- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (217) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org LA REGIA MARINA NELLA GRANDE GUERRA,di Maria Teresa D’Antea

LA REGIA MARINA NELLA GRANDE GUERRA

RIFLESSIONI SU UNA MOSTRA FOTOGRAFICA E DOCUMENTARIA DI ORDIGNI E CIMELI D’EPOCA.


di Maria Teresa D’Antea

Ringraziamo l'autrice per averci inviato questo suo articolo pubblicato lo scorso 6 giugno 2018 su Confronto-Toscana Oggi.
Quest’anno ricorre il primo centenario della guerra del ‘15-’18, detta la grande guerra per quella insana abitudine, tipica degli uomini, di magnificare le cose vergognose. E una guerra è sempre vergognosa, perché esalta la tenebra dell’uomo, quel satanico istinto di morte che si contrappone alla vita e alla luce. La prima guerra mondiale è stato un immane massacro di gioventù mai vistosi prima di allora, seguito da quello della seconda guerra mondiale e dalla carneficina del Vietnam. Si mandano a morire in guerra i giovani, non i vecchi e questo già dovrebbe mettere in allerta la psichiatria. La storiografia ha fatto notevoli passi avanti nell’evidenziare il ruolo dell’imbonimento propagandistico a favore di una guerra, quella del ’15-18, che nessuno sentiva ed era il risultato dei cinici giochi delle grandi potenze e di quelle più piccole. Solo l’idea recente dell’obiezione di coscienza ha potuto porre le basi di un nuovo ideale d’uomo al posto di quello programmato per uccidere. Oggi i soldati sono tutti volontari e, nella maggioranza dei casi, alieni dal considerare la guerra un fatto epico. Per questo non c’è stata nessuna retorica nell’intervento del capitano di fregata Alessandro Busonero, venuto al centro di studi storici “ Don Pietro Fanciulli” di Porto Santo Stefano sull’Argentario per inaugurare, sabato 2 giugno, alle ore 18,30, una mostra fotografica e documentaria sul ruolo della Regia Marina nella grande guerra. La mostra è arricchita da un video e dai cimeli d’epoca imprestati dall’ex pilota Lorenzo Moscatelli.
Il comandante Busonero, che è anche giornalista e scrittore, dopo aver presentato i saluti del capo di stato maggiore ammiraglio Valter Girardelli, si è detto onorato di rappresentare, in veste ufficiale, la Marina Militare italiana, la quale ha collaborato, con tutta l’eccellenza delle sue competenze, con l’équipe del centro argentariano di studi storici, diretto dal prof. Gualtiero Della Monaca. Entrando in argomento, ha fatto notare che nell’immaginario collettivo la prima guerra mondiale è ricordata come guerra terrestre. Un immaginario dove sono evocati fanti nel fango delle trincee, spinti ad assalti suicidi, armati di baionetta e tenaglia per spezzare il filo spinato. Invece la prima guerra mondiale è stata anche guerra di mare, che ha meno visibilità perché le navi militari operano al largo, oltre l’orizzonte visibile e quando i marinai muoiono se ne accorgono solo i pesci. Le navi da guerra infatti o affondano o prendono fuoco.
L’intervento della Regia Marina si rivelò decisivo nel 1917, dopo la disfatta di Caporetto. Il morale dell’Italia si risollevò quando i morti cominciarono ad aumentare nello schieramento opposto, essendo la guerra una criminale partita a chi ne ammazza di più. E ciò avvenne in seguito ad alcune azioni di Luigi Rizzo, un ufficiale di navi mercantili passato al comando dei MAS, una invenzione tutta italiana, consistente in un leggero e veloce motoscafo da guerra antisommergibile. Il primo successo con i MAS il siciliano Rizzo lo ottenne affondando la corazzata Wien, un fatto che sorprese molto gli Austriaci. Successivamente, nella notte tra il 10 e l’11 febbraio del 1918, sempre con i MAS, Luigi Rizzo, Costanzo Ciano e Gabriele D’Annunzio affondarono un altro naviglio nella baia di Buccari, che passò alla storia, grazie alla penna dell’Immaginifico, come la Beffa di Buccari, mentre Rizzo sarebbe stato ricordato come l’Affondatore. Per gli uomini i titoli di distruzione sono titoli di vanto e molti li pronunciano ancora oggi con un compiacimento che sfiora il patetico. Per fortuna le nuove generazioni hanno un sano senso dell’umorismo e sorridono perplesse su tante manie di distruttiva gloria guerresca.
Il comandante Busonero illustra all’attento pubblico anche lo sbarramento militare che la Regia Marina attuò nel canale di Otranto, attraverso il quale passavano i rifornimenti per l’Austria. Ancora una volta Luigi Rizzo, intravedendo in lontananza del fumo, partì dal porto di Ancona con due MAS e affondò una potente corazzata austriaca, la Szent Istvan, nota come Santo Stefano. Questa volta lo stato maggiore austriaco rimase sconvolto e la flotta si ritirò a Pola. Infine viene descritta un’altra micidiale arma semplice, quella inventata da Raffaele Rossetti e conosciuta in gergo come mignatta, ma nei manuali riportata come torpedine semovente, un terribile siluro da strage sul mare, applicato sotto le chiglie e fatto esplodere ad orologeria. Fu usata nell’assalto di Pola e affondò la nave da guerra Viribus Unitis, insieme a 33 uomini. In chiusura c’è un brevissimo intervento del signor Lorenzo Moscatelli, il quale ricorda l’aiuto che la nascente aviazione italiana seppe dare alla Regia Marina. Si tratta sempre di aiuti per far morire, perché questa- ahimè - è la guerra. Allora ci sia consentito, fuori contesto, di ricordare i numerosi e nobili aiuti per vivere che la Marina Militare italiana ha dato, salvando ( e speriamo possa farlo ancora ) migliaia di naufragati in mare per sfuggire a realtà di guerra, miseria e fame, procurate loro dalle nostre intelligentissime bombe e dai nostri furbissimi sfruttamenti.
La mostra si protrarrà fino al giorno 9 giugno e sarà visitabile, a ingresso gratuito, tutti i giorni dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 17,00 alle 19,00. Sabato 9 giugno alle ore 18,30 un concerto della banda Ivo Baffigi eseguirà brani di repertorio della prima guerra mondiale. E capiremo così come anche le canzonette servivano a rintontire.
Maria Teresa D’Antea



Venerdì 08 Giugno,2018 Ore: 17:45
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Storia

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info