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www.ildialogo.org Il volontariato muto,di Mario Mariotti

Una riflessione sui 50 anni dell'AIFO
Il volontariato muto

di Mario Mariotti

Tutti quanti lo sappiamo bene che l’accumulo, che il capitale contraddice la condivisione: che il capitalismo è un meccanismo che dà ancora di più a chi ha gia tutto, e che toglie, a chi ha poco, anche quel poco che ha; che l'accumulo di denaro diventa potere, diventa idolo, e che questo idolo finisce col corrompere e col comprare tutto, compresa la verità.

Tutti quanti lo sappiamo bene che il mercato nega strutturalmente la fraternità, perché, per essere libero, presume la parità di condizioni fra coloro che operano lo scambio, e questa parità non esiste, per cui il prezzo lo fa sempre il più forte, e il più debole lo deve accettare, e subire, alla faccia della fraternità e dei bisogni del più debole.

Tutti quanti lo sappiamo bene che la competizione fra disuguali è una bestemmia; che la natura ci fa disuguali; che nella competizione c'è uno che vince e uno che perde; che coloro che perdono e si trovano fuori mercato si vedono negati dei diritti umani fondamentali, come quelli al lavoro, alla salute, all'istruzione, alla dignità.

Tutti quanti le sappiamo bene queste cose, dato che siamo nati da radici cristiane e sentiamo ronzarci nelle orecchie quel Vangelo che ci fa conoscere il progetto di Dio per noi, quel “Discorso della montagna” che ci dice che i “poveri per scelta” coloro che vivono del necessario e condividono il resto, sono il futuro secondo Dio, sono la radice della nostra stessa salvezza. Ma anche se le sappiamo, si vede che non vogliamo farle nostre, e tantomeno comportarci in coerenza con esse.

Ed allora, ecco il frutto, ecco uno dei frutti di quello che sappiamo, ma facciamo finta di non sapere; ecco il volontariato muto, l'impegno a materializzare solidarietà e condivisione coi poveri accompagnato dal silenzio, dalla non-profezia sulla precedente trinità maligna, che strutturalmente genera i poveri, umilia i non-competitivi, provoca quella ingiustizia che, come diceva Camara, è la prima delle violenze, e la radice di tutto il negativo che vediamo nella realtà di oggi. Una prova di questo limite, di questa omissione di profezia la si può trovare anche in AIFO, nella nostra Associazione, che quest'anno celebra il 50° della propria fondazione. Ecco il segnale funesto: l'alto patronato del Presidente della Repubblica e quello della Presidenza del Consiglio per il nostro Convegno internazionale "Esperienze di speranza" di ottobre, a Bellaria.

Il primo patronato, che io mi sarei ben guardato dal chiedere (Napolitano sta zitto sulla guerra e sulle enormi spese per gli armamenti) poteva essere un rospo che, con un po’ di resistenza, si poteva anche ingollare. Ma il Patrocinio del Presidente del Consiglio, non solo per me, ma anche oggettivamente, é una vera bestemmia, che io spero essere solo colposa, sfuggita di mano a qualcuno che vive nella più perfetta e serafica alienazione! Mezzo secolo di impegno a favore degli ultimi, le fatiche, i rischi, le opere preziose messe in atto dai volontari sul campo e da quelli sul territorio, per educare alla solidarietà ed alla condivisione le nostre contrade; il cambiamento della propria vita per costruire una cultura che permetta a tutto il genere umano di vivere col necessario e la gioia; e tutto questo vorrebbe il patrocinio, la benedizione del “corruttore”, dell'"utilizzatore finale" di quelle che ci precederanno nel Regno dei cieli, della “macrobestemmia semovente“ della condivisione, di colui che ha quasi azzerato il contributo dell'Italia alla Cooperazione internazionale, di colui che, con i propri canali televisivi, ha incancherato col “beati gli indefinitamente ricchi” la maggioranza delle persone del nostro Paese, rendendo l'etica pubblica e privata un oggetto misterioso non si sa bene se commestibile o potabile?

