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www.ildialogo.org David Maria Turoldo: cantore della pace.,di Pierpaolo Loi

David Maria Turoldo: cantore della pace.

(6 febbraio 2012, 20° anniversario della morte)


di Pierpaolo Loi

Ringraziamo Pierpaolo Loi per averci segnalato questo suo articolo pubblicato su http://newschorus.wordpress.com/

Il primo canto di padre David Maria Turoldo fu un canto per l’Uomo durante la “resistenza”: l’umanità abbruttita dalla barbarie nazifascista aveva bisogno di uscire dall’orrore. “L’Uomo” è il periodico clandestino che Turoldo fonda insieme al confratello Camillo De Piaz (dell’ordine dei Servi di Maria) nel circolo della “Corsia dei servi”, locale adiacente al Duomo di Milano.

Turoldo, friulano, figlio di contadini, è un uomo ingombrante – scriverà di lui Ettore Masina – per la sua mole e soprattutto per la sua poesia-discorso: parola che opera ciò che dice e procura dolore e fastidio. Perciò deve essere allontanato dall’autorità ecclesiastica e viaggia per il mondo. La stessa cosa è successa ad Arturo Paoli, piccolo fratello del Vangelo, e a don Milani, esiliato a Barbiana. Un vescovo illuminato e amico gli offre ospitalità: a Sotto il Monte, paese natale di Papa Giovanni, c’è una vecchia abbazia, Sant’Egidio in località Fontanella. La lettura quotidiana della Bibbia, in particolare la recita dei salmi, si trasforma in canto di dolore e di speranza per l’uomo.

A differenza di Ernesto Balducci – brillante professore e saggista col quale attraverserà il periodo della primavera conciliare della chiesa – Turoldo è un oratore dall’impatto immediato, dal discorso semplice, ma che va diritto al cuore. E’ uno degli “ultimi preti” che, dentro la chiesa, saprà dire pane al pane e vino al vino, come per l’assassinio del vescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero: “E’ stata stroncata una messa, e nessuno è andata a terminarla. Pure in mezzo a tanti viaggi! E non occorreva neppure fare discorsi: bastava appunto andare. Dire solo: un fratello nell’episcopato è stato ucciso mentre celebrava, perciò noi andiamo a terminare la messa. Bastava solo questo. Forse il mondo avrebbe cambiato faccia. O almeno certo i poveri non si sarebbero sentiti così soli. Perché poi non si trattava neppure di un assassinio sacrilego, infatti non era ucciso un vescovo perché vescovo[…], ma è stato ucciso un vescovo perché si è fatto popolo”. Santa Teresa diceva che i poveri non hanno voce: Romero era diventato la voce dei poveri” 1.

Poeta-testimone del dolore di Dio per un’umanità incapace di rinunciare alla guerra (1^ guerra del Golfo): “E non sorga più neppure il sole,/ che nessuno veda la nuova Vergogna:/ Tutti sconfitti, ancor prima di uccidere,/ questa è un’altra parasceve sul mondo.// Lasciate che i cadaveri/ marciscano per le strade:/ non avremo più Pasque!/ E anche tu, Dio, sei/ ancora più sconfitto di noi”2.

Poeta-vate della speranza degli ultimi, nonostante le nefandezze della storia, profeta dell’utopia: un mondo riconciliato, senza più armi, eserciti e guerre! E canta: “Operai, lasciate le fabbriche d’armi!/ tutti insieme in un solo giorno,/ queste fucine di morte…/E scendete nelle piazze, tutti gli operai,/ a un ordine da voi convenuto./ E andate sotto le “Case bianche”,/ di tutte le capitali/ e urlate tutti insieme, operai d’ogni specie,/ questa sola parola: non vogliamo/ più armi, non facciamo più armi!”3.

A vent’anni dalla sua morte, il Parlamento della cristiana cattolica Italia approva ancora una volta, quasi all’unanimità, le missioni militari e l’acquisto di nuovi cacciabombardieri (armi di distruzione di massa). Chissà quale grido tuonerebbe dal suo petto per mettere in guardia l’Occidente dalla pazzia del dominio conquistato con le armi.

Che follia la guerra! Così la definì il papa più amato, Giovanni XXIII, nell’enciclica Pacem in terris: pace nelle terre degli umani e delle creature, nella diversità delle culture e delle religioni.

E allora Turoldo invita tutti, credenti delle diverse confessioni cristiane e delle diverse religioni e credenti nell’umanità, sebbene atei professi, a lottare insieme per la pace, ad abolire la guerra: la guerra - più volte lo ha ripetuto – è il sonno della ragione che genera mostri

Padre David aveva calpestato le polveri dei corpi bruciati nei campi di sterminio di Auscwitz, Dachau e Flossenburg alla ricerca dei superstiti e ne aveva accompagnato al Paese più di duecento…: “Tornavano dai lager/ come torrenti in piena/ verso la terra del sole./ Tutti i volti erano in pianto/ e il cuore impazziva/ nella “paura” di sentirci liberi. Un nembo solo di cenere/ avvolgeva morti e vivi/ in cammino sulle strade d’Europa4.

Come può dimenticare il poeta l’acre odore di morte, le impronte sul terreno che ha succhiato lacrime e sangue di milioni d’innocenti?

Il suo canto, talvolta si fa disperazione (Non credo terra che fiorirai ancora/ a lungo: troppe sono le lacrime/ dei poveri, lacrime divenute/ veleno di questi giardini,/ e del pane e dell’acqua che beviamo”) e al contempo profuma di speranza in un futuro dove l’utopia comincerà a realizzarsi (Poveri siete soli ma siete/ moltitudini: almeno/ l’amore fra voi segni/ l’inizio di un altro Evo)5.

Davide Maria Turoldo, poeta monaco, è stato capace di convivialità sino alla fine, anche quando la bestia – una forma di cancro – lo rodeva dentro lentamente, ma inesorabilmente; è stato capace di cantare l’amicizia e di assaporarla con la tavola imbandita di cibo genuino e di buon vino: “Ancora lo spalto mio/ è una frontiera:/ orrenda è l’aggressione/ selvaggia la mischia/ i colpi non hanno misura:/ ma l’olio più dolce alle ferite/ è la vostra amicizia, o cari,/ quando fede dà senso anche all’assurdo6.

Infine, il canto che si fa preghiera ultima, quasi nell’immediatezza della morte, che è programma per un nuovo mondo possibile: “Svegliati, mia arpa,/ che voglio svegliare l’aurora:// cantare i silenzi dell’alba/ chiamare le genti sulle porte/ e salutare il giorno:// e dare speranza agli umili/ e dire insieme la preghiera/ del pane che basti per oggi:// allora anche i poveri ne avranno d’avanzo.// Amen7.

Note

1 Presentazione al libro di Abramo Levi, Oscar Romero: un vescovo fatto popolo, Morcelliana, Brescia 1981, p. 8.

2 David Maria Turoldo, Senza pace non c’è neppure civiltà. Gennaio 1991, guerra del Golfo, in Elena Gandolfi (a cura di), David Maria Turoldo. La sfida della pace, Bellavite Editore, Lecco 2002, p. 133.

3 Salmodia contro le armi ,ivi, pp. 157-158.

4 Tornavano dai Lager, ivi, p. 138.

5 Almeno l’amore fra voi, ivi, pp. 178-179.

6 David Maria Turoldo, Nel lucido buio. Ultimi versi e prose liriche, a cura di Giorgio Luzzi, BUR, Milano 2002, p. 142.

7 Ivi, p. 145.



Luned́ 20 Febbraio,2012 Ore: 16:48
 
 
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