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www.ildialogo.org IL MIO PRIMO NATALE DI PACE E SERENITA' : NATALE 1945.,di Claudio Cossu

IL MIO PRIMO NATALE DI PACE E SERENITA' : NATALE 1945.

di Claudio Cossu

Era ormai tempo di pace, gli occupanti nazisti e gli oppressori fascisti erano stati finalmente cacciati da Trieste nel mese di maggio, alcuni erano scomparsi, forse infilati in nascondigli o anfratti sicuri e, comunque, pareva non esistessero più. Si respirava un'aria serena, quasi felice, finalmente senza il suono delle lugubri sirene o dei rombi sinistri della guerra, la gente non doveva correre più, atterrita, nei rifugi, via dalle bombe degli aerei anglo-americani o dagli altri strumenti di morte e distruzione. Ed era il mio primo Natale di pace, senza bollettini o notizie di combattimenti, scontri a fuoco e finalmente al sicuro dai pericoli  di una guerra che non avevo mai capito, come molti, del resto, non erano riusciti a comprendere nè ad approvare nel nostro Paese. E che  gioia, quella sera del 24 dicembre dell'anno 1945, sera della vigilia di Natale, quale sfavillante sorpresa fu per me, bambino di soli cinque anni, che bello vedere in casa un abete, sì, proprio un albero vero, tutto verde, che agghindava le mura degli ambienti di casa, li rendeva festosi e quasi sorridenti con me, felice, e con tutti i miei familiari. Un albero così non l'avevo visto mai, prima, e poi reso ancor più gioioso da esili candele rosse e da qualche luccichio di carta d'argento. Scoprii, in seguito, che l'aveva portato, chissà da dove, mio fratello maggiore e quei fili d'argento splendenti erano stati ricavati dalla carta stagnola delle scatole di sigarette e delle tavolette di cioccolata, dono dei soldati americani, i cosiddetti " diavoli blue", di stanza nella caserma di Roiano. E che meraviglia, quale delizia vedere quelle strisce  d'argento risplendere armoniose tra i rami verdi, riposte con rara maestria nel folto dell' albero, che visione dolce e stupenda, quasi magica, ammirare dei mandarini - come fossero gingilli - pendere dai rami !  E ancora, lassù in alto, in cima, una stella di stagnola o forse di latta, risplendeva con allegria. Il tutto era degno della sapienza di un vero scenografo o di un esperto designer. E, per rendere più incantevole quella visione, dei bianchi batuffoli di candida bambagia erano apparsi d'un tratto, quali fiocchi di neve avvolgenti con grazia leggiadra la sagoma dell'albero nella sua  interezza . Rendeva più incantevole, inoltre, quella visione, una figura stupefacente e singolare, vale a dire quella di uno strano sciatore, ricavato da due mollette (ciappini) legate tra loro e rivestite da fili di lana dai  mille e mille colori, che svettava lucente e felice tra i rami, come fosse realmente sulle montagne innevate delle Dolomiti. Aveva persino le rachette, il maglione ed ai piedi dei goffi, ma luminescenti sci di latta. Quel Natale era modesto forse, sobrio e senza lussi eccessivi.....ma che gioia genuina e spontanea, quali sentimenti sentivo dentro di me ! Ancor ora, se ci penso, sento un'esultanza sincera afferrarmi, nella sua piacevole spontaneità, ma piena peraltro, di  immensa ...incommensurabile allegria. Compresi, in seguito da cosa derivasse quella letizia : era la Speranza di tutti, dopo un ventennio di un regime asfissiante e repressivo, in una Società nuova, di eguali, senza speculazioni e istituzioni finanziarie, società in cui apparisse costruibile una vera Democrazia, diretta e partecipativa, dove la plutocrazia non fosse rappresentata dall'un per cento della popolazione, dove fosse realizzabile la solidarietà e la fratellanza umana, nel rispetto reciproco. Speranza nell'accoglienza , in una società senza più sfruttamento ed oppressione. Dove a tutti fosse riservato un futuro certo e non solo ai ricchi ed ai potenti , dove vi fosse accettazione e accoglienza per i più deboli ed i meno abbienti,  per gli altri tout-court. Era la Speranza nella ridefinizione del valore dato dal lavoro, senza sfruttamento od oppressione di sorta, nell'educazione e nello studio concepiti come diritti umani, inalienabili. Ritengo che sentimenti così intensi non vibrarono certo più, dentro di me, almeno con quella forza coinvolgente, ma al contempo soffice e dolce, come in quella notte fatata del dicembre 1945. Era il mio primo Natale di pace, il Natale 1945, anno del trionfo delle forze del bene sulla barbarie, della sospirata libertà.
CLAUDIO COSSU



Martedì 23 Dicembre,2014 Ore: 19:15
 
 
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