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www.ildialogo.org ISRAELE E LA CARTA D'IDENTITA'. Per non discriminare i palestinesi, la protesta dell’anagrafe. Un gruppo di attivisti chiede di cambiare lo stato civile. Una nota di Roberta Zunini,a c. di Federico La Sala

PENSARE UN ALTRO ABRAMO: GUARIRE LA NOSTRA TERRA. A FRANZ KAFKA E A JACQUES DERRIDA, IN MEMORIA...
ISRAELE E LA CARTA D'IDENTITA'. Per non discriminare i palestinesi, la protesta dell’anagrafe. Un gruppo di attivisti chiede di cambiare lo stato civile. Una nota di Roberta Zunini

(...) si è aggiunta la richiesta formale alla corte suprema, da parte dello scrittore e intellettuale ebreo israeliano, Yoram Kaniuk di cambiare il suo stato civile all’anagrafe: togliere cioè dalla sua carta d’identità la sua appartenenza religiosa: israeliano di religione ebraica (...)


a c. di Federico La Sala

SUL TEMA:

PENSARE UN ALTRO ABRAMO: GUARIRE LA NOSTRA TERRA. Una lettera aperta a Israele (già inviata a Karol Wojtyla),di Federico La Sala

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 -  La protesta dell’anagrafe per fermare Netanyahu 

-  Un gruppo di attivisti chiede di cambiare lo stato civile: 
-  israeliano di fede ebraica per non discriminare i palestinesi

di Roberta Zunini (il Fatto, 04.10.2011)

Tel Aviv. Beve un bicchiere di vino rosso, sbocconcellando un pezzo di pane intinto nell’humus, la crema di ceci, piatto fra i più calorici della cucina israeliana e araba, mentre parla al cellulare “Ho bisogno di proteine e di qualcosa che mi rilassi”. Mancano pochi minuti a mezzanotte e Stav Shapir , una delle due leader della protesta sociale israeliana, che da tre mesi sta mandando in crisi il governo Netanyahu, consuma il suo primo pasto, se così si può definire, dopo due giorni di digiuno forzato. “Finora ho avuto solo il tempo di mangiare barrette di cioccolato. Dobbiamo scrivere la risposta alle proposte della commissione istituita dal governo”.

I RAGAZZI israeliani che si sono stufati del costante rincaro del costo della vita e della, contemporanea, erosione dello stato sociale in Israele, non accettano più di essere presi in giro dalla classe politica e vogliono risposte concrete. “Invece il solito bla bla bla, solo promesse”. Stav ha 26 anni, è laureata in filosofia, essendo alta non più di un metro e 60, non ha certo il phisique du role per opporsi ai poliziotti di Tel Aviv che ieri hanno sradicato le ultime tende dei manifestanti su Roshild avenue, una delle strade principali della città, e chiuso il palazzo abbandonato nel centro città, occupato un mese fa dal comitato degli indignati. “Ci scacciano ma noi non ci fermiamo. Dopo l’attacco terroristico a Eilat a metà agosto, il governo pensava la smettessimo di chiedere equità sociale e pari opportunità per tutti. Lo stato di emergenza continuo in cui questi ultimi governi ci hanno costretti a vivere, ci ha annichiliti per tanto tempo ma ora le cose sono e stanno cambiando perché questa non è democrazia e una farsa. Sai quanto costa affittare 50 metri di casa qui a Tel Aviv ? Dai mille euro in su, a seconda della zona”. E dopo averne visto qualcuno, non si può certo definirli appartamenti ristrutturati. “Sgarrupati” è il termine che più si avvicina alle condizioni reali in cui versano questi buchi maleodoranti.

MENTRE in alcune zone della città crescono come funghi grattacieli, che offrono ai pochi ricchi, sempre più ricchi, residenze da sogno, a costi stratosferici. Ma ieri, oltre alla protesta per la mancanza di case popolari, si è aggiunta la richiesta formale alla corte suprema, da parte dello scrittore e intellettuale ebreo israeliano, Yoram Kaniuk di cambiare il suo stato civile all’anagrafe: togliere cioè dalla sua carta d’identità la sua appartenenza religiosa: israeliano di religione ebraica.

