- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (219) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org 27 gennaio: è sempre viva la Memoria delle vittime dei crimini nazifascisti,di Domenico Stimolo

27 gennaio: è sempre viva la Memoria delle vittime dei crimini nazifascisti

di Domenico Stimolo

Lager di Mauthausen – la Scala della morte
Scrisse Claudio Sommaruga ( sopravvissuto IMI, 1920-2012) in un testo pubblicato da “ Rassegna ANRP n°1/2 – gennaio/febbraio 2001, dal titolo “ 1943-1945 Schiavi di Hitler gli italiani in cifre”:
“ le cifre che qui si riportano sono solo orientative, valgono come ordini di grandezza per ancorare una storia che la memoria labile ed emotiva può fuorviare. Sono cifre che sembrano meno sbagliate e più accettabili, nella ridda dei numeri ricorrenti, ufficiali o a spanne e sono state vagliate e mediate tra varie fonti e ricercatori italiani e tedeschi. Tra questi si menzionano: Luigi Cajani, Carmine Lops, Gabriele Kammermann, Lutz Klinkhammer, Brunello Mantelli, Gustavo Ottolenghi,, Giorgio Rochat, Gerhard Schreiber, Claudio Sommaruga e altri e gli archivi ministeriali militari e civili italiani ( repubblichini e regio-repubblicani) e tedeschi.
La galassia concentrazionaria nazista sfruttò, di fatto, dal 1933 circa 25.000.000 di
schiavi di 28 nazioni, dei quali 9.250.000 prigionieri militari ( di cui 5.300.000 schiavi
russi e 700.000 italiani –IMI-); 4.350.000 deportati politici ( di cui 2.300.000
tedeschi); 7.900.000 deportati razziali e “diversi” ( ebrei, zingari, omosessuali,
alienati, criminali….); 3.850.000 lavoratori sedicenti liberi, emigrati o rastrellati, dalla
Francia, italia ed Europa Orientale.
I Lager di detenzione furono: 24 di sterminio diretto o col lavoro duro sottoalimentato( KL, KZ)( con 1.700 dipendenze e 9.950 siti); 850 Lager militari e dipendenze ( St.,Of., etc.,, di cui 142 principali; 2000 Battaglioni di lavoratori militarizzati ( Bau-Btl); alcune decine di migliaia di Arbeits Kommando di fabbrica ( AK).
Tutto il Grande Reich coi Governatorati ( G.G.) e i territori occupati erano un immane
Lager di sopraffazione dei diritti della persona umana, quest’ultima catalogata in
Obermenschen, i superuomini ( ariani, dolicocefalo-biondi nordici e prussiani;
brachicefalo-bruni alpini), Mensche, scarsamente uomini (ariani mediterranei
dolicocefalo-bruni e poco alti) e Untermenschen, i subumani o cose ( asiatici, euro orientali, siberiani, semiti, tarati, etc.).
I morti, in prevalenza ebrei e russi, furono 16.000.000 ( per inedia, tifo, tbc,
bombardamenti, gas, pallottole) dei quali:
4.600.000 militari,
4.700.000 civili e
6.700.000 “diversi” ( razziali, etc.).
I superstiti furono solo 9.000.000.
 

