Street, la borsa americana.
Mi è ovviamente noto che gli USA fanno da traino all’economia e alla finanza mondiale ma non mi riesce di coniugare questo dato con l’altro sulla pesante situazione debitoria e minacciata recessione cui i salvataggi eccezionali disposti da Bush pare non pongano ancora sufficiente e allargato rimedio (non entro nei particolari e nei successivi giornalieri sviluppi).

E che dire sul match tra Obama e la Clinton? Pensiamo forse che non ci riguardi?
Nel caso di Obama potremo avere un presidente americano nero di pelle e di “cuore” o così tanto culturalmente …sbiancato da non differire in nulla come persona dai bianchi?
E nel caso di Hillary avremo una donna con un cervello da donna o una talmente integrata nel maschile da non offrire nulla di diverso dagli uomini?
In ogni caso il resto del mondo non dovrebbe in qualche modo interferire in questa disfida (ma anche in tante altre di altre parti di umanità) visto che tutti nessuno escluso saranno coinvolti dal tipo di scelte dell’uno o dell’altro futuro presidente USA?
Tuttavia che un nero e una bianca possano candidarsi alla presidenza del Paese più avanzato del mondo la dice lunga sulla sua superiorità democratica.

A me pare che la globalizzazione più evidente e anche più urgente sia quella del destino dell’umanità. Ecco perché è fondamentale permeare attraverso una particolare comunicazione ogni angolo della terra di una onesta ricerca metodologica d’evoluzione sociale con meta la Pace.
Per questo faccio fatica a distinguere la politica interna da quella estera anche sapendo che al cittadino cui manchi il fondamentale e dignitoso sostentamento della politica estera non importi un fico secco.

In questo clima dove un pezzo di mondo è ancora allo stadio delle guerre etniche tribali, una grossa fetta è in vertiginosa ascesa consumistica, una teocrazia vuole imporre ovunque con il terrore un puritanesimo misogino, un Occidente difende il suo spesso faticosamente raggiunto benessere o si dibatte contro una deriva d’incalzante impoverimento, qualsiasi nostro governo casareccio comunque decida non potrà essere credibile se prometterà troppo promuovendo ancora oramai impossibili alchimie partitiche.

C’è però un segno ancora più sorprendente che potrebbe essere inteso come positivo, quello che in una realtà fortemente marcata da ogni sorta di difficoltà coesista come una imponente marea montante una gran messe di problemi etici.
Che questi problemi abbiano uno spettro vastissimo è ancora più sorprendente se consideriamo che il problema forse numero uno è quello della sicurezza. Sicurezza dal terrorismo, sicurezza dalla criminalità comune. Cui è da aggiungere sicurezza dal bisogno.

Per le suddette riflessioni mi vedo scettica quando sento parlare della necessità di schieramenti coesi per poter governare. A me pare impraticabile la coesione se non parzialissima e magari anche fuggevole appunto per la vastità e la qualità dei problemi attuali e futuri della nostra società. Ecco perché mi convinco sempre di più che l’era dei partiti è conclusa salvo come strumento dialettico fuori dagli spazi governativi. Sono le agende dei dibattiti a dover diventare protagoniste nelle aule parlamentari e tutti i deputati indipendentemente dalla loro nascita politica dovrebbero votare esclusivamente secondo coscienza.
Che forse io abbia ragione lo dimostra la paralisi politica quanto alla sostanza e la troppo spesso starnazzante confusione quanto all’eccesso di verbosità. E gli Italiani non sono contro la politica, l’ho già detto, tutt’altro, essi sono nauseati di questa politica, dalla quale peraltro risulta quasi sempre impossibile conoscere la verità su i fatti e su i numeri.
Gli Italiani vorrebbero una politica semplificata decifrabile e onesta.
Nel quadro che prospetto l’agenda politica esprimerebbe le istanze raccolte dai movimenti, dalle varie forme di associazionismo, da internet , e da tutti gli input provenienti dalla totalità dei votanti in qualche modo espressi da designati portavoce. Insomma partecipazione reale, raccolta quanto mai difficile da realizzare. Ma la democrazia è faticosa ricerca del giusto metodo per enucleare ed esprimere differenti e anche opposte complessità.
Tutto questo detto da me è pura fantasia, ma elaborato da qualificati esperti di procedure democratiche potrebbe diventare innovazione politica tutta da studiare.

In ultimo, l’elemento fondamentale: la tipologia dell’uomo politico così come quella del cittadino e in particolare di chiunque abbia nelle mani un più o meno piccolo o grande potere.
Nulla è innovabile se l’essere umano si rivela incapace di cambiare pelle.

30 gennaio 2008



Mercoledì, 30 gennaio 2008