“Appoggiamo la richiesta di Kaniuk - continua Stav - perché non ci devono essere cittadini di serie A e B. Scrivere sui documenti “ebreo israeliano significa bollare di inferiorità i palestinesi che vivono e hanno la cittadinanza israeliana. La cosa più bella di questo periodo di manifestazioni è stato l’incontro con i nostri connazionali palestinesi, che soffrono ancora più di noi per il costo della vita e delle case. Loro in genere fanno i lavori più umili e meno pagati. Dopo un paio di settimane, anche nelle città a maggioranza arabo israeliana, per esempio Nazareth, Acco, Bersheva sono comparse le prime tende”. Ma siete di sinistra o centristi? “Non si tratta di essere di destra o sinistra. Intanto oggi queste categorie non hanno più alcun senso, noi protestiamo per l’erosione progressiva dei diritti civili. Per chiedere all’establishment di farci partecipare alle decisioni che ci riguardano”.

Definiresti la classe politica una casta? “Sì, proprio così, una casta che privatizza i beni pubblici , che approfitta della nostra povertà, della mancanza di lavoro per speculare, per acquistare terreni demaniali e costruire case per ricchi, senza il benché minimo interesse per la condizione di indigenza in cui stanno finendo i giovani israeliani, ebrei e arabi. Il 29 di ottobre torneremo nelle piazze di tutte le città israeliane per una nuova, grande manifestazione, per strappare dalle loro mani il nostro futuro”.

 



Martedì 04 Ottobre,2011 Ore: 11:16
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 04/10/2011 11.24
Titolo:Yomar Kanyuk vince la battaglia con l’anagrafe israeliana. Cade uno dei pilastr...
La sfida dello scrittore “Ebreo senza religione”

Kanyuk vince la battaglia con l’anagrafe israeliana

Yoram Kaniuk 81 anni è uno dei personaggi mitici di Israele: ha combattuto nella guerra di Indipendenza del 1948 ed è stato un pioniere del dialogo con l’Olp di Arafat

di A. B. (La Stampa, 03.10.2011)

Nel 1948 ha combattuto in prima linea per lo Stato di Israele e ha visto gli amici morire come mosche. Adesso ha la netta sensazione che lo Stato laico di Israele stia soccombendo sotto un establishment rabbinico «invadente e di stampo iraniano», che gli provoca repulsione. E allora lo scrittore più indisciplinato e anticonformista di Israele, Yoram Kaniuk (81 anni), è tornato in prima linea per scardinare il connubio (a suo parere divenuto perverso) tra «popolo ebraico» da un lato e «religione ebraica», dall’altro. Nei registri dello stato civile israeliano sono tutt’uno.

Quando, mesi fa, è andato al ministero degli Interni per esigere di essere registrato al tempo stesso «membro del popolo ebraico» e «senza religione», l’impiegata è rimasta sbigottita: mai nessuno, prima di lui, aveva avanzato una richiesta del genere. Ma adesso il tribunale distrettuale di Tel Aviv ha assecondato la sua iniziativa, in ossequio al principio della libertà dell’Uomo. «Una decisione coraggiosa, uno sviluppo storico», ha esclamato Kaniuk.

Dopo un decennio trascorso nella ruggente New York degli Anni 50, Kaniuk era rientrato in Israele con una celebre ballerina, Miranda, di fede cristiana. Col passare degli anni i due bohémien hanno avuto due figlie, che in Israele non sono state riconosciute come ebree. L’anno scorso è arrivato un atteso nipotino, che il ministero degli Interni ha registrato come «senza religione».

«Ero stufo di essere in minoranza, unico ebreo della famiglia - ha osservato maliziosamente lo scrittore -. Ho deciso allora di essere esattamente come mio nipote: privo di religione». Con l’ortodossia ebraica non vuole rapporti: «Ho detto loro: io ora esco». Ma ancora si sente legato al popolo ebraico e allo Stato di Israele. «Quando Ben Gurion parlava di uno Stato ebraico - ha rincarato, con tono beffardo - non pensava certo che un giorno in Israele 400 rabbini sarebbero andati a ispezionare le bollicine dell’acqua minerale per verificare se fossero compatibili con la halacha», l’ortodossia ebraica.

