Armamenti
Cluster bombs: dopo i ritardi, la beffa
di Ida Rotano
Il ministero della Difesa ha finalmente quantificato la dotazione delle nostre forze armate: 5 mila bombe a grappolo fra razzi dellesercito e bombe a disposizione di aeronautica e marina. Ma nella relazione, accanto alla stima del costo di 10 milioni di euro in tre anni per dismetterle, si indica anche unaltra cifra: 160 milioni di euro che "servirebbero" per sostituirle con nuove armi
26 novembre 2007
Esattamente dieci anni fa, il 29 ottobre del 1997, entrava in vigore in
Italia la legge 374/97 che metteva al bando delle mine antipersona. Lattuale progetto di Legge (C.1824), primo firmatario
il vicepresidente della Camera Carlo Leoni, di Sinistra democratica, chiede linclusione nella legge 374/97 delle bombe a
grappolo: nonostante sia stato presentato lo scorso anno alla Camera dei Deputati è però bloccato alla Commissione Bilancio
per la quantificazione degli oneri finanziari connessi alla legge in itinere. Dal 5 luglio 2007, infatti, la Commissione
Bilancio è in attesa di ottenere i dati necessari alla concessione del suo parere. Per ultimare lacquisizione da parte del
Ministero delle Difesa in ordine allidentificazione e al numero degli armamenti interessati dalla distruzione, in data 24
luglio 2007 è stato chiesto un ulteriore rinvio di discussione in Commissione Bilancio. La richiesta suona paradossale perché trasformerebbe una vittoria delle organizzazioni pacifiste in un pretesto per spendere nuovi soldi in armamenti. Finanziamenti cospicui per sostituire armi già bandite dai trattati internazionali, come il trattato di Oslo che entrerà in vigore nel 2008, sottoscritto dallItalia a febbraio. Il primo problema è stato di definire in modo preciso che cosa siano le cluster bomb. Il 31 luglio 2007
il sottosegretario Giovanni Lorenzo Forcieri propone la seguente dizione: "si definiscono submunizioni delle munizioni
a grappolo, le submunizioni congegnate per esplodere immediatamente prima o dopo limpatto con lobiettivo". In Italia a produrre le cluster bomb era la Simmel di Colleferro, azienda tornata dattualità per lo scoppio dello scorso 8 ottobre, quando un lavoratore è morto e altri sono rimasti feriti. "In quel caso la Simmel si precipitò a precisare che non produce più cluster bomb - ricorda Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna italiana contro le mine antiuomo. Una excusatio non petita, accusatio manifesta, perché quel giorno le cluster bomb erano lultimo dei problemi davanti alla morte di un lavoratore. La Simmel sostiene di non produrle da anni, ma nel suo catalogo alla fiera di Abu Dhabi le cluster bomb cerano ancora - dice ancora Schiavello - In più Finmeccanica ha partecipazioni in aziende americane che le producono, tanto che una banca belga gli ha rifiutato un fido, applicando la legge di quel Paese che vieta finanziamenti a società che in qualche modo producono mine e cluster bomb". Una battaglia di civiltà si è quindi impastoiata nei ritardi (in molti sospettano interessati) da parte del ministero della Difesa nel quantificare le cluster in nostro possesso e le spese per smantellarle. Il perdurante
silenzio della dicastero guidato da Arturo Parisi spinge le ong pacifiste a denunciare il ritardo. "Limpressione -
spiega Schiavello - è che vogliano aspettare la conferenza di Vienna del 4-7 dicembre prossimi nella speranza che la linea
internazionale sia meno restrittiva della legge italiana". Una linea che non convince molti esponenti della stessa maggioranza. Per Carlo
Leoni, promotore della proposta di legge "la richiesta del ministero della Difesa è irricevibile. Noi stiamo chiedendo
di mettere al bando le cluster bomb, la loro sostituzione non è allordine del giorno. Dico di più, se non ci fosse la
copertura finanziaria, nel frattempo si potrebbe decidere di andare avanti con la moratoria semplicemente stoccando le
bombe in un magazzino per poi eliminarle in seguito". Fonte:http://www.aprileonl Martedì, 27 novembre 2007 |