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www.ildialogo.org Liana Millu testimone di memoria e educatrice ebrea,di Mauro Matteucci

Liana Millu testimone di memoria e educatrice ebrea

di Mauro Matteucci

Tra pochi giorni ricorre il decennale della morte di Liana Millu – scomparsa a Genova il 6 febbraio di dieci anni fa – nobilissima figura di testimone della Shoah, sulla quale ha scritto senz’altro uno dei libri più toccanti: Il fumo di Birkenau. Ricordare Liana Millu numero A 5384 di Auschwitz-Birkenau, significa impegnarsi perché nelle nostre esistenze personali e nella nostra vita collettiva vi sia spazio per un vero ascolto della sua voce di Giusta. Crediamo che a pieno diritto l’abbiamo inserita nel Giardino dei Giusti di Pistoia; la scrittrice ebbe un rapporto particolare con la nostra città – che visitò in occasione dell’allestimento della mostra Auschwitz. La memoria educante - con alcuni insegnanti e con gli studenti dell’ Istituto d’arte “Petrocchi”, ai quali seppe dare per anni fortissimi stimoli educativi, intrattenendo un intenso rapporto epistolare attraverso numerose lettere raccolte in un volume, che uscirà nelle prossime settimane.
Sapeva leggere con straordinaria acutezza le tendenze del complesso tempo attuale, inviando messaggi di grande contenuto etico, come quello di una bellissima lettera agli studenti del Petrocchi: Una volta vi ho detto che «il disprezzo, l’indifferenza, la violenza sono i vostri nemici, le forze malvage che possono rovinarvi la vita». Lo ripeto. Ma queste sono le forze negative. Entusiasmo e tenacia sono invece le forze benefiche e io mi auguro che vi accompagnino man mano che andate avanti.
Voleva che la sua testimonianza fosse affidata ai giovani, ripeteva con amarezza che non bisognava perdere tempo con gli adulti: «Avrebbero potuto sapere, ma non hanno voluto». Peraltro ribadiva spesso la sua visione pessimista della Storia, ma anche del presente: la sua, si può definire una forma di resistenza morale. Invece ai giovani, Liana sapeva parlare in modo lucidissimo e concreto dell’inferno concentrazionario del lager, dove ogni umanità sembrava cancellata. Sapeva soprattutto comunicare che Auschwitz non è un luogo remoto dell’orrore: Auschwitz è in loro, in noi, in ciascuno di noi, quando la prevaricazione contro il debole non suscita più repulsione, ma si fa abitudine, quasi prassi quotidiana, silenzioso supporto all’idea che la vittima  è  responsabile della violenza che subisce e che l’abuso perpetrato nei confronti della dignità umana è connaturato al nostro tempo.
C’era in lei una costante tensione civile, che la spinse, fino agli ultimi anni di vita, ad andare nelle scuole per incontrare i giovani, intessendo con loro un dialogo franco, instancabile e sempre incentrato su valori alti, come la solidarietà, il rispetto, la cura per l’altro. La sua parola era sempre carica di una compassione profonda, tutelata da un senso supremo della misura. Perciò non è retorico chiedere proprio oggi, di fronte alle giovani generazioni, a nome degli adulti, perdono per non aver fatto abbastanza perché voci come la sua incidessero di più sul nostro vivere civile. Consegniamo la sua memoria insieme alle sue parole, soprattutto perché i giovani, di contro all’insensibilità educativa e alla deriva etica della società attuale, sappiano farne patrimonio incancellabile.
Mauro Matteucci – Centro di documentazione e di progetto “don Lorenzo Milani” di Pistoia

 



Sabato 31 Gennaio,2015 Ore: 20:53
 
 
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