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www.ildialogo.org LE RADICI DEGLI INTRECCI FLUIDI E GELATINOSI CHE SOFFOCANO IL PAESE,di Caludio Cossu

LE RADICI DEGLI INTRECCI FLUIDI E GELATINOSI CHE SOFFOCANO IL PAESE

di Caludio Cossu

La storia dello scandalo della Banca Romana del 1893


Dapprima lo scandalo degli appalti legati al malaffare, le turbative d'asta e la corruzione, nel contesto dell'EXPO '15 di Milano, in seguito la mafia invadente ed estesa all'affidamento di dubbi incarichi per i lavori infiniti concernenti il "Mose" di Venezia, intreccio limaccioso che ha impiastricciato prestigiosi politici, tra cui lo stesso Sindaco di Venezia e l'ex Presidente della Giunta del Veneto, peraltro ancora presidente di una Commissione parlamentare, inspiegabilmente. Nella capitale, poi, ecco giungere quella poltiglia affaristico-criminale, invischiata con cinici individui fascio-mafiosi avvolgente in via trasversale, partiti e dirigenti di amministrazioni pubbliche, nonchè il mondo cooperativo. In seguito, se ciò non bastasse, nella triste scena irrompe anche la " 'Ndrangheta" ( Regione dell'Umbria ), inquinando gare ed appalti in una specie di "holding" viscida che avviluppa politici e faccendieri disonesti... . Un' orgia di malaffare organizzato che provoca, inevitabilmente, un disgusto ed un senso di repulsione, misto a rancore, verso la "politica", percepita ormai come lontana dal bene della "Polis"' e dall' interesse collettivo . Ma questa metastasi, questa rete di  truffe ed in genere di disonestà proviene, forse, anche da un passato remoto del Paese?  lndagando nelle vicende storiche trascorse, peraltro appena accennate dai testi scolastici, non si ha certo difficoltà nel trovare, nello "scandalo della banca romana" (un tempo dello Stato pontificio) una sorgente di questo pantano. Lo "scandalo" citato, invero, fu oggetto  di una precisa e motivata denunzia in Parlamento - nel lontano 1893 - da parte di Napoleone Colajanni, deputato repubblicano. Nel marzo di quell'anno, di conseguenza, una commissione parlamentare appurò gravissime irregolarità nell'emissione e circolazione di biglietti di banca. In breve, la Banca romana dell'epoca, a fronte dei 60 milioni autorizzati, per i quali aveva sufficienti riserve auree, aveva emesso biglietti di banca per ben 113 milioni di lire, incluse false banconote  per 40 milioni emesse in serie doppia ( Nello Quilici," Fine di secolo-la Banca Romana, Milano, 1935). Giovanni Giolitti, allora Presidente del Consiglio, si oppose ad un'inchiesta parlamentare, prediligendo, di contro, un'inchiesta affidata al Presidente della Corte dei Conti, Enrico Martuscelli. Per tutelare, sembra, il buon nome del Re Umberto I, indebitato pesantemente con la Banca citata (Corriere della Sera dd.25/8/2005). Il Presidente Martuscelli, in realtà, accertò le irregolarità e, di conseguenza, il Governatore della Banca romana (Bernardo Tanlongo ) ed il Direttore (Michele Lazzaroni) vennero arrestati per essere sottoposti a processo. L'ex governatore Tanlongo dichiarò, inoltre, di aver dato ingenti somme di denaro addirittura a Giovanni Giolitti ed a Francesco Crispi. Il processo del 1894 si concluse, tra sparizioni di documenti, accuse ed interpellanze parlamentari, con una pianificata e sorprendente archiviazione, senza alcuna condanna. Ma era chiara la finalità : evitare il grosso scandalo, non travolgere la reputazione di uomini illustri della politica del Regno.  Alla fine, le dimissioni di Giovanni Giolitti da Presidente del Consiglio furono inevitabili e Francesco Crispi ne approfittò politicamente, sostituendo così nella carica l'on. Giolitti  ( Giovanni Fassanella - Antonella Grippo, "Intrighi d'Italia, 1861- 1915", Segrate (Mi), 2012).  Illegalità e raggiri, condannabili certamente, ma che appaiono opera di quasi dilettanti, in rapporto alla ragnatela intessuta attualmente e non solo da ora, da faccendieri e politici corrotti .  Questo "scandalo" dell'800 costituisce peraltro un segmento, una traccia rivelatrice di un sistema che trae origine da lontano, dalla nostra storia remota ma sempre viva e presente, come un'idra soffocante e incombente sulla realtà socio-economica del Paese, sui nostri rapporti politici e morali. Per questo ritengo non sia sufficiente il più volte invocato articolo 416 bis nè le pene più alte e la confisca dei beni, anche agli eredi, annunciati dal Presidente del Consiglio Renzi il 12 dicembre ("modifiche alla legge penale sostanziale e processuale per un maggior contrasto del fenomeno corruttivo") . Che occorra una vera e capillare educazione all'onestà nei confronti dei giovani? Anche e soprattutto negli Istituti scolastici.
CLAUDIO COSSU



Martedì 16 Dicembre,2014 Ore: 18:24
 
 
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