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www.ildialogo.org Vittorio Arrigoni: un giusto che ci richiama all’umanità,di Mauro Matteucci, Don Massimo Biancalani, Giancarlo Niccolai

Vittorio Arrigoni: un giusto che ci richiama all’umanità

di Mauro Matteucci, Don Massimo Biancalani, Giancarlo Niccolai

Quei corpicini smembrati, amputati e quelle vite potate ancora prima di fiorire saranno un incubo per tutto il resto della mia vita, e se ho ancora la forza di raccontare della loro fine è perché voglio rendere giustizia a chi non ha più voce, forse a chi non ha mai avuto orecchie per ascoltare.

Restiamo umani

La generosa testimonianza di Vittorio Arrigoni risuona altissima, mentre viviamo uno dei momenti più tragici della nostra storia, nel quale i valori dell’umanità sembrano cancellati, mentre, indifferenti, siamo come assuefatti alle immagini quotidiane della terza guerra mondiale a pezzi che si abbatte con la sua violenza omicida su popolazioni inermi. I suoi drammatici resoconti sulla sanguinosa offensiva israeliana Piombo Fuso contro la striscia di Gaza dal dicembre 2008 al gennaio 2009 – poi ripetutasi nell’estate del 2014 – sono di una sconvolgente attualità. La sua morte immatura, il 16 aprile 2011, per mano di un gruppo di fondamentalisti palestinesi porta il segno di una scelta di vita a fianco dei dimenticati e dei senza voce, di uno spirito critico scomodo a tutte le intolleranze, fino alle estreme conseguenze, in un’assunzione di responsabilità che interroga ciascuno di noi.

Vittorio, Vik utopia - come veniva affettuosamente e giustamente soprannominato – spese la sua vita al servizio dell’altro, applicando nel concreto l’I CARE (mi sta a cuore, mi interessa) di don Milani. Il suo impegno infaticabile come attivista dei diritti umani lo portò, prima in paesi dell’Europa dell’est, in seguito nell’America Latina e in Africa, fino a dedicare gli ultimi dieci anni della sua vita quasi esclusivamente alla difesa dei diritti negati e violati dei palestinesi, in particolare delle popolazioni della striscia di Gaza.

Testimone scomodo, ma determinato ad andare avanti, a rischiare e a pagare sulla propria pelle, Vittorio non abdicò mai alla riaffermazione di un diritto giudicato da lui fondamentale: la libertà di schierarsi con gli ultimi, con i dimenticati. La sua volontà ostinata e generosa nel condividere e nel comunicare al mondo le sofferenze inaudite della popolazione civile nella vita quotidiana e durante i bombardamenti – mentre nei media dominavano la mistificazione e l’ambiguità - ne fanno un giusto tra le nazioni con pieno diritto. La sua libertà non è una scelta individualista, ma l’aspirazione alla libertà e alla giustizia di chi non ha voce: i reietti, gli ultimi, i miserabili, (“i migliori compagni di viaggio, i più umani”). Sentendosi chiamato alla responsabilità, come affermò più volte, credette fermamente che la loro causa fosse un valore per cui diventava ineludibile impegnare la vita e per questo combattere tenacemente fino all’ultimo, rinunciando a ogni privilegio.

Quanto le sue scelte di vita, sempre coerenti e rispettose dell’uomo, furono lontane dall’odio per il diverso e dalla violenza che oggi sembrano prevalere! Nessuna espressione potrebbe ricordarlo meglio di quella usata per lui proprio da un ebreo, Moni Ovadia, che lo ha definito "un essere umano che conosceva il significato di questa parola".

Mauro Matteucci –Centro di documentazione e di progetto “don Lorenzo Milani” di Pistoia

Don Massimo Biancalani – Comunità parrocchiali di Vicofaro e di Ramini-Bonelle

Giancarlo Niccolai – Centro Studi “G.Donati” di Pistoia



Giovedì 16 Aprile,2015 Ore: 11:55
 
 
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