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www.ildialogo.org I CANTI DELLA GRANDE GUERRA AL CENTRO DI STUDI STORICI DI PORTO SANTO STEFANO (GR),di Maria Teresa D’Antea

I CANTI DELLA GRANDE GUERRA AL CENTRO DI STUDI STORICI DI PORTO SANTO STEFANO (GR)

di Maria Teresa D’Antea

Quando il prof. Renzo De Felice, rispondendo ad una intervista, disse che il fascismo storico era stato sconfitto, ma restava da sconfiggere il fascismo psicologico, i dirigenti del Pci gli diedero un bel pedatone nel luogo classico dove si tirano i pedatoni e lo buttarono fuori dal partito. In questo modo i comunisti rivelavano la loro doppia anima di democratici e fascisti insieme, incapaci di comprendere la verità che l’illustre studioso stava loro rivelando. E questa verità di un subdolo fascismo interiore che un po’ tutti, uomini e donne, inconsapevolmente ci portiamo dentro, si è in un certo senso manifestata anche al concerto dato dalla banda Ivo Baffigi di Porto Santo Stefano al centro di studi storici “Don Pietro Fanciulli” il 9 giugno scorso, alle ore 18,30.
L’esecuzione delle musiche da truppa ha avuto lo stesso effetto per il quale erano state concepite: far sembrare bella ed eroica la guerra. La musica è per eccellenza l’arte più coinvolgente, alle sue note l’animo si abbandona con facilità, perdendo spesso quella vigilanza critica che si dovrebbe mantenere desta. Pubblico e musicisti hanno accolto festosamente con il cuore ciò che la ragione avrebbe dovuto ripudiare. Un inganno in cui è facile cadere. E ben lo sapevano i generali che spesso scrivevano i testi delle canzoni di guerra e quegli intellettuali che per poche lire diventavano parolieri oppure scrivevano su commissione testi di teatro o romanzi per convincere “i becchi ad entrare in beccheria”, una espressione di Boccaccio ben adattabile al battage pubblicitario per mandare contenti i giovani a farsi macellare.
Egregiamente diretta dal maestro Alessandro Alocci, la banda ha eseguito canti tipici di alcuni reggimenti, come quelli degli alpini e dei bersaglieri, ma non sono stati trascurati i canti popolari, per esempio “Quel mazzolin di fiori”, cantati spontaneamente dai soldati al fronte per evocare, dopo l’inferno delle battaglie, scene di vita più umana e familiare. Si è eseguito un ricco repertorio in cui hanno avuto la meglio canzoni belliciste, del genere “Monte Grappa tu sei la mia Patria” e altre dello stesso tenore, molto care agli alti comandi militari. Si alternavano a leggere i testi e a interpretarli storicizzandoli due bravissime speaker: Teresa Capitani e Francesca Birardi.
Il concerto si è concluso con l’esecuzione di una canzone che i soldati cantavano disobbedendo agli ordini dei superiori. Era considerata disfattista e antimilitarista. Si tratta di una canzone appartenente al glorioso repertorio napoletano ed è un canto d’amore, dove cannoni, mortai e mutilazioni non vengono menzionati. Chi la cantava poteva rischiare di morire alla maniera di un disertore, perché affermava l’unico valore che può vanificare la guerra. Si tratta della notissima “Il soldato innamorato”, con cui i giovani arruolati per il macello dichiaravano, cantando, che al coraggio fisico sanguinario e barbarico, un uomo degno di questo nome contrappone il coraggio morale, fondato sull’amore. E lo preferisce. Tutti ricordiamo l’intensa interpretazione del canto offerta da Anna Magnani nel film La Sciantosa.
La stessa cosa accadde nel secondo conflitto mondiale con la canzone Lilì Marleen. I nazisti la proibirono e ne distrussero tutte le riproduzioni, ma fu cantata dagli eserciti di entrambi gli schieramenti, a testimonianza che l’uomo non è una bestia da combattimento, come i pianificatori delle guerre vorrebbero,
ma ha un cuore assetato di bene, specie se è giovane.
Il concerto ha chiuso la mostra fotografica e documentaria sulla grande guerra inaugurata sabato 2 giugno grazie alla preziosa collaborazione della Marina militare italiana. La mostra ha suscitato grande interesse e registrato buona affluenza di visitatori. Consegnando ai musicisti il gagliardetto ricordo del centro studi, il prof. Gualtiero Della Monaca ha anticipato che altre iniziative sono in programma per commemorare questo primo centenario del terribile conflitto. Attraverso il culto della memoria non si vuole dimenticare il sangue assurdamente versato dalle migliaia di vittime e al tempo stesso si desidera esortare le nuove generazioni a ripudiare la guerra come fatto “alienum a ratione”, cioè contrario alla ragione umana, secondo la definizione di Giovanni XXIII nell’enciclica “Pacem in terris”.
Maria Teresa D’Antea



Giovedì 14 Giugno,2018 Ore: 19:28
 
 
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