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www.ildialogo.org <strong>A Catania la strada ad Almirante non passerà!</strong>,di Domenico Stimolo

A Catania la strada ad Almirante non passerà!

di Domenico Stimolo

La Commissione Toponomastica del Comune di Catania si riunisce, per prassi consolidata, presso il Palazzo di Città, sito in piazza Duomo. E’ costituita dal sindaco, Raffaele Stancanelli, dai consiglieri comunali, Saro D’Agata, Antonio Sciuto, Giovanni Marletta e da tre membri esterni, il prof., emerito accademico, Giuseppe Giarrizzo, la prof.sa Sarah Zappulla Muscarà, l’ avv. Enzo Trantino. All’o.d.g. c’è la proposta di intitolare una strada cittadina a Giorgio Almirante. La presentazione è stata fatta dall’ avv. Trantino per conto dell' associazione culturale Centro Studi Energie. Nel chiostro del palazzo c’è una grande lapide. All’imperitura memoria sono trascritti i nominativi di 35 cittadini catanesi, partigiani, morti durante la Lotta di Liberazione contro il nazifascismo. Sono alcuni dei tanti patrioti per la libertà originari della città e della provincia che contribuirono con il sacrificio e la vita alla nascita della nuova Italia. Fanno parte della grande schiera dei partigiani, i veri Padri Costituenti, come magistralmente declamato dall’insigne giurista Piero Calamandrei. Due di essi sono stati onorati con la medaglia d’oro, due con l’onorificenza l’argento, altri due con il bronzo. Ci sono anche due donne, Graziella Giuffrida, 21 anni, e Beatrice Benincasa, 20 anni. Torturate, seviziate e straziate nel corpo prima dell’uccisione. Graziella a Genova nel marzo del 1945. Beatrice a Monza nel dicembre del 1944. Tutti, donando la vita, hanno contribuito a riscattare e liberare la Patria, seviziata per vent’anni dalla dittatura fascista e, poi, con la piena compiacenza dei fascisti della Rsi, fatta occupare dalle truppaglie naziste - giusto a far stragi di civili innocenti - quelle che decantando la “razza eletta” alimentarono con le carni e i sentimenti umani le sterminate insaziabili fornaci dei Campi di Sterminio. Molte gradite agli aguzzini erano le membra degli infanti. In quella drammatica fase storica Giorgio Almirante, in ruolo e di fatto, in primo piano, stava dalla parte dei fucilatori, quelli che per un piatto di lenticchie di millantata “gloria” avevano svenduto l’Italia all’occupante nazista. Fu Capo di Gabinetto del Ministro della Cultura Popolare, in prima fila nella repressione anti partigiana. Dal 1938 al 43, fu segretario di redazione del “ La Difesa della razza”. La rivista che meglio di tutte teorizzava il razzismo italiano, l'inferiorità degli ebrei e la necessità di discriminarli. Scrisse nel 1942 “….esclusivamente e gelosamente fascisti noi siamo nella teoria e nella pratica del razzismo”. Poi, in due fasi, per lunghi anni fu segretario dei “nuovi fascisti” dell’ Msi; prima fino al 1950, successivamente dal 1969 al 1987. Il vezzo era sempre lo stesso. La “glorificazione della dittatura fascista”, il revisionismo storico, le maniere “forti”….il golpe, dei militari, ampiamente lodato, in Grecia, in Cile…. Argentina, era sempre gradito….chissà che non ci scappasse anche in Italia. Le freddi lapidi non hanno voce umana, però chi, in questi giorni, stazionando nel chiostro, ha la ventura di poggiar l’orecchio, sente uno strano ronzio. E’ un sommesso alito che professa un lancinante grido di dolore. Loro, nella stragrandissima maggioranza, a Catania non hanno strada di rimembranza, in onore e memoria. Ribaltando la scala dei civici valori scanditi dal sacrificio dei tanti, e dalla Costituzione, la si vorrebbe dare a chi spietatamente combatté, senza tregua e pietà, i propugnatori della libertà e della democrazia, i difensori dei diritti umani e della solidarietà.

A chi giova cotanto oltraggio?

Non certo alla città di Catania, alla stragrande maggioranza dei cittadini, alle nuove generazioni.

Il rispetto e la divulgazione della Memoria sono fondamentali per la civica e democratica educazione.

