Campagne: No penamorte
Tonnara americana

di Claudio Giusti

Il sistema d’appello americano è costruito come una tonnara e spinge inesorabilmente il condannato verso la camera della morte.


28 ottobre 2008
28 ottobre 1940
Per festeggiare la “Marcia su Roma” l’Italia aggredisce la Grecia

Sono un abolizionista e non mi importa che Troy Anthony Davis sia innocente o colpevole: del resto la cosa non sembra interessare nemmeno il sistema giudiziario americano.

La questione, se vogliamo chiamarla così, dell’innocenza o della colpevolezza è stata risolta una volta per tutte una ventina d’anni fa, quando una giuria ha dichiarato Davis responsabile di “malice murder” e lo ha successivamente spedito nel braccio della morte.

Fine della storia.

Le giurie americane non sbagliano mai e l’appello non è un diritto costituzionale: quindi il condannato prende la medicina e tanti saluti.

Ma c’è pur sempre la possibilità che la giuria, nella sua infinita saggezza, sia stata indotta in errore e quindi, a pochi eletti, è consentito portare il proprio caso davanti a una Corte d’Appello. (nota) Questa non ripeterà il dibattimento e si limiterà a una revisione del verbale del processo, mentre tocca al condannato dimostrare che ci sono stati degli errori (violazioni della costituzione), così gravi e numerosi, da imporne l’annullamento. Cosa che avviene piuttosto di rado.

Da questo punto di vista gli ospiti del braccio della morte sono fortunati. Per loro, e solo per loro (che culo, vero?), è previsto un appello diretto statale obbligatorio che, a seconda dello stato, ha uno o due livelli e arriva fino alla Corte Suprema statale e poi, almeno in teoria, alla Corte Suprema federale (Scotus). Se, alla fine di questo esame formale per non dire formalistico, la sentenza è ancora in piedi il condannato può iniziare l’habeas corpus statale. In questo appello si prendono in considerazione le circostanze e i fatti che non sono entrati al processo e, come quello diretto, fa tutti i gradini fino alla Scotus. Se la sentenza è confermata il condannato può iniziare l’habeas corpus federale, in cui però si valutano solo le istanze che sono state precedentemente presentate nelle corti statali. Quest’ultimo appello ha inizio in una district court e prosegue, in uno dei circuiti federali, passando alla Corte d’Appello federale (magari a una udienza “en banc”) e poi di nuovo fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Se la Scotus non annulla la sentenza, o nemmeno prende in considerazione il caso, non resta che appellarsi alla clemenza del Governatore.

In tutto questo la questione della non colpevolezza non viene mai posta, visto che l’imputato è ora un condannato e non gode, sempre che sia mai accaduto, della presunzione d’innocenza.

Questa messa cantata dura in media undici anni e non sono rari i casi trentennali. La lunghezza media dei procedimenti sarebbe ancora più alta se non ci fossero i “volontari” che rinunciano agli appelli e si consegnano al boia, costituendo il 10-12 per cento delle esecuzioni. Comunque, dal 1973, quasi la metà delle sentenze si è persa per strada, anche per la morte naturale del condannato.

I processi capitali richiedono tempi lunghi (due o tre anni quando va bene) e costi notevoli (parecchi milioni di dollari), ma anche l’appellate review non scherza.

In California ci vogliono cinque anni per trovare un avvocato per l’appello statale, ma in Texas velocizzano il procedimento con la contemporaneità degli appelli statali (diretto e habeas corpus) e utilizzando lo stesso avvocato che ha perso il processo, mentre l’estrema complessità dell’appello esige un avvocato estremamente esperto e preparato. Grazie a questa spregiudicatezza giudiziaria il Texas si avvia ad essere la fonte dell’80% delle esecuzioni americane.

In tutte le giurisdizioni non abolizioniste gli appelli capitali, per quanto pochi, paralizzano, con la loro complessità, le corti supreme e ingolfano tutto il sistema giudiziario e la Corte Suprema federale (con le altre corti d’appello e supreme) ha messo in atto una serie di impedimenti procedurali tesi a ridurre le occasioni d’appello dei condannati a morte.