Da parte loro i rabbini gli mandano a dire che «quando uno nasce ebreo, resta ebreo. Non si sfugge». Davvero non si sfugge? Kaniuk il ribelle la sa lunga: nemmeno da morto i rabbini avranno il suo corpo - ridacchia - perché lo ha già donato alla scienza.
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Religione: «Nessuna». Cade uno dei pilastri d’Israele

di Francesco Battistini (Corriere della Sera, 03.10.2011)

GERUSALEMME - L’uomo «morto almeno due volte», come si definisce Yoram Kaniuk, che fu ferito grave nella battaglia di Gerusalemme e andò in America e ripartì con la morte nel cuore, a 81 anni è rinato a nuova vita. Precisamente la vigilia del Capodanno ebraico, quando un giudice di Tel Aviv gli ha regalato una carta d’identità nuova di zecca. Stabilendo che il più sionista degli scrittori israeliani può finalmente essere accontentato. E che in un Paese dove molti documenti ti domandano quale sia la tua fede, dove i matrimoni non religiosi sono di serie B, lui potrà essere registrato all’anagrafe con uno status mai visto: appartenente al popolo ebraico, in quanto nato da madre ebrea, eppure «senza religione».

Ebreo non ebreo: per scelta, non per il credo. Kaniuk ne ha fatto una questione di principio. Pur essendo un’icona della guerra del ’48, trenta libri tradotti in 25 lingue, le sue trame recitate al cinema da Jeff Goldblum o Willem Defoe, lo scrittore non vuole più «far parte d’un Iran ebraico», qual è a suo parere diventato Israele, «o appartenere a quella che oggi è chiamata la religione di Stato» e che secondo lui è invece utilizzata a fini politici. Quando l’anno scorso gli è arrivato un nipotino, da sua figlia che era nata da una cristiana americana e a sua volta è registrata a Tel Aviv come non ebrea, quando per il bambino ha ottenuto (a fatica) che fosse iscritto all’anagrafe «senza religione», da quel momento Kaniuk ha preteso lo stesso: ha fatto domanda al ministro dell’Interno, e di fronte al rifiuto s’è rivolto alla giustizia. Ottenendo un sì: «La libertà della religione deriva dal diritto alla dignità umana, protetto dalla Legge fondamentale - ha motivato il giudice Gideon Ginat -. La sola questione da soppesare è se Kaniuk abbia dimostrato la serietà delle sue intenzioni». E poiché tali si sono rivelate, in uno Stato democratico nulla vieta che lo scrittore viva la sua identità come gli pare. «Sono entusiasta - squilla l’ottantunenne dereligiosizzato -. È una sentenza storica: riconosce che la dignità umana basta a definirmi. E che anche in questo Paese posso sentirmi ebreo senza credere in nulla».

È una sentenza solo simbolica, dice la giurista Nicol Mahor, del Centro per il pluralismo e la ricerca religiosa: «Capita già che gl’israeliani cambino religione, convertendosi o si dichiarino atei. Qui, per la prima volta, un ebreo cancella il suo status religioso. Ma non credo che varrà come precedente: se Kaniuk alla sua età volesse risposarsi con un’ebrea, l’ultima parola spetterebbe in ogni caso all’autorità religiosa». Il sasso nella vetrata è lanciato, però. E lo dimostrano la reazione liquidatoria d’un rabbino tradizionalista, Shlomo Aviner («anche se diventa cristiano, non si sfugge: un ebreo resta ebreo, l’ebraismo è una nazionalità, non solo una fede»), o il dibattito sul sito di Haaretz fra chi considera lo scrittore un ingrato («la sola ragione per cui esiste è che è un ebreo»), chi una bandiera: «La maggioranza degl’israeliani la pensa come lui». E perfino chi addita il nostro Belpaese a modello: «Prendete l’Italia - scrive Melissa - è un Paese cattolico, ma lascia che ci vivano anche altre religioni».

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