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www.ildialogo.org Ricordando Enrico Berlinguer,di Giorgio Langella

Ricordando Enrico Berlinguer

di Giorgio Langella

07 giugno 2013

COMPAGNI … LAVORATE TUTTI … CASA PER CASA, AZIENDA PER AZIENDA, STRADA PER STRADA, DIALOGANDO CON I CITTADINI … CON LA FIDUCIA … CHE … PER QUANTO … ABBIAMO FATTO … PER LE PROPOSTE CHE PRESENTIAMO, PER QUELLO CHE SIAMO STATI E SIAMO, È POSSIBILE CONQUISTARE NUOVI E PIÙ VASTI CONSENSI ALLE NOSTRE LISTE, ALLA NOSTRA CAUSA CHE È LA CAUSA DELLA PACE, DELLA LIBERTÀ, DEL LAVORO, DEL PROGRESSO DELLA NOSTRA NAZIONE.

Sono le ultime parole di Enrico Berlinguer. Era la sera del 7 giugno 1984 e il segretario del PCI stava tenendo un comizio a Padova durante la campagna per le elezioni europee. Berlinguer fu colto da malore e, con estrema fatica, riuscì a lanciare quest’ultimo appello. Io ero là, in quella piazza. Ricordo lo sgomento di chi, come me, stava ascoltando le frasi rotte dal male che stava annientando una persona eccezionale. Sentimmo quelle parole che dimostravano (lo dimostrano ancora oggi) la volontà di non arrendersi e di continuare la lotta. Nonostante tutto. Berlinguer non si arrese, non poteva farlo. Era un comunista.

Dopo qualche giorno di agonia, l’11 giugno Berlinguer morì.

Berlinguer fu sostituito da Alessandro Natta, persona integerrima. Un grande intellettuale. Poi seguirono altri, personaggi mediocri, che distrussero quello che Berlinguer e prima di lui. Gramsci, Togliatti e Longo, costruirono.

C’è una profonda differenza tra la passione e l’onestà che guidavano Politici come Enrico Berlinguer e l’affarismo (e la furbizia) dei politicanti che affollano, oggi, le istituzioni italiane a qualsiasi livello. Non è nostalgia di un passato forse irripetibile e non sono, neppure, ricordi offuscati dagli anni. No! È solo una semplice constatazione.

È bene ricordare che Berlinguer combatté strenuamente la degenerazione morale del paese denunciando come, l’occupazione delle istituzioni da parte dei partiti dell’allora governo ridotti ormai a comitati di affari, fosse il principale pericolo per la democrazia dell’Italia.

Per questo fu osteggiato dagli “emergenti”, dai “nuovi”, dai “rampanti” di allora. Erano Craxi e altri esponenti del PSI, la nomenclatura democristiana più conservatrice … ma anche esponenti “riformisti” del PCI come l’attuale (rieletto) presidente della repubblica Giorgio Napolitano che si schierò dalla parte di Craxi e contro le posizioni e le denunce (ampiamente suffragate dai fatti di questi ultimi trent’anni) di Enrico Berlinguer. È bene ricordare cosa successe allora e chi furono i protagonisti di quella grande battaglia democratica che va sotto il nome di “questione morale” perché, forse, si possono capire, oggi, da dove derivano le aspirazioni di Napolitano a volere “riforme” costituzionali che stravolgano l’assetto istituzionale del nostro paese. Una modifica istituzionale congruente (ed è una cosa inquietante) con quanto progettato dalla P2 di Licio Gelli nel “Piano di rinascita democratica”.

Ricordare Berlinguer oggi, con la politica ridotta a misero "affare" e “convenienza”, significa avere ancora la volontà di continuare la sua lotta e la speranza che la società attuale, corrotta e in pieno degrado, possa essere cambiata dalle radici. E che non c’è alcuna ragione per non farlo.




Sabato 08 Giugno,2013 Ore: 21:56
 
 
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