DEPORTAZIONE IN ITALIA
I cittadini italiani, uomini, donne, ragazzi, deportati nei Lager nazisti a partire dall’8
settembre 1943, sono stati circa 44.500. Di questi: 8900 ebrei e zingari - 6.750
ebrei italiani, 1900 ebrei del Dodecaneso e alcune centinaia di stranieri catturati in
Italia -. All’inizio della guerra, giugno 1940, in Italia si trovavano circa 57.000 ebrei;
altri 10.000 erano fuggiti dalla Germania cercando di trovare rifugio in Italia. Alla fine
del 1941 23.000 ebrei erano andati via, rimasero in 44.000.
La parte più consistente dei deportati fu costituita dagli “oppositori”. Così venivano
classificati i partigiani e i resistenti in genere catturati in Italia, circa 30.000. Poi:
alcune centinaia di ufficiali antifascisti rastrellati, 2200 carcerati militari a Peschiera,
3000 coatti IMI transitati nei KZ e Straflager – lager per deportati politici e razziali -
(con oltre 900 ufficiali, di cui 374 nello Straflager di Colonia, accusati di atti di
resistenza ideologica, sabotaggi, tentata evasione, infrazioni gravi) –.
Complessivamente solo 4000 persone classificate “ oppositori” sopravvissero agli
orrori dei campi di sterminio ( “politici” ed ex IMI). Ai vivi si aggiungono 840 ebrei
italiani e 179 dell’Egeo.
Anche in Italia, fra il 1943 -1945, furono installati alcuni campi di internamento.
Essenzialmente vennero svolte attività di accentramento e smistamento di
deportazione verso i Lager nazisti dei prigionieri perseguiti per motivazioni politiche e
razziali. I campi allestiti, gestiti da nazisti e dai fascisti di Salò, furono quattro: Borgo
San Dalmazzo Cuneo, Fossoli Carpi -Modena, Bolzano Gries, Risiera di San Sabba a
Trieste.
La Risiera era uno stabilimento per la pilatura del riso. Dopo l’armistizio dell’8
settembre da parte dei tedeschi fu utilizzato come campo di prigionia per lo
smistamento in Germania e Polonia e per l’eliminazione diretta di partigiani ed ebrei. Il 4 aprile 1944 fu messo in opera un forno crematoio. Fu un vero e proprio campo di
sterminio, con l’uso delle fucilazioni e della camera a gas appositamente allestita.
Unico esempio in tutta l’Europa occidentale. La Risiera di San Sabba operò la sua
nefasta azione in un contesto territoriale che era mutato. Il 13 settembre 1943 Trieste
di fatto era stata incorporata al Reich tedesco insieme Udine, Gorizia, Pola, Fiume ( le
province tutte) costituendo il “Litorale Adriatico”. Inoltre, il Trentino fu unificato al
Tirolo. Non è stato facile dare un volto e un nome agli assassinati nel Lager. Si stima
tra 3000 e 5000. Persone, uomini, donne e bambini. Dopo la liberazione del 25 aprile
migliaia di carte di identità furono trovate in una cella.
Il campo di Fossoli nacque nel 1942 come luogo di concentramento per prigionieri
inglesi. Dopo l’8 settembre il campo fu occupato dai tedeschi e dato alla RSI
diventando un posto per la reclusione e lo smistamento di antifascisti ed ebrei. Dal
febbraio 1944 una parte del campo fu direttamente gestito dalle SS. La parte del
campo utilizzata come sito di detenzione fu gestita dai militi della RSI. L’altra zona
gestita dalle SS, destinata alle deportazioni, nella fase più alta dell’orrida utilizzazione,
registrò la presenza di 3000 prigionieri ( 1000 ebrei e 2000 politici”). Ogni baracca,
delle sette destinate alla detenzione, conteneva fino a 256 persone, arrivate da tanti
luoghi: uomini, donne, vecchi e bambini. Molti prigionieri provenivano dalle carceri del nord Italia: San Vittore Milano, Marassi Genova, Carceri Nuove Torino, etc., dalle aree territoriali della più pressanti e feroci azioni di repressione nazifascista.
Il 12 luglio 1944, per ritorsione ad un attentato avvenuto a Genova, 69 prigionieri
furono prelevati dal campo e fucilati presso il Poligono del Cibeno. Il 2 agosto, essendo
molto vicine le truppe Alleate, il campo fu evacuato, e traslocato a Bolzano Gries.
Il campo di Bolzano Gries entrò in funzione nel mese di giugno del 1944. Ad esso
erano direttamente collegati una serie di sottocampi dislocati a Merano, Maia Massa,
