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www.ildialogo.org UN OCEANO DI SAGGEZZA NEL DALAI LAMA REINCARNATO IN TENZIN GYATSO,di Carlo Castellini

UN OCEANO DI SAGGEZZA NEL DALAI LAMA REINCARNATO IN TENZIN GYATSO

CAPO SPIRITUALE, RELIGIOSO E UOMO DI STATO DEL TIBET DI IERI E DI OGGI.


di Carlo Castellini

DALAI LAMA è un appellativo che significa “OCEANO DI SAGGEZZA”, per designare il capo supremo del buddhismo tibetano; tra il 1642 e il 1959 il DALAI è stato anche il sovrano temporale del TIBET. Secondo la tradizione buddhista, ogni nuovo Dalai Lama è la reincarnazione del suo predecessore. Quando nel '37 morì il penultimo Dalai Lama, dai monaci tibetani fu fatta una lnga ricerca, tramite gli oracoli, per trovare la persona in cui questo si è reincarnato. Alla fine in un villaggio di nome TAKSTER, nel Tibet orientale, fu trovato l'ultimo Dalai Lama, il quattordicesimo. In quel tempo aveva solamente due anni, si chiamava TENZIN GYATSO ed era figlio di poveri contadini.
Nel 1950, il TIBET, un piccolo stato con capitale LHASA, fu invaso dalla CINA. Allora il Dalai Lama aveva solo 16 anni. Nel 1959, dopo una rivolta tibetana soffocata dai CINESI, il Dalai Lama è stato costretto ad andare all'estero. Da allora risiede nella vicina INDIA (che ha dimostrato grande umanità e tolleranza nei confronti dei Tibetani) a DHARAMSALA, chiamata “Piccola Lhasa”, dove si trovano l'intero governo in esilio, simbolizzato dalla sua stessa persona e la comunità di coloro che sono fuggiti dopo l'invasione della CINA.
L'attività del Dalai Lama, in questi decenni trascorsi fuori dalla propria nazione, si è concentrata sulla ricerca della libertà del proprio popolo. I mezzi per ottenerla, promossi da questo religioso uomo di Stato, non prevedono l'uso della violenza, in accordo con la fede buddhista, ma una negoziazione politica. Per ottenere un apoggio politico dagli altri Stati. Ma finora la CINA non ha ritrattato la propria posizione nei confronti del TIBET. Dopo una dimostrazione pacifica a LHASA nel 1988, in cui l'esercito cinese ha sparato sulla popolazione, il Dalai ha detto:”Come ho spiegato in molte altre occasioni, la non violenza è per noi l'unica via”. E' evidente che nel nostro caso la violenza sarebbe eguale ad un suicidio. Per questa ragione, che ci piaccia o meno, la non violenza è il solo approccio, l'unico giusto. Noi abbiamo bisogno solo di maggiore pazienza e determinazione”.
E' chiaro il riferimento a GANDHI, il più grande pacifista del nostro secolo, che per ribellarsi al dominio inglese in INDIA teorizzava la non violenza. Per una piccola popolazione come quella tibetana, la strada dello scontro armato con un paese grande e potente come la Cina non è praticabile. La lotta verso l'indipendenzarare che
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l'indipendenza senza ricorrere a nessuna forma di rivolta armata, è per i Tibetani e per lo stesso Dalai Lama una dura prova, viste le soffeenze patite. La sua opera di mediazione politica e la sua pratica non violenta, gli fanno vincere il NOBEL PER LA PACE.
Isolate e igno
DAL DISCORSO PRONUNCIATO DAL XIV DALAI LAMA PER IL CONFERIMENTO DEL PREMIO NOBEL.
Riflettendo su cosa poter dire oggi, ho deciso di condicvidere con voi alcuni pensieri che rigiuardano i comuni problemi che noi tutti affrontiamo in quanto membri della famiglia degli uomini. Proprioo perchè tutti insie,e condividiamo il piccolo pianeta terra, dobbiamo impaare a vivere in armonia in pace con noi e con la natura. Questo non è semplicemente un sogno ma qualcosa di necessario. Noi dipendiamo in molte maniere così tanto l'uno dall'altro che non possiamo vivere oiù a lungo in comunità isolate e ignorare ciò che accade fuori da quese; noi dobbiamo condividere la buona fortuna che ci rallegra. Vi parlo proprio come un altro essere umano. Come un semplice monaco. Se trovate che io dica qualcosa di utile, allora speo che voi cercherete di metterlo in pratica.
