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www.ildialogo.org Quando l'invalidità colpisce la burocrazia,di Mimmia Fresu

Dalla parte dei deboli
Quando l'invalidità colpisce la burocrazia

di Mimmia Fresu

Nel contesto immaginario dell'anno 1872, Julis Verne, nel suo più famoso romanzo, impiegò 80 giorni per fare il giro del mondo. Nel luglio del 1969, tre astronauti raggiunsero il suolo lunare in quattro giorni. Cagliari, anno 2010, dalla sede della commissione medica della ASLdella città a una pratica di riconoscimento d'invalidità civile, occorrono sei mesi per arrivare alla sede Inps dello stesso capoluogo. La vittima di questo disumano arnese burocratico è una ragazza che dalla nascita, affetta da una grave malattia che la costringe ad una esistenza in carrozzella, assistita in tutte le sue funzioni vitali. Per questa menomazione ha sempre ricevuto l'indennità di accompagnamento e al compimento del diciottesimo anno le viene riconosciuto l'assegno d'invalidità. Per ottenerlo, però, l'hanno dovuta sottoporre ad altri esami e altre valutazione, mentre per la stessa invalidità, lo Stato, ha continuato ad erogarle l'accompagnamento. Troppo semplice, evidentemente, prendere atto del dato anagrafico che la eleva alla maggiore età, ma lascia inalterata la sua menomazione, e assegnarle un diritto già riconosciuto in altra forma e da altro istituto. Non paghi della contradditorietà e macchinosità del sistema, in quegli uffici pubblici, non hanno voluto rinunciare ad una loro impronta disorganizzativa e all'assenza di ogni traccia di misericordia come aggravante: sei mesi per trasmettere la pratica. Chi opera in questo settore dovrebbe possedere, insieme all'idoneità professionale anche il requisito di sensibilità e consapevolezza del ruolo, giacchè rivolto ad un utenza che ha fatto del dolore e del disagio di vivere il proprio codice a barre. Negli uffici pubblici, almeno da queste parti, il requisito della sensibilità umana sembra rientrare nella voce costi amministrativi e occorre risparmiarla come la carta per fotocopie. Nessuna traccia di umanità nè di buon senso, infatti, anche nell'episodio accaduto in un altra asl dell'hinterland cagliaritano e sempre a danno di una persona invalida. La signora S.N. cui la asl le aveva riconosciuto il 100% d'invalidità, si è rivolta all'ufficio preposto per richiedere l'assegnazione di un parcheggio in prossimità della sua abitazione. Un diritto previsto per legge, dal momento che in ragione della sua riconosciuta infermità sarebbe impossibilitata, in caso di necessità, a raggiungere a piedi qualunque mezzo di trasporto. Ma per la funzionaria di turno, investita, nella circostanza del suo pomeriggio lavorativo, di becera discrezionalità, quell'esito d'invalidità, redatto precedentemente da altri suoi colleghi, non possedeva alcun significato. S.N. dovrà dimostrare, attraverso la produzione di una infinità di certificazioni, ciò che una commissione medica aveva già stabilito, cioè: invalida.

Mimmia Fresu



Lunedì 24 Maggio,2010 Ore: 15:01
 
 
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