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www.ildialogo.org Ernesto Balducci, il Vangelo nella storia,di Luca Kocci

Ernesto Balducci, il Vangelo nella storia

di Luca Kocci

Adista Segni Nuovi n. 17 del 05/05/2012


Un viaggio e un itinerario attraverso la predicazione e le omelie di padre Ernesto Balducci, alla ricerca del mistero dell’incarnazione, ovvero del luogo in cui Parola e Storia si intrecciano e si saldano, per attualizzare il messaggio di liberazione del Vangelo. È quello che compie il teologo palermitano Rosario Giuè nel suo ultimo libro, appena pubblicato dalle edizioni Paoline, dedicato alle omelie dello scolopio morto venti anni fa (Ernesto Balducci. La parola di Dio nella storia, pp. 202, euro 16,50).

«Non da oggi sostengo che il vero padre Balducci stia nelle sue omelie – scrive Raniero La Valle nella prefazione al volume –; perché se caduche possono apparire talune delle sue interpretazioni storiche e proiezioni nel futuro, di valore decisivo e permanente appare la sua predicazione. E ciò per una ragione molto seria: che mentre nei suoi libri c’è solo Ernesto Balducci, nelle sue omelie c’è Ernesto Balducci con la sua cultura, la sua pietà, la sua teologia, ma nello stesso tempo c’è l’eccedenza dello Spirito che si faceva presente e attuale nella Parola di Dio che presiedendo all’eucaristia egli commentava».

Il volume di Giuè – che prende in esame le omelie di Balducci dagli anni ’70 fino al 19 aprile 1992, domenica di Pasqua, l’ultima che poté pronunciare prima della sua morte, il 25 aprile, in seguito ad un incidente stradale (tutte pubblicate in dieci volumi editi da Borla e da Edizioni cultura della pace) – racconta come nascevano le omelie di Balducci e ne analizza le caratteristiche essenziali, i temi principali – da «l’uomo planetario» alla pace – e l’ecclesiologia soggiacente. Tenendo sempre presente i parametri fondamentali della sua omiletica: il dialogo fecondo fra Parola e Storia. «Ciò che più di tutto caratterizza le sue omelie – scrive Giué – è il fatto che Balducci provava a legare la Parola alla storia, cercando di usare un linguaggio omiletico liberato da ogni residuo devozionale e spiritualistico, pur senza indulgere all’appiattimento della profezia sulle dimensioni della politica. L’intento di Balducci era, dunque, quello di tentare di coniugare una vita pienamente immersa nei problemi del tempo e la fede nella Parola che non passa», tenendo  ben lontana «la tentazione di voler fare delle omelie delle occasioni di catechesi, di moralismo, di apologetica cattolica o di proselitismo confessionale», ma anche di «biblicismo». Dunque la tensione a legare indissolubilmente Parola e storia, cosicché «dimensione storica e dimensione escatologica» siano «l’una l’esegesi dell’altra», l’una «chiave interpretativa dell’altra». Una “lezione” valida ancora oggi, anzi forse più che mai oggi: «Anche la Chiesa italiana – scrive Giué – dalla memoria di Ernesto Balducci può trarre motivi di ispirazione per liberare il Vangelo e se stessa da inopportune incrostazioni per camminare più speditamente, nel servizio della Parola, nella storia degli uomini e delle donne in vista dell’adempimento del tempo di Dio».

Di tutt’altro segno l’instant book di Chiarelettere (Siate ragionevoli. Chiedete l’impossibile, pp. 176, euro 7) che – dopo essersi già cimentata con don Milani e don Mazzolari – pubblica una serie di articoli scritti da Balducci su giornali o riviste dalla metà degli anni ’80 fino alla sua morte, su temi come la difesa dell’ambiente, un nuovo modello di sviluppo che non insegua unicamente il profitto, la pace e la guerra, la tolleranza, la libertà, la conoscenza, la politica, il rapporto fra scienza e fede, la Chiesa. La testimonianza di un cristianesimo autentico che non accetta di ridursi a pura logica di potere o di chiudersi unicamente in una dimensione ultraterrena: «Non voglio che si diffonda il cristianesimo che io conosco – scrive Balducci –. Voglio che si diffonda il Vangelo che io medito, che è un’altra cosa».

Articolo tratto da
ADISTA
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Mercoledì 02 Maggio,2012 Ore: 16:45
 
 
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