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www.ildialogo.org I TUMULTI DEL 23 E 24 MAGGIO 1915 DI TRIESTE ALLA NOTIZIA DELL'INTERVENTO DELL'ITALIA IN GUERRA,di Claudio Cossu

Storia
I TUMULTI DEL 23 E 24 MAGGIO 1915 DI TRIESTE ALLA NOTIZIA DELL'INTERVENTO DELL'ITALIA IN GUERRA

di Claudio Cossu

Nell'articolo de "Il Piccolo" del 21 maggio 2015, la giornalista M. Reguitti ( "Il rogo de "Il Piccolo" orchestrato dagli austriaci", pag. 31) riporta uno studio serio ma algidamente documentato dello storico Almerigo Apollonio che, nella sua analisi distaccata e lontana dalla realtà e dalle emozioni popolari della Trieste asburgica, analisi del tutto asettica, rivela di non tenere in alcun conto il disagio della città e le sofferenze effettive della popolazione e di non valutare i sentimenti di una popolazione già in guerra dal 1914, anno in cui provò forti disagi e  restrizioni. Già nell'aprile del 1915 si erano verificati tumulti per la carenza del pane e vennero assaliti alcuni forni da parte di una folla affamata. Lo studio risulta, pertanto, distante dalle sofferenze e dalle esigenze alimentari concrete dei ceti meno abbienti e disagiati della città giuliana che, attonita e sgomenta vide sopraggiungere l'entrata in guerra, da parte del Regno d'Italia, come una pesante e aggiuntiva mazzata sull'economia cittadina, già provata dall'anno di guerra 1914. Altre privazioni, dunque, altre carenze di cibo e vettovagliamenti, altri dolori e lutti, sacrifici che si  sarebbbero addensati sulla popolazione per l' intervento del vecchio alleato, gesto considerato come un affronto, una pugnalata ad una città già in ginocchio anche  per il disagio dovuto all'assenza dei familiari inquadrati nell'imperial-regio esercito asburgico e mandati lontano, in terre allora misteriose e dense di pericoli e ostilità. L'italia, pertanto, venne vista quasi con acrimonia e con un sentimento di rancore per quell' intervento inaspettato e ritenuto ingiusto e punitivo dalle masse popolari . Del resto, i temi di scuola di alcune ragazze, che avevano partecipato spensieratamente e quasi con entusiasmo ai tumulti contro i circoli e i negozi filo-italiani, ci rivelano questo, con un candore ed una semplicità palpanti, testimoni emblematici degli stenti e dei patimenti di cui sopra ( ragazze della quinta B popolare comunale di via dell'Istria - maestra la supplente Maria Sfetez, anno 1915, vedi Lucio Fabi, Trieste 1914 -1918 : una città in guerra , MGS Press, Trieste, 1996).  I temi, inoltre, vengono ripresi dallo storico Mario Isnenghi, "Storia d'Italia - i fatti e le percezioni dal Risorgimento alla società dello spettacolo", Laterza ed., Bari, 2011, come fonte indiscutiblile della complessa realtà di Trieste. Complessità drammatica e lacerante se spinse un socialista, il triestino Angelo Vivante, a suicidarsi pur di sottrarsi al dilemma : fratellanza fra i popoli e amore per la pace o battersi per l 'unione all'Italia, che certamente non avrebbe comportato un obiettivo benessere economico, come nella pregressa unità mittelleuropea asburgica, tradendo inoltre i propri ideali ? Mai i ceti popolari, più immediati e concreti, senza spinte o incoraggiamenti da parte di elementi austriacanti o vicini alla polizia austriaca ( tesi di Silvio Benco), più esposti e sensibili alle carenze economiche dovute all' allargamento del conflitto, ben lontani dal mito dell'irredentismo degli intellettuali e delle classi borghesi e più agiate, stanchi del precedente anno di guerra, volevano spontaneamente punire i circoli filo-italiani, favorevoli all'intervento italiano contro l'Austria-Ungheria e, quindi, contro Trieste proprio in quei giorni 23 e 24 maggio 1915. Spinta governativa e incoraggiamento da parte della polizia austriaca in quei tumulti ? Quei temi delle ragazze, citati sopra, dimostrano il contrario e ancora una volta palesano un clima ostile all'Italia, in una città mistilingue, multietnica e composita. Il Regno d'Italia viene, pertanto, visto come nemico incurante dell'economia triestina e dei bisogni pressanti della popolazione.  "Si erano diffusi, pertanto, sentimenti di odio verso l'Italia  che avrebbero trovato sfogo nel colpire tutto ciò che della cultura italiana erano le più significative attestazioni " . Ormai, lontani da una certa tradizione liberal - nazionale, ritengo si possano dire obiettivamente  queste cose, senza tema di essere tacciati di anti italianità o anti patriottismo : Trieste non vide certo di buon occhio quell'intervento, e non certo come liberatore, ma impulsivamente, cercò di dimostrare il suo sincero risentimento verso quei circoli che plaudivano l'aggravarsi delle vicende belliche per l'apporto del vecchio alleato ( che non ebbe, peraltro, dalla sua completamente tutto il Paese, con un parlamento tentennante per la presenza dei socialisti e dei giolittiani ). Ecco il perchè dell'imbrattamento, nella notte tra il 23 ed il 24 maggio, del monumento di Dante, opera dello scultore milanese Laforet , l'incendio de "Il Piccolo", giornale liberal-nazionale, la devastazione del caffè S.Marco, circolo di irredentisti, e l'assalto ai negozi italiani da parte di una gran fetta della popolazione che non aveva certo a cuore particolarmente  sentimenti patriottici verso un'Italia che appariva aggressiva e vorace .
CLAUDIO COSSU -TRIESTE



Mercoledì 27 Maggio,2015 Ore: 10:38
 
 
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