Vipiteno, Certosa Isarco, Val Sarentino. Nell’area iniziale del campo si trovava il blocco
celle, costituito da 50 locali, utilizzati per gli interrogatori e per le punizioni.
Diversi erano i blocchi degli alloggiamenti, rigidamente separati in ragione della “caratteristica” dei detenuti. La struttura F era dedicata a donne e bambini, in L c’erano gli ebrei, in D e E erano destinati ai politici e ai partigiani ( in gran parte
appartenenti alle Brigate Garibaldi e a Giustizia e Libertà. Tra le donne, molte erano le
ebree destinate tutte alla deportazione nei Lager di sterminio, le altre erano sudtirolesi appartenenti, in maniera diretta o meno, alla Resistenza. La gran parte degli imprigionati erano sottoposti allo svolgimento di pesanti azioni lavorative, specie
all’esterno del campo. Venivano fatti uscire incolonnati, e sotto il controllo rigido delle
sentinelle trasportati nei luoghi preposte alle attività. Il vitto era pessimo e totalmente
insufficiente.
Nel campo l’azione di trasporto dei detenuti verso i Lager di sterminio fu molto
intensa. Non esistono registri ufficiali poiché prima della liberazione i tedeschi
distrussero tutta la documentazione. Dalle varie ricostruzioni effettuate, basate
essenzialmente sulle testimonianza dirette, emerge che mediamente ogni mese
avveniva la deportazione di circa 600-800 politici; tra le 150-200 di rastrellati nel
periodo giugno-ottobre del 44; parecchi i trasporti effettuati con ebrei, la massima
concentrazione avvenne nel periodo ottobre-dicembre 44. Gli ultimi treni della morte
partirono il 1° febbraio e il 22 marzo del 45. I Lager di riferimento in particolare
furono,: Mauthausen, Auschwitz, Flossemburg.
Si stima che a Bolzano Gries siano transitate 11.116 persone. All’atto della liberazione, fine aprile 1945, nel campo si trovavano ancora 3500 persone. Almeno 50 persone sono morte a cause delle violenze subite e per fucilazioni.
Cella della morte – Bolzano Gries
Il campo di Borgo san Dalmazzo fu strettamente connesso agli aspetti bellici che si
svilupparono nell’area del sud della Franci, ai confini con l’Italia. Le vicende iniziarono
con le fasi belliche iniziate dall’Italia contro la Francia nel giugno del 1940.
Poi, a partire dall’11 novembre 1942, le zone chiamate del nizzardo ( Nizza) furono
occupate dall’esercito italiano. Risiedevano parecchi cittadini di religione ebraica. In
questi territori le strutture militari italiane imposero agli ebrei il domicilio coatto.
Furono portati in un apposito gruppo di località. Non potevano svolgere attività
produttive, era vietato allontanarsi, due volte al giorno dovevano presentarsi nelle
stazioni di polizia.
All’8 settembre iniziarono i rastrellamenti degli ebrei da parte della Gestapo a Nizza e
in tutte le zone circostanti. Per sottarsi alla cattura, molti ebre – circa 1200 -, nelle
giornate dell’8 e 9 settembre, seguendo i sentieri di montagna, iniziarono a trasferirsi
in territorio italiano ( fino al 13 settembre). Il 18 settembre il Comando tedesco intimò
agli ebrei l’immediata presentazione presso la caserma di Borgo San Dalmazio, pena
la fucilazione. Più di 300 ebrei si arresero. Con l’internamento di 349 ebrei di varie
nazionalità, molti i bambini, la caserma diventò di conseguenza un campo di
detenzione. Il resto dei provenienti dalla Francia sfuggì alla cattura, trovando aiuto e
rifugio. Via, via nel campi si aggiunsero altri nuovi rastrellati ebrei arrestati nella
provincia di Cuneo. Il 21 novembre 1943 tutti gli internati furono trasferiti a Nizza e
poi nel Lager di Auswchitz. Dei più 300 deportati dopo la liberazione ne ritornarono
circa 25. Dal 9 dicembre 1943 fu utilizzato come campo di internamento per gli ebrei
arrestati nella provincia di Cuneo. Il campo fu chiuso il 15 febbraio del 1944, i detenuti
furono trasferiti nel campo di Fossoli.
Lettera di Memoria e Libertà



Venerdì 26 Gennaio,2018 Ore: 18:40
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Storia

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info