Controcorrente
Partiti, dinosauri della politica.

di Gloria Capuano

Tale (mia) denominazione vale per l’Occidente, al mondo non democratico non c’è che da augurare di viverla la fase…dei dinosauri a meno che nell’Occidente non si compia il miracolo di una diversa concezione della politica che contestualmente accorci i loro tempi evolutivi oltre ad essere per noi finalmente innovativa.

Qui s’impone una premessa: chi parla, io, è un’incompetente. Non ho compiuto studi di Scienze Politiche, né frequentate Frattocchie di sorta. Però sono stata dotata di una scheda elettorale, ciò che mi rende perplessa. Perplessa perché con essa mi si responsabilizza sul destino del mio e non soltanto del mio Paese.
Poi mi tranquillizzo visto che i nostri rappresentanti in Parlamento e al Senato anch’essi non sono tenuti a sostenere esami di sorta sia di politica sia d’idoneità psicofisica. E’ perlomeno bizzarro, poniamo, che a una visita geriatrica siano obbligati anziani aspiranti al rinnovo della patente e i politici no, come se la responsabilità della guida di un’auto fosse superiore a quella di un voto in Parlamento o al Senato che può decidere della vita e della morte di tanta gente o della loro felicità o infelicità.

Ho guardato tra l’inerzia e la noia certamente non a tutto il bla bla sull’antipolitica, perché estranea a un dibattito per me privo di senso. Privo di senso perché articolato sul presupposto che la gente abbia preso pericolose distanze dalla politica. Pericolose perché, a detta di tanti, destabilizzanti al punto di poter mettere a rischio la stessa democrazia.
Spiego che io sono invece tra coloro che affermano il contrario, infatti mi risulta di non aver mai visto tanto anche impetuoso interesse per la politica come adesso; solo che la gente aspira a un’altra politica ma non sa indicare quale. A me pare che anche a questo sia dovuto il relativo successo ( vedasi il voto ai sedicenni e quello degli immigrati) delle primarie per il novello dinosauro, il Partito democratico. La gente ha semplicemente espresso una generica nebulosa ma impellente speranza di un vero cambiamento.

Ma il cambiamento non può esserci in parte perché gli attuali politici appartengono ai partiti originari, ma soprattutto perché la politica oggi in buona parte non è più quella contemplata nei sacri testi.
Detto questo ho il dovere di chiarire la ragione dell’inidoneità dei politici assemblati nel P.D. a rinnovarsi, sia a livello dell’abitudinarietà politica vigente sia al livello superiore dove dovrebbe essere la politica che oggi s’impone.

E’ banale precisarlo, ma è soprattutto banale quel che si sta precisando; al livello quotidiano il dibattito politico verte non su i contenuti ma su come mantenersi in sella o sul come disarcionare chi ci sta, del resto è quanto mai noto e anche detto. Al livello superiore, viceversa, troviamo nel dibattito politico materie che con la politica non hanno nulla a che fare.
Chiunque può prendere carta e penna e stilare un lungo elenco di queste voci che riguardano problemi di ricerca avanzata, quesiti etici e di coscienza individuali, io me ne astengo non essendo questo un saggio né una monografia ma un semplice controcorrente.

Tuttavia dovrei almeno adombrare come secondo me dovrebbe funzionare la politica oggi, anche per essere fedele al mio assunto che a poco servono le critiche se non si è in grado di proporre alcunché, in altre parole dico che la fase delle critiche è quanto mai usurata e sterile, servono idee nuove.

Le idee io le avrei, ma il pudore pure. Mi blocca cioè la consapevolezza di quell’ incompetenza politica che mi accorgo di tenere in gran conto (anche se la sconfesso con il dato di fatto che in politica non ci sono esami da superare salvo il giudizio popolare cioè degli incompetenti per eccellenza).

Non posso uscirne se non presentando queste idee come pure fantasie che però ad orecchi attenti e capaci potrebbero maturare spunti concreti.

Siamo suppongo d’accordo che per la gran parte della gente la destra e la sinistra contrapposte non hanno più alcun senso. Non so invece fino a qual punto si sia in massima parte d’accordo che è ora di virare di brutto dalla contrapposizione pro e contro l’America perché non giova a nessuno.
Io sono di questo avviso prima di tutto per spirito di conservazione della Specie poi per una complessa questione culturale di civiltà e infine per il Progetto di Pace per il quale continuo a battermi.

Ora appunto solo lavorando di fantasia contemplo un Parlamento composto in parte (la minore) di tecnici, e in parte (la maggiore) da persone elette per conoscenza capillare diretta dagli elettori senza connotato di appartenenza di sorta. Una sola camera, la compagine governativa come di norma, snellita come già si dice. L’alternanza di questa compagine con il subentro di nuovi soggetti potrebbe essere automatica salvo un plebiscitario consenso. Ci sarebbe da precisare come si eleggono i componenti del governo, ma non penso che ci sia bisogno dei miei suggerimenti.
Questa ottica normalizzerebbe l’esigenza - che trapela continuamente dalle posizioni trasversali - di una politica più aderente alla coscienza individuale che non a quella stantia della fedeltà ideologica o della dipendenza partitica. In altre parole il protagonismo si trasferirebbe dai leaders e i loro partiti o dalle coabitazioni più o meno forzate, ai contenuti, o materie o argomenti o problemi o dilemmi o esigenze di categorie o emergenze o progetti di lunga prospettiva , che dir si voglia.
Come scremare la priorità all’ordine del giorno è da vedere, da studiare; anche qui non tocca a me riflettere sulla cosa sempre perché sarebbe un atto di pura fantasia (che però non cesso di coltivare con un occhio particolare alla multimedialità).

La realizzazione di questa ipotesi che considero finalmente democratica è dunque un discorso per specialisti, ma non solo di specialisti.
In aula gli onorevoli senza distinzioni di appartenenza sarebbero liberi finalmente di votare senza cappi di sorta. Quanto agli onorevoli in assai tarda età vedrei una situazione di particolare privilegio perché considero preziosa la loro esperienza; l’aula sarebbe tenuta ad ascoltarli con attento e profondo rispetto; li escluderei però dal voto per una questione di coerenza con i limiti cui sono tenuti, sia pure con molti distinguo, gli anziani di tutte le professioni. (Peraltro Vaticano docet ad ogni conclave).
Il tutto io lo vedo realizzabile e allora sì che potremmo parlare di qualche cosa di nuovo.


Gloria Capuano
22/10/2007



Martedì, 23 ottobre 2007