- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (313) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Un film documentario su Paride Allegri, partigiano e ambientalista, uomo di pace.,di Normanna Albertini

Un film documentario su Paride Allegri, partigiano e ambientalista, uomo di pace.

di Normanna Albertini

Il nome “Sirio” era il quarto nome che Paride Allegri si era dato durante la Resistenza. Il nome di una delle stelle più luminose del firmamento. Il fatto è che i nazisti e i fascisti lo cercavano e, ogni volta che sapeva di essere stato individuato, cambiava nome: Veltro, Atomo, Juris, Sirio. L’ultimo nome di copertura “Sirio” gli venne assegnato dal suo comando, non fu lui a sceglierlo. Paride raccontò (in un’intervista) che solo anni dopo scoprì il significato del nome “Sirio”, cioè la stella più brillante. “Se lo avessi saputo non lo avrei accettato” disse. Era un uomo che non amava né apparire né essere al disopra degli altri.
Come “Comandante Sirio”, Paride aveva diretto una vasta zona della Resistenza nella provincia di Reggio Emilia, quasi tutta, a partire dalla città, dalla pianura fino alle montagne.
Aveva 23 anni, l’8 settembre, ed era militare in aviazione da tre anni; si trovò a scegliere e decise di schierarsi contro i tedeschi.
Volevano dominare il mondo e lui sentì che doveva impedirglielo..
Così, quando ci fu l’ordine di presentarsi ai tedeschi, Paride salì in montagna, poi ridiscese in città e cominciò ad organizzare una prima resistenza tra gli amici della zona. Combattè, dunque; soprattutto fu responsabile di centinaia atti di sabotaggio, dove cercò sempre di colpire le strutture, risparmiando le persone. Bello il ricordo che ne fa Mauro Bigi, sindaco di Vezzano, dopo la sua morte, nel 2012: “Nella resistenza, nel movimento cooperativo prima e ambientalista poi, in Consiglio Comunale, come agricoltore e come pacifista negli ultimi anni, quando io l’ho conosciuto. Non si è mai tirato indietro. In lui era chiaro che nostro dovere di uomini nel mondo fosse parteciparvi a pieno titolo, scegliendo. E che la libertà scaturisse da questo. Per i diritti, di tutti. Senza confondere mai i diritti con i propri interessi. E perché questo fosse esplicito, facendo scelte di stili di vita improntate all’essenzialità.
Quanta distanza dal concetto che abbiamo oggi di libertà: potere fare quello che vogliamo, giusto o meno; difendere i nostri diritti, senza curarci troppo che questi possano ledere i diritti degli altri, confondere i diritti con i nostri interessi.
“Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo” diceva spesso Paride citando Gandhi. Sì, questo mondo, il nostro paese, possiamo cambiarlo solo se iniziamo da noi stessi. Partecipando per i diritti di tutti, e non solo per i nostri interessi.”
Paride si era diplomato in agraria a Reggio Emilia e riteneva, fin da giovanissimo, che fondamentale fosse la scelta della terra e dell’agricoltura come economia di base. Per non creare una piramide sbagliata, diceva: “Perchè la piramide che c’è al giorno d’oggi, è una piramide rovesciata, dove il commercio è la base, dopo il commercio c’è l’industria, e all’apice alla punta c’è ridotta a poche cose le forze che si dedicano all’agricoltura, per cui bisogna riportare la situazione nella sua giusta direzione, ritornare alla base fondamentale della vita agricola dei popoli, abbandonare le grandi metropoli, le grandi industrie, per sviluppare un’economia di villaggio, un’economia locale che sia liberatoria dal commercio.”
Nel 1978, seguendo queste sue idee, Paride si era ritirato sugli Appennini reggiani e lì aveva creato la comunità di Cà Morosini, dove aveva piantato 3000 alberi e ospitato gli agronomi di tutto il mondo. Sempre accogliente e disponibile con tutti, Paride Allegri accettò con entusiasmo la proposta di ambientare in casa sua le riprese di una storia partigiana; a girarla furono Nazareno Marinoni e Giovanni De Vito (quest'ultimo ha interpretato anche il ruolo del comandante partigiano). Il filmato non si proponeva di ricostruire la vita di Paride Allegri, ma di diffondere alcune impostazioni ideologiche della sua complessa esperienza, valide quanto mai anche oggi. A tal proposito, ho incontrato e intervistato il regista Giovanni De Vito.
Intanto, chi è Giovanni de Vito?
La mia formazione per il cinema parte in autodidatta; ho imparato le tecniche prima sui libri e poi la pratica attraverso la collaborazione col regista Nazzareno Marinoni, col quale ho realizzato tre fiction e due documentari per la Rai Regionale della Valle d'Aosta.
Ho collaborato con alcune scuole locali: Regnano e Baiso realizzando con i ragazzi alcuni documentari.
Nel 2013, assieme ai ragazzi di Ca' Bertacchi e loro genitori, ho realizzato il film “Benvenuti nell'aldiqua” che curiosamente verrà proiettato il 6 novembre a Bariloce in Argentina, nell'ambito della settimana della cultura Italiana.
Quest'anno sono anche stato in Costa d'Avorio per girare un documentario per l'Unione Europea.
In questo momento sono impegnato in vari progetti: un documentario “Storia di due amici nella Resistenza: per non dimenticare mai” tratto dal libro di Antonella Telani, figlia del partigiano Ortensio Telani di Campolungo di Castelno né Monti; ho in fase di montaggio il documentario “D'ITALIA SONO I...” tratto dall'intervista della Resistente Antonietta Chiovini di Verbania e per il 2016 sto realizzando il cortometraggio “Sbandati” che spero di presentare al film festival internazionale di Fribourg (Svizzera).
