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www.ildialogo.org GIULIO BATTISTELLA: UNA VITA SPESA PER I POVERI,di CARLO CASTELLINI

GIULIO BATTISTELLA: UNA VITA SPESA PER I POVERI

di CARLO CASTELLINI

A modo suo è stato uno scomodo testimone del Vangelo, perchè in America Latina, aveva sposato la causa dei poveri, come scelta preferenziale. Don GIULIO BATTISTELLA, è morto a 83 anni, nella notte tra domenica e lunedì 10-11 novembre 2013.
Mi ero recato presso le celle mortuarie, dell'ospedale della Cittadella della Carità, situate in basso e poco distanti dai vari reparti dell'hospital. Ma gli operatori mi avevano gentilmente avvertito che la salma del prete veronese non era ancora stata ricomposta.
E' stata una bella figura di uomo e di cristiano di sacerdote missionario della Fidei Donum. La notizia della sua scomparsa è stata diffusa dall'ARENA di Verona, martedì 12 novembre, con un articolo di commento a firma di DANILO CASTELLARIN. Era stato ricoverato presso la Casa del Clero di NEGRAR, un settore del grande e qualificato istituto ospedaliero gestito dai Religiosi, i padri di DON GIOVANNI CALABRIA.
Un luogo di riconosciuta e indiscussa eccellenza per qualità dei servizi, pulizia igienico-sanitaria, per competenza medica e chirurgica. Qualifiche che, abbinate ad uno stile modesto e solidale, attira pazienti da ogni parte d'Italia e gli ha fatto guadagnare il titolo di Cittadella della Carità.
Don Giulio era stato ricoverato nell'agosto 2012, quando una brutta caduta nella casa di San Luca, parrocchia dove viveva, gli aveva procurato un aggravamento della sua condizione fisica.
“Don Giulio, scrive Danilo Castellarin, era conosciuto da molti veronesi; fu l'interprete di un'intera generazione anni Settanta; Quella cresciuta con gli ideali di Martin Luther King, di Gandhi, di Charles de Foucault, che incoraggiavano a cambiare il mondo ed a fare scelte di vita importanti. Lui scelse SAN JOSE', a QUILMES, in ARGENTINA, dove il parroco, vecchio e malato, non e la faceva più a seguire le cinquemila persone che vivevano nelle baracche. Ne aveva comperata una per ventimila lire, tirata su con cartone catramato ed ea andatoa viverci dentro. In mezzo al fango e ai rivoli di fogne a cielo aperto, come abbiamo visto più volte nella baraccopoli di Korogocho in Kenya. Visse la guerriglia dei Montoneros, vide cinque presidenti destituiti, consolo' i torturati, pregò nella chiesetta di Cristo Obrero (Cristo Lavoratore).
Tornato a Verona, dopo sette anni nel 1997, papa WOJTYLA lo inviò a CUBA, perpreparare un incontro con FIDEL CASTRO. La foto del quotidiano veronese lo ritrae in atteggiamento sorridente e confidenziale in un colloquio con il papa polacco. I diplomatici del Vaticano avevano intuito che l'uomo giusto per aprire la strada per un incontro con CASTRO era il veronese don Giulio, amico degli ultimi, autore di saggi e ricerche ed esponente autorevole del Centro Ecclesiale Italiano per l'America Latina e responsabile del Servizio Informazione di quel continente.
Ma il giorno prima dell'arrivo del Santo Padre, don Giulio fu coinvolto in un grave incidene stradale sulle dissestate strade cubane. Ne uscì piuttosto malconcio, rimediando fratture, lesioni interne ed asportazioni. Non riusci' a salutare Giovanni Paolo II a Cuba ma ormai il suo compito eea stato compiuto. Lo scorso anno, pochi mesi prima del ricovero, aveva dato alle stampe il suo lbro ricordo “DA CUBA E AERGENTINA, IL SOGNO DEI CIELI”, EMI EDITRICE, BOLOGNA, (che ADELE mi ha fatto prontamente recapitare dall'editrice bolognese), parrtita da una Fiat 600.
“Era il 1956 – racconta ancora DANILO CASTELLARIN – e lavorava da sette anni all'amministrazione provinciale di Verona, come geometra. Con i sudati risparmi stava per regalarsi l'utilitaria simbolo del boom economico”. Poi ci aveva ripensato e leggendo il Vangelo di Marco si era soffermato sul capitolo 10 che recitava:”Una cosa ti manca, va, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri”. Era questa la conferma che aspettava alla sua ricerca. Allora lui vendette tutto ed entrò in seminario.
Non riusciva a darsi pace alla vista di tante ingiustizie. Divenne col tempo uno dei promotori del movimento di “BEATI I COSTRUTTORI DI PACE”, e delle grandi assemblee convocate nell'ARENA di Verona.
Era solito ripetere spesso:”Perchè ci ostiniamo a organizzare una società come una corsa di biciclette dove vince solo chi arriva per primo? La proposta cristiana non è di arrivare primi ma di arrivare tutti, fare cordata, con il più forte che aiuta il più debole. Perchè nessuno è felice da solo.
Bisogna essere felici insieme”.
Questo hanno detto e scritto di lui. Ma torneremo presto sul suo libro dei ricordi, perchè continee storie autentiche e riflessioni per nulla banali. (Carlo Castellini).


Lunedì 30 Dicembre,2013 Ore: 16:28
 
 
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