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www.ildialogo.org SCRITTURA PER EDOARDO CAVALLARO,di Sebastiano Saglimbeni

Figure della Resistenza
SCRITTURA PER EDOARDO CAVALLARO

di Sebastiano Saglimbeni

Nell’incipit di questa nota, per divulgare, in qualche modo, la vicenda umana di Edoardo Cavallaro, ci si consenta una premessa che contempla la parola di Salvatore Quasimodo. Egli vedeva nel poeta e in lui stesso poeta l’ uomo attivo nella società e il “modificatore” del mondo; per questo, si spiega una parte della sua copiosa scrittura rivolta al sacrificio degli uomini nella Resistenza. In un suo testo difatti ricorda, con tanto di nomi, i quindici partigiani assassinati a Milano nel Piazzale Loreto. In un altro, “Epigrafe per i partigiani di Valenza”, scrive: “Questa pietra/ ricorda i Partigiani di Valenza/ e quelli che lottarono sulla terra,/ caduti in combattimento, fucilati, assassinati/ da tedeschi, e gregari di provvisorie milizie italiane./ Il loro numero è grande./ Qui li contiamo uno per uno teneramente/ chiamandoli con nomi giovani/ per ogni tempo”. E conclude il testo, dai versi liberi ed incisivi, con un ammonimento che recita: “Di questi uomini/ non resti mai povera l’ Italia”. Contiamo e chiamiamo pure noi “teneramente” il nome del partigiano Edoardo Cavallaro, uno tra i tanti siciliani che scelsero, durante una temperie storica tragica, di sacrificarsi in nome della libertà.

Di recente, Matteo Steri, fondatore dell’ “Archivio Concetto Marchesi”, con sede a Cardano al Campo (Varese) e a Sciglio, frazione di Roccalumera (Messina), ha divulgato appassionatamente la vicenda tragica di Edoardo Cavallaro con la pubblicazione di uno opuscolo, donato, sino all’esaurimento, ai probi e agli improbi. Donato con orgoglio ai probi e agli improbi, soprattutto a quelli della sua Roccalumera, dove ritorna caustico, a ragione, dall’algida area lombarda e dove era nato il 13 agosto del 1913, in “una casa non precisata, in via Umberto, da Giovanna Cavallaro e da padre ignoto, Edoardo Cavallaro. “Oggi” - si legge nell’opuscolo dal titolo Risarcire il partigiano Edoardo Cavallaro/ Martire di via Ghega! - “si può affermare con certezza, è, ingiustamente, assai peggio che un perfetto sconosciuto”.

In Roccalumera, dove vivono uomini che parlano con la scrittura, come Carmelo Calabrò e Angelo Cascio, Edoardo uno sconosciuto, sino a quando, nel 2003, l’Amministrazione locale, volle “riqualificare”, il monumento che era stato dedicato ai caduti durante la guerra del 1915- 1918 . Non pochi - come quelli di altre piccole comunità - i 99 caduti roccalumeresi . “Non si sa”, apprendiamo dall’opuscolo, “ se con celata malizia o per semplice ignoranza, la riqualificazione avviene, aggiungendo un elenco di nomi con le rispettive ‘qualifiche’, tra le quali si evidenziano due misteriose ‘C. NERA’ e una chiarissima R.S.I., quest’ultima incisa nella stessa lastra in cui è incisa la qualifica ‘PARTIG’ accanto al nome di Edoardo Cavallaro. Questa aberrante commistione veniva portata subito a conoscenza dell’Amministrazione comunale e ribadita al Sindaco, allora da poco insediato, con due lettere che non sono state degnate di risposta, anzi, il monumento così profanato, veniva inaugurato e successivamente utilizzato per manifestazioni a sfondo patriottico”.