Eh no, cari miei, di questi patrocinio non posso dire cosa me ne farei, per non cadere in pornoturpiloquio, ma io, che da oltre 40 anni do il mio contributo all'Associazione, questa schifezza non la voglio proprio! Ed in questi 40 anni, in AIFO, ho sempre cercato di mettere a fuoco il nostro ed il peccato del volontariato in genere, il silenzio, la non-denuncia, il non dare il nome alla radice del male, il volontariato muto di profezia, e continuo ad impegnarmi per convertire il prossimo a quella lucidità politica, a quell'amore politico, che include strutturalmente il passaggio dal capitalismo ad un'economia di comunione, che é il solo futuro per l'umanità, se essa vorrà avere un futuro. La nostra Associazione é laica, ma io so bene che la sua base é prevalentemente cattolica. Ed é a questa base che io voglio fare una domanda: ci stiamo rendendo conto che colui del quale abbiamo chiesto il patrocinio e la causa per la quale, a livello planetario, ci considerano un branco di bambocci alienati, privi di etica, che si lasciano governare da uno che ha litigato sia con Aristotele per la logica, e con Pitagora per i numeri, perché cambia parole e numeri a seconda delle necessita personali; e che questo discredito, purtroppo, coinvolge anche il Cristianesimo, dato che i frutti delle nostre millenarie redici cristiane sono il popolo dei sostenitori del precedente personaggio, nel silenzio assordante di una gerarchia che continua a sussurrare invece che indignarsi e prendere le distanze?

Come non capire che testimonianza e profezia devono stare insieme, altrimenti l'una vanifica l'altra? In questo casino-globalizzato che é la situazione del mondo di oggi sta nascendo, fortunatamente e finalmente, una “esperienza di speranza”; é il popolo degli “indignati” che sembra stia mettendo a fuoco il progetto dei progetti: basta capitalismo, niente guerre, tasse ai ricchi.

Non vi sembra, cari comp-fratelli di AIFO, che i più indignati degli indignati dovremmo essere noi, che da 50 anni stiamo aiutando gli ultimi, e vediamo che le differenze fra loro e i "primi" sono diventate blasfeme? Io spero che la nostra Associazione si riconosca nel progetto degli indignati, che impari ad indignarsi, che entri in quel volontariato profetico che, mentre aiuta i poveri, combatte per cambiare la macchina che li genera.

Le risorse per superare la crisi ci sono: bisogna solo andare a prenderle dove sono; nelle tasche dei ricchi e non dei poveri. Inoltre occorre uno stop assoluto e definitivo alle guerre, ed alle spese blasfeme destinate agli armamenti, (27miliardi di euro per la Difesa solo in Italia; 3,5 miliardi spesi fino ad oggi per le nostre "missioni di pace"). Poi e fondamentale l'impegno per la redistribuzione della ricchezza, dato che, oggi, il 10% delle famiglie detiene il 50% della ricchezza nazionale.

Infine deve esserci la condanna del capitalismo, che sul piano soggettivo si determina nella cultura del "beati i ricchi", virus del quale siamo affetti tutti quanti; e deve esserci l'impegno per una economia di comunione, per una società planetaria che garantisca a tutti il necessario e la gioia. Solo cosi gli ultimi si estingueranno come tali, e noi e loro potremo godere dei frutti dell'Amore incarnato.

Mario Mariotti `



Sabato 17 Dicembre,2011 Ore: 14:45
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
teresa Benedini Brescia 14/1/2012 09.47
Titolo:Grazie!
Veramente stimolante e..urticante questa riflessione. Grazie, amico Mariotti. La compromissione, purtroppo, è troppo presente in tutti gli organismi di volontariato. Sarà che il bisogno sta nel sentirsi impegnati e non a servizio di chi patisce ingiustizie?

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