- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (234) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Ricordo di Paolo De Benedetti,di Gianfranco Monaca

Ricordo di Paolo De Benedetti

di Gianfranco Monaca

2 dicembre 2017
Attorno al 1980 Paolo De Benedetti mi aveva proposto di illustrare – a titolo amicizia – alcuni racconti destinati alla pubblicazione di una rivistina per i bambini delle comunità ebraiche in Italia intitolata “Per noi”. Onorato della proposta, ho assicurato la mia collaborazione, che si è realizzata per diversi numeri. Nel settembre del 1982 il mondo seppe del massacro in cui furono tucidate oltre tremila persone inermi nel campo profughi di Sabra e Chatyla (Libano) dalle milizie cristiano-falangiste con la collaborazione dell'esercito israeliano comandato da Ariel Sharon, e mi parve moralmente doveroso esprimare alla direzione di “Per noi” la mia indignazione per il coinvolgimento dell'esercito israeliano in questo crimine, assicurando comunque la prosecuzione della mia collaborazione con la rivista destinata ai bambini delle scuole ebraiche in Italia. Ricevetti una risposta piuttosto polemica e mi preparavo a controbattere. Paolo, condividendo il mio disagio (e lo condivideva anche Amos Luzzatto che al tempo abitava e lavorava ad Asti come primario di chirurgia dell'ospedale civile) mi propose di “considerare come non partite” la mia lettera e la risposta dell'editore. Però non ricevetti più i testi dei racconti da illustrare. Fu questa l'occasione in cui capii concretamente l'inseganento di Paolo De Benedetti, che ci aveva sempre spiegato l'importanza di distinguere tra ebraismo, ebracitità, sionismo e politica della stato di Israele. Un'altra lezione di vita me la impartì quando mi disse che ad Asti la portineria del cimitero israelitico di Via Lamarmora era stata affidata a un musulmano. Un maestro così, che non si limita a parlare di dialogo, ma lo testimonia con la vita, merita tutta la nostra più sincera riconoscenza, e non può fare di più.
Perchè c'è differenza tra insegnare una lingua straniera (o la storia) e insegnare la civiltà. Lui diceva che le due cose sono vicinisime ma lontanissime, come le due facce di uno stesso foglio di carta.
Gianfranco Monaca



Domenica 03 Dicembre,2017 Ore: 15:49
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Testimoni del nostro tempo

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info