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www.ildialogo.org DON CATALDO NARO (1951 - 2006) : UN VESCOVO ANOMALO,di Augusto Cavadi

DON CATALDO NARO (1951 - 2006) : UN VESCOVO ANOMALO

di Augusto Cavadi

Riprendiamo questo articolo, su segnalazione dell'autore che ringraziamo, dal suo blog Augustocavadi.com
“Adista – Segni nuovi”
8.10.2016
MONS. NARO. VESCOVO PER CASO ?
Quando, nel 2002, don Cataldo Naro (poco più che cinquantenne) venne nominato arcivescovo di Monreale, nella mente di alcuni di noi si concretizzò spontaneamente una considerazione: “Forse l’assenza di metodi democratici nella Chiesa cattolica presenta qualche vantaggio!”. Infatti, se si fosse seguito l’iter dell’elezione dal basso, in uso nei primi secoli, lo storico del cristianesimo nel Meridione italiano sarebbe stato l’ultimo prete a essere candidabile nell’arcidiocesi a più alta densità (e intensità !) mafiosa: la maggioranza statistica  del clero di Corleone o di Partinico avrebbe  - del tutto in linea con il comportamento medio dei laici in occasione di tornate elettorali -  ritenuto opportuno optare per personaggi più ‘equilibrati’, più ‘comprensivi’ nei confronti del malcostume dilagante e, in particolar modo, della mentalità mafiosa.
 Don Naro, invece, pur se di carattere riservato e con un tratto relazionale eccezionalmente mite, aveva concentrato le energie intellettuali nell’analisi dei mali della società, e in particolare della Chiesa, nel Meridione, senza risparmiarsi neanche sul piano dell’operatività organizzativa: già nel 1983 fu tra i fondatori del Centro Studi “Cammarata di San Cataldo, poi membro del consiglio d'amministrazione di «Avvenire» e del comitato scientifico delle Settimane Sociali.
 Da presbitero organizzò convegni e seminari sui “martiri di giustizia” (quali il giudice Rosario Livatino e don Pino Puglisi) e pubblicò vari libri e saggi sull’intricata storia dei rapporti fra esponenti del mondo cattolico e boss mafiosi. Nei quattro anni dell'episcopato fondò a Monreale il Centro Studi “Intreccialagli”,  fu presidente della Commissione episcopale nazionale per la cultura e le comunicazioni sociali e vicepresidente del Comitato preparatorio del IV Convegno ecclesiale di Verona. Con lungimiranza non si chiuse dentro i recinti ecclesiali e nel 2005 avviò un progetto pastorale nel territorio della sua diocesi su "Santità e legalità", per un impegno cristiano di resistenza alla mafia, in collaborazione con il consorzio "Sviluppo e legalità" (che raggruppa alcuni comuni dell'Alto Belice Corleonese) e con l’Osservatorio per lo sviluppo e la legalità “Giuseppe La Franca”.
  Dal punto di vista teologico e spirituale non era certo considerato un “progressista” né, ancor meno, un “rivoluzionario”: per molti versi affine a don Francesco Michele Stabile, uno dei suoi maestri, ha evitato con cura atteggiamenti che potessero, sia pur per equivoco, essere qualificati spavaldi. Ricordo con gratitudine la disponibilità con cui, nel 1992, mi concesse di antologizzare alcuni suoi articoli nei due volumi, curati per le Dehoniane di Bologna, Il vangelo e la lupara. Né meno gradito mi fu l’omaggio autografato di una sua Lettera pastorale qualche tempo dopo una nostra polemica sulle pagine locali di “Repubblica” a proposito dei finanziamenti  regionali alla Facoltà teologica di Sicilia di cui era preside: come a dire, tra noi possiamo anche dissentire ma i veri nemici sono altri.
  E di nemici in senso vero, almeno a lui, non ne mancarono. L’arcivescovo precedente, il famigerato mons. Cassisa (amico di politici mafiosi e lui stesso oggetto di varie indagini giudiziarie), si decise a lasciare a don Naro l’ appartamento presso il Duomo solo dopo l’energico intervento del Vaticano e una manifestazione violenta contro l’automobile dello stesso Naro fu inscenata in un Comune dell’arcidiocesi per protesta contro il trasferimento di un parroco (che Cassisa aveva ritenuto per lungo tempo inamovibile). Queste tensioni straordinarie, in aggiunta ai carichi ordinari di un vescovo che non ha scelto di vivacchiare in attesa di ulteriori scatti di carriera, hanno contribuito al decesso improvviso e prematuro di don Cataldo Naro?  Molti lo abbiamo sospettato. Forse, tra i martiri cristiani, ci sono anche quelli che hanno incontrato i propri carnefici non tra i pagani o tra i mafiosi, ma all’interno stesso dei confini ecclesiali.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com



Sabato 01 Ottobre,2016 Ore: 16:16
 
 
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