Non si sa ove Edoardo abbia trascorso la sua fanciullezza, travagliata, indubbiamente, quanto quella della madre Giovanna, nata a Caltanissetta il 2 giugno del 1890. Una donna madre di sei figli, nati a Roccalumera, a Catania e a Trieste. Non si sa la data che questa madre e i figli, quelli nati a Catania e a Roccalumera, si siano stabiliti a Trieste. Si sa che il figlio Edoardo - si evince dalla scheda dell’ANPI di Trieste - lavorò come marittimo e che coniugato militò nella I legione Milmart. Con l’evento dell’8 settembre lasciò il reparto e, dopo essersi recato in famiglia a Trieste, si arruolò l’8 novembre del 1943 nella Formazione partigiana Brigata Garibaldi “Trieste” e fu inserito nel Btg. GAP. ”. Dopo quattro mesi, da partigiano combattente, il 30 marzo del 1944, venne catturato dai tedeschi e rinchiuso nelle carceri del Coroneo di Trieste. In città, il Palazzo Rittmeyer, già Circolo Ufficiale del Presidio Militare, che era stato adibito ad albergo per i soldati tedeschi occupanti, venne attentato dai partigiani Ivan Ruskj e Mihailo. L’attentato causò la morte di 5 soldati tedeschi. Per la infame conseguente rappresaglia, le SS prelevarono dal carcere Coroneo 51 ostaggi che vennero impiccati il 23 agosto del 1944 lungo le scalinate e alle finestre del Palazzo Rittmeyer. I corpi rimasero penzolanti per cinque giorni. Per gli aguzzini quella strage significava un monito per la gente, che doveva sapere, non doveva osteggiare gli occupanti tedeschi. Una strage paragonabile a quella delle Fosse Ardeatine. Edoardo aveva 29 anni, altri, tra gli ostaggi impiccati, erano ragazzi, tra i 16 e 18 anni, e giovani donne. Carlo Krizai aveva 16, Giuseppe Turk 17, Luciano Soldat 18. Fra le donne figuravano Laura Petracco in Negrelli, Zora Germec e Maria Turk. Furono sepolti, dopo l’eccidio, a Trieste in una fossa comune del Campo XX del cimitero comunale di S. Anna. Quando Edoardo, mentre passeggiava, venne arrestato in via Ghega, subito dopo l’attentato, “ la madre Giovanna”, rileviamo da una nota de Il Piccolo di Trieste del 2003, “corse a portargli la biancheria ma in carcere le dissero che Edoardo era partito per la Germania”. La madre e la moglie, Maria Paliaga, un’esemplare donna istriana, morta nel 1959, e i fratelli, a guerra finita, non sapevano che Edoardo era stato impiccato. Lo seppero, dopo estenuanti ricerche, dalla Croce Rossa Jugoslava che Edoardo era stato impiccato e, come gli altri, esposto ad una delle finestre dello stabile di via Ghega. Da ricordare che egli, come recita una nota del Giornale di Trieste dell’aprile 1954, “ era molto noto in città sotto il nome di ‘Allegra’ in quanto aveva partecipato ad alcune manifestazioni liriche di beneficenza”. Un giovane uomo, a vederlo da un ritratto, leggiadro, come tanti giovani, come Nino Siligato, partigiano, Medaglia d’oro, di Limina, vicina a Roccalumera.

Ci rimane, infine, da ricordare la rabbia e l’ironia che offusca il combattivo Matteo Steri, che nella chiusa dell’opuscolo, inserisce in neretto: “Oggi il nome di Edoardo Cavallaro è onorato dal Comune che gli ha dato i natali con l’iscrizione nel monumento ai caduti di Roccalumera in compagnia di camicie nere e repubblichini di Salò, una compagnia che suona come nuovo oltraggio al suo sacrificio”.

Si verificano, caro Matteo, e si verificheranno ancora altrove, nel nostro Paese, vergogne del genere. Tu hai risarcito, in luogo di altri, con uno opuscolo che hai donato e con la dedica della Biblioteca a Sciglio, il martire della libertà Edoardo Cavallaro.




Luned́ 24 Settembre,2012 Ore: 15:36
 
 
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