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www.ildialogo.org I messaggi di  fratellanza di Papa Francesco e le crociate razziste di casa nostra,di Mimmia Fresu

I messaggi di  fratellanza di Papa Francesco e le crociate razziste di casa nostra

di Mimmia Fresu

Non serve a niente tenere i conventi chiusi. -Dovrebbero servire alla carne di Cristo e i rifugiati sono la carne di Cristo-. E' il pensiero espresso, due giorni fa, da Papa Francesco durante la sua visita al Centro Astalli (il servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia). Parole che contrastano con la montante marea di razzismo che va penetrando fin negli anfratti della società civile. Ne sa qualcosa il ministro per l'Integrazione Cécile Kienge, fatta oggetto di insulti fin dal primo giorno dell'insediamento del governo. Lo sanno ancora più da vicino le masse anonime di cittadini stranieri, quotidianamente esposti a ogni forma di discriminazione, allo scherno, allo sfruttamento, ai diritti negati. Non passa giorno in cui, esponenti politici di prima grandezza, rilasciano i loro messaggi di intolleranza razziale che poi, solerti organi di stampa rilanciano e amplificano, facendo dell'aberrazione culturale una forma di libero pensiero, e facendo dimenticare che l'istigazione all'odio razziale, nel nostro Paese, è punito dalla legge. Ha un bel daffare Papa Francesco se la sua voce grida nel deserto: -Servire significa lavorare a fianco dei più bisognosi, stabilire con loro prima di tutto relazioni umane, di vicinanza, legami di solidarietà-. Non sembrano ascoltarle quelle parole i familiari dei bambini italiani che hanno trasferito i loro figli dalla scuola perché in quella classe erano presenti altri bambini, nati in Italia, ma da genitori stranieri. Parole che suonano incomprensibili a quel sindaco di una località balneare che, questa estate, ha fatto recintare l'unica ombra dell'arenile dove, abitualmente, trovavano ristoro gli ambulanti di colore, perché, presumiamo, deturpavano la “cartolina” turistica della spiaggia.

Politici e amministratori che pure conoscono i conflitti cruenti sparsi nel mondo e, in particolare, sulla sponda opposta del Mediterraneo, che sanno della fuga di milioni di esseri umani da quei luoghi di morte e distruzione, dalla fame, ma che pongono vincoli all'ingresso di quell'umanità nei loro territori regionali e comunali. Dovrà urlare ancora più forte Papa Francesco perché la -Solidarietà, per molti è diventata quasi una parolaccia-. - Mi chino su chi è in difficoltà oppure ho paura di sporcarmi le mani? Sono chiuso in me stesso, nelle mie cose, o mi accorgo di chi ha bisogno di aiuto? Servo solo me stesso o so servire gli altri come Cristo che è venuto per servire?- sono le domande che, il Capo della Chiesa, rivolge a tutti. In tanti, tuttavia, confidano nell'assoluzione dei peccati.

Mimmia Fresu




Giovedì 12 Settembre,2013 Ore: 18:49
 
 
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