No alla pena di morte
Moratoria sulla pena di morte: lettera al Cardinal Tarcisio Bertone

di Alessandro Tesini

Alessandro Tesini è Coordinatore della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle Province autonome


Ottobre 7th, 2007
Eminenza rev.ma,
l’Italia, con l’appoggio dei 27 Paesi dell’Unione Europea, è impegnata all’ ONU nella difficile battaglia civile per la moratoria universale della pena di morte, come primo passo per la sua abolizione totale. A questo grande fronte aderisce idealmente anche la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle Province Autonome. La speranza che nutriamo è che si possa giungere, nel mondo, a una sospensione dell’applicazione della pena di morte da parte di tutti gli Stati.
Il significato di questa iniziativa non è soltanto simbolico, ma segnala un importante mutamento della diplomazia internazionale: l’ottica di fondo in cui, infatti, viene inquadrata la pena capitale è quella dei diritti umani e come tale riguarda l’intera comunità civile internazionale.
Il problema è anche della Chiesa cattolica per il suo ruolo universale e per la vasta influenza del suo Magistero nella formazione delle coscienze. E alla Chiesa cattolica la Conferenza dei Presidenti si rivolge ponendo la questione della revisione del Catechismo in merito all’argomento.
Il nuovo Catechismo della Chiesa cattolica e altri documenti del più recente Magistero, infatti, considerano lecita la pena di morte in casi di estrema gravità.
Non solo tra i credenti c’era la speranza di una chiara condanna di questa pratica. Così però non è stato.
E’ vero che è stata ristretta la portata del principio della sua liceità, affermata in un inciso e limitata a pochissimi casi. Sul piano teorico è comunque ammessa, e questo è il punto.
Riteniamo che, dopo la profonda evoluzione del Magistero ecclesiale in questi anni, resti da compiere questo passo: escludere in assoluto, anche in linea di principio, la pena di morte, mostrando il coraggio di rompere con la cultura e la tradizione del passato e ponendo il Catechismo radicalmente su questa linea profetica.
Negli ultimi decenni c’è stata una crescita delle coscienze circa il valore fondamentale della vita dell’uomo, che ha portato a ripensare alle ragioni poste a sostegno della legittimità della pena capitale: la protezione della società, la dissuasione dal compiere gravi delitti e l’espiazione per il male compiuto.
La sensibilità etica prevalente e la coscienza cristiana rifiutano ormai tali ragioni. La società ha sì il dovere di proteggere i suoi membri contro i criminali, ma utilizzando solo mezzi che, oltre a essere efficaci, siano anche umani. Inoltre, la pena di morte non ha la forza di dissuasione che generalmente le si attribuisce. Infine, infliggendo la pena capitale a chi ha ucciso non si fa giustizia e non si ristabilisce l’ordine violato.
Le maggiori obiezioni alla pena di morte salgono proprio dalla coscienza cristiana. Il Dio cristiano è il Dio della vita e non della morte. Per il Cristianesimo l’uomo è “immagine” di Dio e, in quanto tale, ha diritti inalienabili fra cui quello della vita. Dentro e fuori la Chiesa si sta ampliando e consolidando nell’opinione pubblica una coscienza collettiva che avversa la pena capitale.
In questo orizzonte è indispensabile negare il principio che l’autorità pubblica abbia il potere di decidere della vita e della morte dei cittadini.
La Chiesa, che si propone nel ruolo di madre e maestra in umanità, non può rimanere immobile su questo specifico punto, che per i più è in contrasto con l’essenza del messaggio evangelico. Senza un sostanziale cambio di rotta appaiono poco convincenti le tante richieste di sospendere le esecuzioni capitali o i tanti appelli alla abolizione della pena di morte dall’ordinamento giuridico degli Stati che ancora la prevedono.
Nelle parole di Papa Giovanni Paolo II, pronunciate nel corso della sua instancabile opera apostolica in ogni parte del mondo, abbiamo ravvisato segni di speranza che la Chiesa possa rivedere le sue posizioni in materia di pena di morte.
Certi di interpretare un sentire diffuso nelle istituzioni pubbliche e in larghi strati delle comunità da noi rappresentate, chiediamo, con la dovuta deferenza, che la Chiesa rifiuti il principio della liceità della pena di morte, eliminandone ogni esplicito riferimento da tutti i suoi documenti magisteriali.
Confidiamo che questa nostra richiesta trovi ascolto presso il Santo Padre e un’eco positiva nel Magistero ecclesiale autentico.
Nel ringraziare Sua Eminenza per l’attenzione che vorrà riservare alla presente, colgo l’occasione per significarLe i sensi della mia più alta stima.
Con ossequi vivissimi.

Il Coordinatore della Conferenza dei Presidenti
delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle Province autonome
Alessandro Tesini

A Sua Eminenza
il Cardinal Tarcisio Bertone,
Segretario di Stato di Sua Santità
CITTÀ DEL VATICANO


Questa lettera ci è stata inviata dalla nostra amica Augusta De Piero che l’ha prelevata dal sito di Alessandro Tesini: http://alessandrotesini.it/. Su tale sito ha scritto il commento che di seguito riportiamo:



Ho tratto la lettera che precede dal sito del Presidente del Consiglio Regionale del Friuli-Venezia Giulia (alessandrotesini.it) e ho immediatamente risposto nel sito stesso
Augusta De Piero - Udine augusta.depiero@tin.it


Caro Sandro
Ti ringrazio molto per questa lettera al card. Bertone con un richiamo corretto alla necessità della cancellazione dal catechismo della chiesa cattolica dell’articolo 2267 che ammette, pur con dichiarati limiti, la liceità della pena capitale.
Ci mancherebbe che i limiti non ci fossero, ma non sono quelli l’argomento che mi sembra ti coinvolga e che coinvolge molti di noi che vorrebbero l’espressione di un semplice “no”.
Credo che aver toccato questo problema, presentando un’iniziativa della coscienza laica nei confronti del magistero cattolico, sia uno spazio nuovo da offrire allo svolgersi del rapporto chiesa stato che occupa tanti spazi della storia italiana, fin dalla nascita dello stato di cui siamo cittadini.
Non possiamo dimenticare inoltre che in anni più oscuri l’elaborazione di questo concetto è stata promossa da coscienze laiche, anche se appartenenti a credenti cattolici e più ampiamente cristiani.
L’abolizione dell’articolo 2267 gioverebbe anche all’avvicinamento della chiesa cattolica ad altre chieste cristiane che questo passo hanno già compiuto
La federazione delle chiese evangeliche in Italia (FGEI) ha rinnovato il suo “no” proprio il 10 ottobre, giornata mondiale contro la pena di morte, affiancandosi così - senza se, senza ma e senza superflui distinguo - alle forze consapevoli (a prescindere dall’appartenenza religiosa o dall’inesistenza di tale appartenenza) che operano nella società civile.
Non credo che la strada che hai intrapreso, rappresentando anche la conferenza dei presidenti delle assemblee legislative e delle province autonome, sarà facile e vuota da ostacoli ma val al pena provare.
Rinnovandoti il mio ringraziamento
Augusta De Piero



Giovedì, 11 ottobre 2007