Desidero inolte dividere con voi anche i miei sentimenti riguardanti la critica situazione e le aspirazioni dei tibetani. Il Pemio NOBEL è un premio che loro meritano per il coraggio e l'inesauribile determinazione dimostrati negli ultimi quarant'anni di occupazione straniera. Come libero portavoce del mio popolo di uomini e donne in cattività, penso sia mio dovere parlare a loro nome. Non parlo con sentimenti di rabbia e di odio verso coloro che sono responsabili dell'immensa sofferenza causata al nostro popolo e della distruzione della nostra terra, delle case e della nostra cultura. Loro pure sono essseri umani che combattono per trovare la felicità e per meritare la nostra compassione. Vi parlo per informarvi della reiste situazion nel mio Paese oggi e delle aspirazioni della mia gente perchè nella nostra battaglia per la libertà, la verità è l'unica arma di cui disponiamo. La coscienza che noi siamo fondamentalmente essseri umani, che cercano la felicità e tentano di allontanare la sofferenza, è veramente di aiuto, per sviluppare un sneso di fratellanza e sorellanzaa sensazione di amore e compassione per gli altri. Questo come punto di svolta, è essenziale se vogliamo sopravvivere in un mondo che non si rimpicciolisca mai. Se noi inseguissimo egoisticamente solamente il nostro interesse, senza preoccuparci dei bisogni altrui, noi finiremmo non solo per danneggiare gli altri ma anche noi stessi. Questo fatto è divenuto chiaro nel corso di questo secolo. Noi sappiamo che fare una guerra atomica, per esempio, sarebbe una forma di suicidio o che, inquinae l'aria e gli oceani per raggiungere benefici a breve termine, vorrebbe
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dire distruggere le basi della nostra. In quanto dipendenti gli uni dagli altri non possiamo che scegliere di sviluppare ciò che chiamiamo sopravvivenza. Un senso di responsabilità universale. Oggi siamo veramente una sorta di famiglia globale. Ciò che succede in una parte del mondo ha degli effetti su tutti da eventi che succedono molto lontano. Questo naturalmente non è vero solamente per ciò che riguarda le cose negative, ma anche per quelle positive. Non solo conosciamo ciò che succede altrove, grazie allo straordinario sviluppo di una moderna tecnologia delle comunicazioni ma siamo anche toccati direttamente da eventi che succedono molto lontano. Avvertiamo un senso di tristezza quando i bambini dell'Africa orientale sono affamati. Allo stesso modo, sentiamo un senso di gioia quando una famiglia si riunisce dopo decenni di separazione dovuta al MURO DI BERLINO. Il nostro raccolto e il nostro bestiame sono contaminati e la nostra salute e i mezzi di sostentamento minacciati quando un incidente nucleare avviene a molte migliaia di distanza, in un altro Paese. La nostra sicurezza cresce quando la pace riesce a dividere due parti in guerra in altri continenti. Ma guerra o pace, distruzione o protezione della natura violazione o promozione di diritti umano e di libertà democratiche, povertà e benessere materiale e arretramento o sviluppo nella comprensione dell'umanità non sono fenomeni isolati che possono essere analizzati e messi insieme gli uni indipendentemente dagli altri (…..). So di parlare a nome di tutta la gente del TIBET nel ringraziarvi e nel chiedervi di non dimenticare il TIBET in questo momento critico della storia del nostro Paese. Speriamo inoltre nel contributo allo sviluppo in un mondo più pacifico, più umano e più bello. Un futuro TIBET libero cercherà di aiutare dappertutto nel mondo a proteggere la natura e promuovere la pace. Credo nella capacità di noi Tibetani di combinare qualità spirituali con attitudini pratiche, realistiche che ci permettono di dare un contributo speciale, e comunque in modo modesto. Questa è la mia speranza e la mia preghiera. In conclusione, vogliate condividere con me una breve preghiera che mi dà grande ispirazione e determinazione:
“Per quanto a lungo lo spazio resista,
e per quanto a lungo gli esseri umani rimangano,
fino allora io anche soffro,
per dissipare la miseria del mondo”.
(TENZIN GYATSO. A cura di Carlo Castellini).



Mercoledì 20 Gennaio,2016 Ore: 20:58
 
 
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