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www.ildialogo.org Rwanda 1994: un genocidio rimosso, anzi, negato,di Mauro Matteucci

Rwanda 1994: un genocidio rimosso, anzi, negato

di Mauro Matteucci

Il disprezzo, l’indifferenza, la violenza sono i vostri nemici,
le forze malvage che possono rovinarvi la vita.
Liana Millu. Care ragazze, cari ragazzi
In questi giorni, anche se vicini alla Pasqua, voglio ricordare un avvenimento terribile, ma che deve restare nella memoria di tutti: il genocidio dei Tutsi del Rwanda, che in poco più di tre mesi, dai primi di aprile al luglio del 1994, provocò un milione di vittime – uccise perlopiù a colpi di machete - cancellandole per sempre dalla vita e dalla storia. Tutto questo avvenne nel silenzio assordante dei media, che non vollero turbare le buone coscienze degli Europei. Il genocidio venne anzi presentato come una guerra tribale, un massacro interetnico tra Hutu e Tutsi, un problema tipicamente africano. Il genocidio del Rwanda, invece non è una delle tante guerre etniche svoltasi in un piccolo lontano paese dell'Africa, ma la strage pianificata, con la complicità attiva del governo, nei confronti di una popolazione del tutto indifesa. Presenta perciò tutti i tratti comuni agli stermini del secolo passato: da quello degli Armeni, a quello degli Ebrei, a quello di Srebrenica, a quello della Cecenia, a quanto sta succedendo in Siria, ma purtroppo, mentre è in atto da tempo “La terza guerra mondiale a pezzi”, i massacri delle popolazioni civili ormai non si contano più.
Ho imparato dalla testimonianza di Yolande Mukagasana, l’infaticabile testimone rwandese - venuta tante volte a Pistoia a educare i giovani ai valori della differenza - che l'eccidio del Rwanda preme sulla grandezza della Storia per stringerla dentro alla dimensione del dolore del singolo e per denunciare la responsabilità di chi aveva il potere e il dovere di fermare l’orrore e non lo fece, anzi preferì guardare dall’altra parte, quando addirittura non ne fu complice. Mentre la Francia ebbe gravissime responsabilità dirette durante i massacri perpetrati dagli estremisti hutu, gravi furono anche le responsabilità dell’ONU (che sapeva quanto stava per scatenarsi), degli Stati Uniti (che rimasero inerti), del Vaticano stesso, che non condannò subito le stragi e che in seguito protesse i preti genocidari. Risuona la condanna dell'indifferenza da parte di Primo Levi ne I sommersi e i salvati, quando, di fronte alla sofferenza delle vittime, si preferisce non vedere, non ascoltare, non fare, per non esporsi.
Perciò oggi, di fronte ai negazionisti e ai revisionisti di ogni sorta, bisogna ribadire con forza e senza ambiguità secondo l'insegnamento di un grande maestro di giustizia e di verità, don Lorenzo Milani, che Davanti ai giovani che ci guardano, non facciamo pericolose confusioni tra il bene e il male, la verità e l'orrore, fra la morte di un aggressore e quella delle sue vittime. Tra queste vorrei ricordare in particolare i rescapés, i sopravvissuti, le numerose donne lasciate in gravissime condizioni dopo ogni forma di violenza oppure bambini orfani, allora di pochi anni o di pochi mesi, la cui vita è stata stravolta per sempre.
Dalla memoria del genocidio rwandese viene un messaggio severo a noi italiani che spesso preferiamo il silenzio e l'indifferenza di fronte a leggi e proposte infami per fermare i disperati che vengono dall’Africa, alle stesse condizioni disumane in cui sono costretti a vivere e a lavorare gli immigrati.
Credo che, in questo momento drammatico della storia, non possiamo che ispirarci all’esempio di umanità e di coraggio dei Giusti, cioè di coloro che seppero dire di no al male storico quando sembrava trionfare, come Antonia Locatelli uccisa per aver salvato numerosi Tutsi dall’odio omicida e per aver denunciato, già nel 1992, ai media l’odio montante. Così debbono risuonare alte le parole di Yolande Mukagasana, che, nonostante abbia perso tutti i suoi figli nel genocidio, non si stanca di ripetere ai giovani: Le nostre differenze ci arricchiscono, non devono mai condurci verso una strada che ci divide. Siamo i privilegiati della natura, non lo dimentichiamo mai. Le nostre diversità sono una ricchezza da condividere.
Mauro Matteucci
fratello di Yolande Mukagasana

 



Martedì 31 Marzo,2015 Ore: 19:05
 
 
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