Quando e dove ha incontrato Paride Allegri?
Conoscevo Paride di fama; tra gli anni 80-90 era facile incontrarlo in Piazza Prampolini a Reggio mentre distribuiva volantini contro la guerra, gli armamenti o la cementificazione. Nel 2006 lo andai a trovare nella sua casa di Ca' Rosini. Mi accompagnò la mia amica Lyda che lo conosceva bene. In quel periodo stavo conducendo, assieme ad un gruppo di cittadini di Ca' Bertacchi, una protesta civile contro un'enorme speculazione edilizia su un terreno agricolo di notevole valore agricolo e paesaggistico chiamato “Il Cannocchiale” di Ca' Bertacchi.
Chiesi consiglio a Paride il quale firmò la petizione. Da quell'incontro nacque la nostra amicizia e così andavo a trovarlo quasi ogni settimana; ero molto affascinato dalla sua storia di resistente e di ribelle.
Che cosa l’ha colpita di quest’uomo?
Mi ha colpito soprattutto la sua levatura morale, l'amore per il prossimo, la solidarietà, l'onestà, l'altruismo, la modestia, il rispetto per la natura e per i valori di fratellanza.
Paride conosceva molto bene l’animo umano e aveva una conoscenza scientifica della natura. Aveva uno spirito libero che non accettava compromessi restando fedele ai suoi ideali.
E poi sono rimasto affascinato dal fatto che un ufficiale pilota dell'esercito italiano sia diventato poi uomo di pace e antimilitarista.
Di cosa avete parlato nei vostri incontri? Quali battaglie (se ci sono state) avete combattuto insieme?
Parlavamo di tutto, dell'andamento del mondo, dell'inquinamento, delle guerre in corso, delle decisioni dei governanti, della natura, delle energie alternative, dell'agricoltura, del capitalismo, dell'economia, della pace soprattutto. Lui diceva che la somma di azioni negative o positive di ogni singolo individuo può fare un enorme risultato.
Poco dopo mi chiese di entrare nel direttivo della sua Associazione Onlus “Centro per la Riconciliazione fra i Popoli”. Assieme agli amici dell'associazione organizzavamo incontri, feste per gli anziani, accompagnavamo le scolaresche a Ca' Morosini, quel luogo incantevole immerso nella natura creato da Paride dove visse per anni con una comunità. Paride ha dimostrato concretamente che è possibile liberarci dalle bollette con gli impianti di energie alternative e nutrirci con l'agricoltura. Egli diceva: “La terra va coltivata e amata e non svenduta a chi ne procura la morte”. Invitava tutti a coltivare la terra: “La terra ci ha sempre nutriti, ci rende liberi”. Scrivemmo persino una lettera al Presidente degli U.S.A Barak Obama chiedendogli un impegno di Pace nel mondo.
Come è nata l’idea del film, cosa ne pensava Paride e come lo avete realizzato?
Ho voluto fare omaggio all'amico. E' stato un gesto di riconoscenza all’uomo che ha combattuto il nazifascismo e al suo impegno incondizionato in favore dell'umanità. Desideravo valorizzare la sua persona e farlo conoscere ad altri. È dal giorno che lo conobbi che albergava in me l’idea di registrare i dialoghi e il racconto della sua storia. Ma Paride non amava apparire, così dopo le mie insistenze, qualche volta mi concesse di filmarlo. È stato anche grazie ad una lunga e rara intervista effettuata da Istoreco che sono riuscito ad ultimare il montaggio.
Che percorso sta facendo ora il vostro documentario?
In coerenza con gli ideali e i valori di Paride il documentario è stato autofinanziato e non ha scopi di lucro. E’ a disposizione di chi desidera conoscere, approfondire e divulgare il suo pensiero. Ho donato una copia ad alcune biblioteche reggiane, all'Anpi, ad Istoreco, al “Centro per la Riconciliazione fra i Popoli” e, su richiesta, posso regalare altre copie. Ne ho inviato una copia assieme al libro biografico “Il Viaggio di un Resistente” al regista Ermanno Olmi nella speranza che possa essere oggetto di ispirazione per un suo nuovo film. Ho saputo che è stato proposto per delle serate da un partito locale. In sostanza, il film viaggia adesso con le sue gambe.
Se dovesse con poche parole definire il partigiano “Sirio”, Paride Allegri, come ce lo descriverebbe?
Paride era amico di Giuseppe Dossetti col quale, durante il periodo della Resistenza, s'incontrava clandestinamente ogni due tre settimane a Cavriago per organizzare e pianificare la Resistenza nel Reggiano; Dossetti rappresentava la Democrazia Cristiana e Paride il Partito Comunista Italiano. “Con Dossetti – racconta Paride – ci fu sempre una comunità di pensieri” erano soprattutto cari ai due i temi della pace e della solidarietà, che si riassumono nell’ultimo messaggio che Paride ci ha lasciato: “Se siamo uomini dobbiamo solidarizzare con gli altri uomini, solamente così possiamo star bene, aprirci a chi ha bisogno”.
E per concludere: se avessi conosciuto Paride durante la Resistenza, lo avrei seguito senza indugi.
Quando gli ha parlato l’ultima volta e cosa vi siete detti?
Nel pomeriggio del 4 ottobre 2012 lo andai a trovare. Costretto a letto per problemi di salute, con un filo di voce Paride disse: “Il capitalismo ci sta portando nel baratro. Dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo aiutare le persone a capire”. Fu l'ultima volta che ci vedemmo. Quella notte all'età di 92 anni il comandante della 76^ Brigata SAP di Reggi Emilia si congedò dal mondo. Paride era questo: fino al suo ultimo istante di vita confermava amore, cura e preoccupazione per l’umanità.
Normanna Albertini



Mercoledì 12 Agosto,2015 Ore: 21:15
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Storia

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info