La giurisprudenza americana è così divenuta incomprensibilmente incasinata e contraddittoria perché, se da una parte si vogliono tagliare le possibilità di revisione, dall’altra si cerca di evitare di mandare al patibolo un possibile innocente (o un non colpevole di un reato capitale).

A peggiorare ancor più le cose ci ha pensato il Presidente Clinton che, in combutta con il Senato e con la scusa del terrorismo, ha introdotto la Antiterrorism and Effective Death Penalty Act (AEDPA) che ha ulteriormente ridotto le possibilità d’appello federale.

Abuse of the writ, actual innocence, AEDPA, cause and prejudice, finality, harmless errors, new rule, newly discovered evidence, non retroactivity, plain error doctrine, procedural default, Teague v. Lane; la nomenclatura giuridica si è arricchita di termini dietro i quali si celano migliaia di casi giudiziari, decine di migliaia di sentenze, centinaia di migliaia di giornate di lavoro, milioni di pagine di carta e tanto dolore.

Un immenso, incasinato, costosissimo, inutile, ginepraio giudiziario che non ha ottenuto altro risultato se non quello di ammazzare a sangue freddo 1.127 disgraziati.

Ora Troy Davis, il cui caso ha percorso tutti i sentieri giudiziari possibili, ha l’inaspettata ed estrema possibilità di dimostrare non che è innocente, perché la cosa è irrilevante, ma che nel processo c’è stato un errore talmente grave da consentire ad una corte d’appello federale di metterci il naso. Deve dimostrare che, al processo, i suoi avvocati, per quanto diligenti, non hanno avuto la possibilità di trovare la nuova prova e che questa nuova prova (o testimonianza) è così importante da mettere in dubbio il risultato finale del processo. Una missione impossibile.

- he must show that his lawyers could not have previously found the new evidence supporting his innocence no matter how diligently they looked for it. And he must show that the new testimony, viewed in light of all the evidence, is enough to prove “by clear and convincing evidence that…no reasonable fact finder would have found [him] guilty.” -

Se fossi un attivista del Movimento Abolizionista italiano comincerei a pensare a come ottenere la clemenza per Troy (la Georgia è uno dei tre stati in cui la grazia non è decisa dal governatore ma dal Board) e mi metterei a scrivere all’opinione pubblica della Georgia: ai suoi giornali, alle sue istituzioni, chiese, università, ecc. Una gran quantità di cartoline illustrate dall’Italia: tante belle cartoline del nostro paese.

Claudio Giusti
Via Don Minzoni 40, 47100 Forlì, Italia
Tel. 39/0543/401562 39/340/4872522
e-mail giusticlaudio@aliceposta.it

Claudio Giusti ha avuto il privilegio e l’onore di partecipare al primo congresso della sezione italiana di Amnesty International e in seguito è stato uno dei fondatori della World Coalition Against The Death Penalty. Fa parte del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla Legalità e i Diritti.


NOTA

Nel 2004, su 45 milioni e duecentomila procedimenti giudiziari civili, penali, juveniles, family courts, ecc. ma senza le traffic courts, i casi in appello erano 273 mila. Ogni anno le 18.000 agenzie di polizia arrestano 15 milioni di persone, ma i processi con giuria sono 155.000, di cui un terzo civili.


Piccolo glossario.

Quello completo lo trovate qui

http://www.osservatoriosullalegalita.org/special/usjus2/005us1-A.htm

Abuse of the Writ

Il condannato si presenta per la seconda volta, con una nuova istanza, per un habeas corpus federale e non ha una ragione più che valida che spieghi perché l’istanza non è stata presentata al primo ricorso. Nel caso questa giustificazione non sia ritenuta sufficiente l’istanza è “procedural defaulted” e, anche se di vitale importanza, non può essere più discussa.

