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www.ildialogo.org CAPORETTO,di Beppe Manni

CAPORETTO

di Beppe Manni

(Gazzetta di Modena Sabato 2 dicembre)
Sono passati 100 anni dalla disfatta di Caporetto. Le linee italiane furono sfondate e i nemici dilagarono nella pianura. Migliaia di soldati sporchi e affamati fuggirono e furono dislocati con “disonore” nelle retrovie. Migliaia anche di profughi.
Il Piave è lontano dal Secchia e dal Panaro ma il I dicembre 1917 Modena venne dichiarata “zona di guerra”. Modena accolse migliaia profughi e di soldati: le donne li rifocillarono e li consolarono pensierosi dei propri figli lontani al fronte.
Fu una tragedia nazionale. I politici e i generali anziché denunciare l’irresponsabilità dei capi macellai, in primis del re e di Cadorna, incolparono di codardia i fanti che a un certo punto disperati e incapaci di fermare i tedeschi ripiegarono e fuggirono. Un migliaio tacciati come traditori, furono assassinati attraverso le decimazioni dei plotoni dei carabinieri. I 300.000 prigionieri dei tedeschi furono abbandonati dalla patria come codardi: per loro né lettere né pacchi della Croce Rossa.
E’ una triste pagina di storia che oggi dopo un secolo a fatica viene riscritta offuscata dalle parole della retorica del tempo e del fascismo: eroi, gloria, vittoria, sacrificio, traditori, nemici. Oggi Caporetto è in terra straniera.
In quello stesso anno i soldati russi disperati, per la fame, il freddo e le morti, abbandonarono il fronte e tornarono a casa facendo smettere una guerra che non avevano mai sentita come loro. Fecero quello che avrebbero dovuto fare i milioni di italiani, tedeschi, austriaci inglesi e francesi poveri contadini, operai, padri di famiglia, figli e fratelli, mandati a farsi massacrare gli uni contro altri fratelli, figli, mariti e padri. L”inutile strage” come la chiamò il papa, sarebbe finita subito se avessero disobbedito agli ordini dei politici e dei generali, come scrive don Milani ne ”L’obbedienza non è più una virtù”. Rileggiamo anche “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Remrque. Il protagonista Paul Raumer fante tedesco, dopo avere pugnalato ferocemente un soldato francese trovato in una buca fatta da una granata, apre i portafoglio dell’ammazzato e scopre che quel trentenne è un tipografo con la foto della moglie, dei tre figli e l’ultima lettera della moglie…un momento di smarrimento e subito dopo il milite riprende la baionetta e ammazza di nuovo.
Per tacitare la coscienza dei soldati, era stata costruita una teologia dell’orrore. Insegnavano, i cappellani militari, a uccidere sì, che era un obbligo morale verso la patria, ma senza odio.
Anche nel 1943 i soldati italiani dopo l’8 settembre cercarono di tornare a casa. Si sbandarono recitavano gli ufficiali, furono traditori li accusò Hitler. Erano veramente traditori e cattivi soldati?
Non sembra visto l’impegno patriottico e il sacrificio che molti di loro dimostrarono nella guerra di liberazione dai fascisti e dai tedeschi.



Domenica 17 Dicembre,2017 Ore: 17:17
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Mauro Matteucci Pistoia 26/12/2017 10.35
Titolo: Una guerra contro il popolo
La Grande Guerra per l'Italia, ma non solo per lei, fu innanzi tutto una guerra contro il popolo. Infatti i contadini ne pagarono gli altissimi costi: basta leggere le lapidi con i loro nomi nelle facciate delle chiese, nei giardini pubblici, nei cimiteri.

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