Sulla nomina di Bagnasco a presidente della CEI
Ruini & Bagnasco

di Le Comunità cristiane di base.

Segreteria Tecnica Nazionale Cdb
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Nella società e nella stessa Chiesa la linea pastorale seguita dal card. Ruini ha creato sconcerto e sofferenza nella parte, non certo minoritaria, più aperta ai valori basati sulla solidarietà, la laicità, la democraticità partecipata, l’autonomia delle coscienze responsabile e nutrita di relazioni, la fede fondata in primo luogo sul Vangelo, la centralità del Popolo di Dio voluta dal Concilio, l’accoglienza del cammino umano verso la liberazione da ogni forma di dominio, compreso il dominio del sacro, verso la giustizia e verso la pace.
Ci vorrebbe una discontinuità. La successione del card. Bagnasco impone un atteggiamento di fiduciosa attesa; “spes contra spem”.
Non possiamo tacere su alcuni segnali da noi e da tante altre realtà ecclesiali e sociali considerati negativi e preoccupanti che accompagnano la successione alla Presidenza della CEI del card. Bagnasco: nessuna apertura benché minima alla partecipazione del Popolo di Dio nella scelta; dichiarazioni di assoluta continuità del nuovo Presidente; la elezione di un generale dell’esercito seppure fuori ruolo con una totale disattenzione se non lo spregio verso tanta parte del mondo cattolico e dei movimenti pacifisti che da molti anni chiedono la eliminazione dei cappellani militari e del loro inserimento nell’ordinamento militare come segno di fedeltà della Chiesa a un principio etico fondamentale, quello della pace senza se e senza ma, che vale non meno del matrimonio.
Le comunità di base, che cercano di essere fedeli nella loro esperienza ecclesiale e sociale di frontiera allo spirito conciliare, dinanzi ai pessimismi di Ruini a cui ora sembra aderire anche Bagnasco, ripropongono il dissenso creativo espresso da papa Giovanni, Gaudet Mater Ecclesia, nella solenne apertura del Concilio ecumenico Vaticano II:
“Nell’esercizio quotidiano del Nostro ministero pastorale ci feriscono talora l’orecchio suggestioni di persone, pur ardenti di zelo, ma non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura. Nei tempi moderni esse non vedono che prevaricazione e rovina …. A noi sembra di dover dissentire da cotesti profeti di sventura, che annunziano eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine del mondo”.
Che questo dissenso di papa Giovanni dilaghi e trovi la forza di manifestarsi apertamente.

Le Comunità cristiane di base.
Napoli 7 marzo 2007



Sabato, 10 marzo 2007