Actual innocence doctrine
Per la Scotus, in un caso capitale, il pericolo di miscarriage of justice fa superare la “cause”, cioè la necessità per l’accusato di dimostrare che “qualche fattore obbiettivo esterno alla difesa ha impedito agli sforzi dell’avvocato di conformarsi alle regole procedurali previste”

AEDPA: Antiterrorism and Effective Death Penalty Act.

Legge del 1996 fatta dal Senato in combutta con il presidente Clinton. Con la scusa del terrorismo ha drasticamente ridotto le possibilità d’appello habeas corpus federale per i condannati a morte.

Cause and prejudice

Per poter essere sollevata in un habeas corpus federale qualsiasi istanza deve essere stata precedentemente sollevata in un appello statale. Se questo non è accaduto l’imputato deve dimostrare “cause and prejudice”: deve cioè fornire una buona ragione (cause) che spieghi perché non lo è stata prima, ovvero “quale fattore obbiettivo esterno alla difesa ha impedito agli sforzi dell’avvocato di conformarsi alle regole procedurali previste”, e dimostrare che ciò gli crea un danno (prejudice). Altrimenti l’istanza è “procedural defaulted” e non può più essere sollevata.
(Under the cause and prejudice test [there] must be something external to the petitioner, something that cannot fairly be attributed to him: "... some objective factor external to the defense [that] impede counsel’s efforts to comply with State’s procedural rule." Murray v. Carrier, 1986)

Final

Una sentenza di morte confermata dalla Scotus al temine dell’appello diretto diventa “finale”. Le new rules non le possono essere applicate retroattivamente e hanno inizio i collateral attacts.

Finality.

Dottrina secondo la quale un procedimento giudiziario non può durare all’infinito. Per un condannato a morte significa che i suoi appelli devono terminare, come del resto la sua vita.

Harmless errors

Errori procedurali, a volte molto gravi, commessi durante il processo ma che, a detta di una corte superiore, non erano in grado di modificarne il risultato finale.

Herrera vs Collins

Sentenza Scotus 1993. L’essere innocenti non esclude che si possa essere uccisi lo stesso

New rule

Dottrina giuridica che rifiuta l’applicazione retroattiva di una norma, legge, interpretazione o sentenza, favorevole a un condannato, che sia stata decisa dopo il suo caso è diventato “final”.

Newly discovered evidence
Una nuova prova può essere causa di un annullamento solo se non è stata scoperta, nonostante la diligente ricerca da parte della Difesa, prima del processo, inoltre non è una semplice aggiunta alle altre evidenze già portate in giudizio, ma una prova schiacciante.

Non retroactivity.

Secondo il Senato degli Stati Uniti la legge americana applica le pene previste al tempo in cui fu commesso il crimine: ne consegue che gli USA hanno opposto riserva all’articolo 15 primo paragrafo dell’ICCPR: quello che prevede la retroattività della norma più favorevole.


Plain error doctrine
L’errore è così grave e grossolano che la Corte Superiore prende in considerazione l’istanza anche se non era stata precedentemente sollevata in una corte di giustizia e quindi è procedural defaulted.

Procedural default

Per poter essere sollevata in uno stadio processuale successivo (appello) qualsiasi istanza lo deve essere stata in precedenza. Se questo non è accaduto l’imputato deve dimostrare “cause and prejudice”: deve cioè fornire una buona ragione (cause) che spieghi perché l’istanza non è stata sollevata prima, ovvero “qualche fattore obbiettivo esterno alla difesa che ha impedito agli sforzi dell’avvocato di conformarsi alle regole procedurali previste”, e dimostrare che ciò gli crea un danno “prejudice”. Altrimenti l’istanza diviene procedural defaulted e non può più essere sollevata.

Teague vs Lane

Sentenza della Corte Suprema (1989) considerata arbitraria e perversa. Ha bloccato la retroattività della norma più favorevole. Del resto il Senato, nel ratificare l’ICCPR, ha messo una riserva all’Articolo 15 paragrafo 1 per impedire la retroattività favorevole all’imputato. I suoi effetti sono stati mitigati nel 2008 da Danforth v. Minnesota.



Mercoledì, 29 ottobre 2008