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www.ildialogo.org Intervista a Primo Levi, ex deportato,di Primarosa Pia

Intervista a Primo Levi, ex deportato

A cura di Anna Bravo e Federico Cereja


di Primarosa Pia

Giulio Einaudi editore – Torino, 2011

Più che un’intervista un’analisi, sorprendente a volte perfino per lui stesso, che cerca di farsi chiarire il senso di alcune domande, forse stupito, appunto, di non essersele ancora poste, nei lunghi anni di riflessioni, di percorsi interiori esplicitati nei suoi libri, ai quali crede, lo dice chiaro, di non avere più nulla da aggiungere.

Ma la funzione maieutica dell’intervista è proprio quella, e se a condurla sono due personalità di grande caratura umana e culturale come Federico ed Anna ecco che il trattare si fa impegnativo, anche per chi legge, quando l’analisi si fonde con la filosofia.

Parlando con persone terze Primo pare farsi terzo a se stesso, si analizza nei suoi coinvolgimenti personali durante e dopo l’esperienza del Lager, vissuta, lo ribadisce sempre, laicamente, dunque sostanzialmente confidando su se stesso, attivando all’estremo i suoi talenti umani, le sue conoscenze, le sue capacità di osservatore e soprattutto quelle di reazione intelligente al caso, il caso che in gran parte era l’unico arbitro della possibilità di sopravvivere.

Ecco un dialogo emblematico della difficoltà del ragionare, ma anche del rendere per iscritto il pensiero parlato: riguarda la sua malattia, definita da Primo provvidenziale perché manifestatasi nei giorni in cui iniziano le terribili “marce della morte” e inopinatamente i nazisti abbandonano ad Auschwitz senza sopprimerli i malati più gravi che vengono liberati e, fortunatamente, in gran parte salvati dall’esercito russo molto prima dei compagni che vagheranno disperatamente per mesi ancora di Campo in Campo:

“LEVI: mi sono ammalato quando era giusto ammalarsi, quando era …fortuna ammalarsi, perché i tedeschi, imprevedibilmente, hanno abbandonato i malati al loro destino

BRAVO: sembrerebbe adesso, questa, una notazione un po’ estemporanea, che in certi casi la fortuna consiste nel permettersi di ammalarsi quando si può, nell’ammalarsi solo quando…. Cioè il corpo, come se il corpo reggesse come per una sua autoregolazione fino al momento in cui ci si può concedere di lasciarsi andare…

LEVI: questo avviene.. questo avviene.

BRAVO: è una cosa che ogni tanto sì.. leggendo le storie di vita… o forse è un modo di raccontare, questo.

LEVI: mah…

BRAVO: è un modo come la memoria ha strutturato questa esperienza

LEVI: ma guai, se fosse così si salverebbero tutti

BRAVO: no, dicevo in alcuni casi

LEVI: in alcuni casi”

Il ritorno sui passi percorsi, quale è la riproposizione di questa intervista del 1983, mi sembra quanto mai opportuna.

Il molto lavoro fatto, soprattutto in Piemonte, quando l’attenzione era bassa e le frustrazioni dei sopravvissuti profonde, opportunamente divulgato, costituisce un preziosissimo giacimento cui attingere, soprattutto in futuro, ad esempio per chi volesse risalire alle testimonianze, anche inedite, contenute in estratto ne La vita offesa, Storia e memoria dei Lager nazisti nei racconti di duecento sopravvissuti, a cura di Anna Bravo e Daniele Jalla, Angeli, Milano, 1986, ma non solo lì.

Ai tempi dell’intervista il compianto Federico Cereja, uomo di sottile sensibilità, e l’acuta intelligente Anna Bravo, erano già ricercatori consapevoli, dunque questo volume è costituito da tre parti di pari importanza, perché l’intervista è introdotta da un breve saggio di Federico Cereja sul valore delle testimonianze, soprattutto di quella di Primo Levi ma non solo, mentre il contributo di Anna Bravo, molto più recente, ci guida nell’analisi di due questioni profonde, affrontate da Levi ma non sempre comprese e presentate rispettando l’ortodossia del suo pensiero: il “potere” e la cosiddetta “zona grigia”.

Alla luce degli accadimenti successivi a questa intervista, credo sia inevitabile per la nostra mente cercare di leggervi in controluce i germi della tragica fine di Primo Levi, per favore, non fatelo, provate a pensare, come faccio io da sempre, che quella tragedia sia stata in ogni caso un incidente, un capogiro, un cedimento fisico.

Primarosa PIA



Giovedì 12 Aprile,2012 Ore: 12:01
 
 
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