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www.ildialogo.org IN NOME DI UNA GIUSTA MEMORIA,di Sebastiano Saglimbeni

IN NOME DI UNA GIUSTA MEMORIA

di Sebastiano Saglimbeni

La figura di Francesco Lo Sardo


Il 17 dicembre del 2011 è stata ricordata la figura di Francesco Lo Sardo - per gli smemorati - il primo parlamentare comunista eletto nel 1924 in Sicilia, fatto arrestare nel 1926 dal regime fascista che lo fece morire lentamente, dopo cinque anni di detenzione, nel carcere di Poggioreale. Franca Sinagra, Antonino Letizia, Angelo Ficarra, Filippo Nicastro e il sottoscritto per la memoria di Lo Sardo a Naso, durante la mattinata, e a Capo D’Orlando, durante il pomeriggio. Va ricordato che la comunità collinare di Naso, che diede i natali a Lo Sardo nel 1871, un tempo contava in vero gente lavoratrice umile, combattiva, che non si adagiava e oziava in attesa di assistenzialismo e strisciava verso i potenti delinquenti. Fu in questa comunità collinare che il giovanissimo Lo Sardo, il 7 gennaio del 1894, all’età di 23 anni, fondò il Fascio dei Lavoratori, alla cui formazione aveva atteso da tempo. Quel giorno, in casa del contadino Francesco Barbuzza, aveva pronunciato un suo discorso, alla presenza di braccianti agricoli ed aveva denunciato le vergogne municipali e lo sfruttamento del patronato. Alla fine del discorso, il gruppo aveva proceduto alla fondazione del Fascio Operaio Nasitano, che ebbe vita brevissima, una quindicina di giorni, con l’arresto, il 23 gennaio, di Lo Sardo, contemporaneamente allo scioglimento del Fascio di Messina e l’arresto di Nicola Pretrina. La prefettura di Messina aveva falsamente definito il Fascio Nasitano “una palestra di delinquenza” e Lo Sardo uno che eccitava “i soci all’odio di classe, all’insurrezione e al delitto”. Per questo, venne fatto arrestare a domicilio coatto alle isole Tremiti, dove rimase sino al 9 aprile di quell’anno. Prima, nell’ agosto del 1892, era stato querelato per diffamazione da alcuni consiglieri comunali corrotti di Naso ma, non arreso, continuò a denunciarli. Venne assolto, un anno dopo, in giudizio di appello dal Tribunale di Patti.

Il 17 dicembre del 2011, quando abbiamo ricordato questo martire, poca gente ha inteso le nostre parole, la gente che sa prediligere la storia degli uomini esemplari, quella che pure sa raccogliere e custodire memorie, che vanno rinfrescate oggi che il nostro Paese attraversa una profonda crisi, complice la destra al potere tanto distruttiva: ha distrutto, soprattutto, tanta qualità di giovani che più non si amano in un’ Italia “ bellissima, a cui resta solo la speranza di potersi liberare dai fantasmi che la tormentano dall’inizio degli anni Ottanta, quando è cominciata la rivoluzione culturale della destra”, scrive lo storico tedesco Aran Mattioli in una sua opera che l’editore Garzanti ha divulgato di recente, tradotta nella nostra lingua da Sara Sullam. Il libro, dal titolo ironico “Viva Mussolini” e dal sottotitolo “ La guerra della memoria nell’Italia di Berlusconi, Bossi e Fini”. In quest’opera, l’autore denuncia, con una scrupolosa consultazione storiografica, questa nostra recente storia italiana, fatta pure di distruzione della memoria condivisa dagli italiani. A questa situazione ha contribuito il revisionismo storico. Ed è stato rivalutato quel Mussolini retorico e sinistro che ci buttò in una terribile guerra. Così lentamente incomincia a morire tanta giusta memoria, ad esempio, quella dei veri uomini dei Fasci siciliani, come De Felice che fu condannato a 16 anni di reclusione più 6 anni di detenzione per cospirazione, Barbato e Verro condannati a 14 anni, Garibaldi Bosco a 12 anni, Montalto a 10 , ed altri, come Lorenzo Panepinto, attivo organizzatore di leghe contadine, ucciso nel 1911 dai sicari degli agrari malavitosi, sostenitori della dittatura fascista, non colpiti dalla pulizia del prefetto di ferro Cesare Mori, oggi diversamente potenti ed inneggianti alla destra governante. Così lentamente incomincia ad oscurarsi la memoria degli uomini della Resistenza, dei nostri siciliani morti, insigniti di medaglia d’oro. E c’è chi propone vie con nomi di uomini del regime fascista e riesce a cancellare i nomi degli uomini liberi. C’ è stato a Limina una proposta che poi non passò, in quanto valutata sciocca, fanatica, di oscurare il nome di Francesco Lo Sardo che onora una piccola via. Scrive Aran Mattioli. “L’ascesa della destra nella seconda repubblica ha profondamente modificato il paesaggio della memoria e, di conseguenza, anche la sua toponomastica: all’inizio è stato un cambiamento, ma dal 2001, con la presa del potere da parte di Berlusconi, ha assunto i tratti di un processo sempre più sistematico(… ) In  Sicilia, a Tremestieri Etneo, il sindaco Guido Costa (AN), propose di intitolare una strada a ‘Mussolini statista’. Per la prima volta dalla fine della guerra si cercava di onorare Mussolini in modo così sfacciato, e l’episodio non passò sotto silenzio. Ci vollero le aspre proteste del centro Wiesenthal siciliano e dell’ANPI e le obiezioni delle autorità provinciali per annullare la decisione della giunta comunale”. Prosegue, il nostro storico ricordandoci che “Catania, per esempio, dedicò una via a Filippo Anfuso” e “Rieti invece rese onore ad Alessandro Paolini, ministro della Cultura popolare e poi repubblichino”.

Hai fatto bene, Franca Sinagra, ad impegnarti animosamente e a realizzare una giornata in memoria del grande italiano Lo Sardo. Abbiamo potuto pure evocare altri uomini siciliani dell’antifascismo, mal noti e sconosciuti. Grazie ad uomini che dopo, sull’esempio di questi, governarono nella rinata Repubblica del 1948 abbiamo potuto vivere dignitosamente, ma non vivranno con questi ultimi governi i nostri giovani, non più giovani. Sarà nero il loro avvenire, ma un abilissimo “negotiator”, una sorta di Creso, che ci ha governato, può sostenere cinicamente che in Italia si vive tanto bene.  



Venerd́ 06 Gennaio,2012 Ore: 15:41
 
 
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