- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (302) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org UN MUSEO IN CONTINUO, INFINITO RESTAURO : QUELLO DI TRIESTE.,di CLAUDIO COSSU

UN MUSEO IN CONTINUO, INFINITO RESTAURO : QUELLO DI TRIESTE.

di CLAUDIO COSSU

Il giorno 9 novembre 2014, Domenica, il Museo del Risorgimento, stranamente, alla mattina - fino alle ore 13 - è rimasto  aperto ai visitatori, non molti in verità, ma la cosa ha avuto il sapore del frutto broibito, finalmente concesso - ma di soppiatto e con sotterfugi - o di un vero evento miracoloso e da segnalare, dopo anni di misteriosi, perenni rinvii,  per restauro e ristrutturazioni vari, senza soluzione di continuità. A prescindere da varie figure, uscite dal pennello del maestro Carlo Sbisà, con in bella mostra il fascio littorio ed il braccio levato nell'evidente saluto romano, di mussoliniana memoria ( una dovrebbe rappresentare l'Italia degli anni trenta, giunta "alfine" a Trieste, con sullo sfondo il castello di Miramare), si evidenziano alcune grossolanità, che potrebbero essere evitate. Si parla, dopo l'arrivo delle truppe italiane, nel 1918, del Governatorato militare vigente nel territorio di Trieste, con a capo il generale Carlo Petitti di Roreto, senza peraltro precisare che lo stesso restò in vigore fino all'agosto del 1919, sostituito da un Commissariato generale civile ( nella persona, dapprima di Augusto Ciuffelli e, in seguito, di Antonio Mosconi, rimasto in carica fino all'ottobre 1922) . Tale Commissariato civile, senza alcuna conoscenza delle complesse problematiche del territorio e degli abitanti  presso il confine orientale, parte dei quali di lingua tedesca, ben presto allontanati, slovena, croata ed italiana, restò in carica  fino al marzo del 1921,  in cui "viene sancita l'annessione all'Italia" . Trieste allora, che mai ebbe un vero movimento risorgimentale, vale a dire quale fenomeno vasto, diffuso e partecipato, come nel resto d'Italia, dovette " provare la stretta dolorosa inflitta dall'apparato statale italiano che con la sua pressione assimilatrice dimostrò di avere poco riguardo per gli interessi locali" (Renate Lunzer ," Redenti irredenti ", Trieste, 2009 ) Non si fa alcun cenno, peraltro, alle leggi del codice militare di guerra allora in vigore, sino al 20 marzo 1921, anno dell'abbraccio ufficiale con il Regno d'Italia. Non viene fatto alcun cenno all' occupazione militare italiana, seguita da quella civile, in tutte la sue componenti socio - economiche, dal cambio monetario mortificante, con conseguente svalutazione del 60%, alle varie devastazioni vandaliche dei circoli sloveni e marxisti, con molteplici , brutali aggressioni da parte delle squadre fasciste in gestazione ( muore, in un' aggressione , un diciottenne, il 3 agosto 1919, Carlo Pollach), effettuate anche da parte di reduci del Regio esercito, guidati da Francesco Giunta. Con il silenzio, inoltre, degli organi di polizia e delle truppe occupanti, che avrebbero dovuto tutelare l'ordine pubblico. Nessun cenno ai moti di S.Giacomo del 1920, nei quali, con scopo repressivo, vennero impiegate le truppe della "Sassari" , ed in cui persero la vita 14 operai italiani, sloveni e croati. Nessuna traccia delle barricate erette allora nel rione sangiacomino (Giuseppe Piemontese," Il movimento operaio a Trieste, Roma, 1974). Il Trattato di Rapallo del 12 novembre 1920, per cui l'Italia rinunciava alla Dalmazia, non viene, peraltro, adeguatamente messo in luce. Unica ammissione : i prigionieri fatti dagli austriaci nei giorni del dramma di Caporetto - Kobarid  del 1917 e alloggiati all'aperto, sotto le stelle (siamo nel mese di novembre), nel porto vecchio, nella piazza Venezia e in via Lazzaretto vecchio. Molti morirono di stenti, senza alcuna assistenza nè tampoco  festeggiamenti : erano i vinti, considerati responsabili della sconfitta di Caporetto, travolti dai reparti germanici, con le metodiche innovative del "blitz greig" sconosciute allo Stato maggiore di Cadorna, ancorato ai vecchi ed ammuffiti schemi della guerra di posizione e di trincea. Nessun accenno alla Associazione nazionalista "Trento -Trieste", appoggiata dal giornale "La Nazione" e dall'alta borghesia . Insomma, la città giuliana si accorse, infine, di aver ""amato, più che l'Italia, l'idea che dell'Italia si era fatta". Mi si perdoni , ma se si decide di illustrare un periodo storico, le cose vanno chiaramente svelate, senza celare i risvolti negativi, inevitabili del resto, per una società che preferì darsi all'Austria per 600 anni, con devozione utilitarista ma fedele, piuttosto che essere sottomessa alla Repubblica serenissima ( ma vorace) di Venezia.
CLAUDIO COSSU


Giovedì 27 Novembre,2014 Ore: 19:37
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Storia

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info