La Commissione Toponomastica e l’Amministrazione comunale hanno l’obbligo di rispettare il postulato fondamentale previsto nel Regolamento esclusivamente indirizzato a “rispettare l’identità culturale e civile, antica e moderna della città…..”. Tale identità si configura pienamente nei valori e nei principi fondativi della Repubblica italiana, negli uomini e nelle donne che con il proprio bagaglio morale, culturale e le azioni operate ne hanno direttamente contribuito alla realizzazione.

Intitolare una strada cittadina a Giorgio Almirante serve solo a chi non ha rispetto delle memorie patrie democratiche, nell’essenza e nella quotidianità. Ai vecchi e nuovi fascisti, presenti qui e la, anche sotto mentite spoglie.

E’ forse Catania una città simbolo per gli eredi del fascismo, i nostalgici ammiratori del duce che ancora non si rassegnano ad omaggiare le radici della Costituzione ed i “Padri” morti sui campi della Liberazione? Nello scorrere degli anni tante sono state le vicende e gli atti andati in questa direzione. Non tanto e soltanto le “glorie” elettorali del Msi, poiché Catania fu sì la città più nera, ma anche caratterizzata da numerose e continue pratiche di violenza. Aggressioni, bastoni, catene, e bombe, devastanti, con forte recrudescenza nel periodo “nero”, specie nel 1972. Tra i tanti assalti ed attentati, decine e decine, tra i più nefasti, si ricordano: esplosione nei servizi dell’Università centrale ( aprile 1969), accoltellamento del giovane Mimmo Rapisarda nello stesso mese; bombe: sezione del Pci Grimau ( novembre 1970), sede della federazione del Pci ( giugno 72 ), due sedi del Pci ad Adrano ( luglio), libreria Feltrinelli ( settembre ), cooperativa Camst ( settembre); accoltellamento, con nove fendenti, del giovane Roberto Pecoraio( gennaio 1972), violenta aggressione a Benito Cerra, candidato alla Camera per il Pci (maggio 1972). Il 30 luglio 1972 il quotidiano “L’Ora” titola “ ecco le prove sui campi militari organizzati dai fascisti in Sicilia”. Per vari anni la città fu area di……. transito per uomini e “strumenti” vari dell’estremismo eversivo neofascista.

Negli ultimi dodici anni, i rappresentanti delle amministrazioni della destra, i sindaci Umberto Scapagnini (prima) e Raffaele Stancanell ( dopo) non hanno mai mosso iniziative per celebrare il 25 aprile Festa della Liberazione, né onorare, con la loro presenza, la lapide dei martiri posta nel chiostro del Comune. Nel 2002 l’amministrazione comunale, pur con una forte opposizione cittadina volle titolare tre strade della città a rappresentanti del vecchio e nuovo fascismo: il gerarca catanese Filippo Anfuso ( tra l’altro ambasciatore della Rsi nella Germania nazista) e i rappresentanti del Msi Biagio Pecorino e Orazio Santagati. Alcuni anni addietro il sindaco Scapagnini ( ormai ex, condannato, nel novembre 2102 a due anni e sei mesi di carcere per reato elettorale con l’interdizione dai pubblici uffici) ricevette nel Palazzo Comunale in “ forma ufficiale”, quasi “istituzionale”, la moglie di Giorgio Almirante. Presenti vari rappresentanti della destra cittadina. Nacque lì la promessa dell’intitolazione della strada?

Un dato è certo. In città la “memoria è viva”. E’ con questo spirito che è nato il “Comitato antifascista catanese NO alla strada Almirante” . A pochi giorni dalla sua determinazione aderiscono già oltre trentacinque strutture associative, sociali, sindacali e politiche.

Non sarà facile per questi Lor signori oltraggiare i sacri valori della memoria civile e democratica, radice dell’oggi e faro del domani, nella formazione dei valori fondamentali della cittadinanza e dell’ insegnamento per le nuove generazioni. Si onori, tra i tanti catanesi che si opposero al fascismo, il prof. Carmelo Salanitro, condannato a diciott’anni per attività antifasciste poiché ”sobillava” i ragazzi della scuola contro la guerra scatenata dai nazifascisti, gasato nel Lager di Mauthausen il 24 aprile 1945, e non tanto chi, in quelle tragiche giornate, come scandito dal manifesto pubblicato il 17 maggio 1944 a Grosseto, a firma di Giorgio Almirante ( in nome e per conto del Ministro della Cultura Popolare, Mezzasoma) sanzionava la pena di morte per gli “sbandati” che non intendevano “collaborare” con il Loro progetto sterminatore.

domenico stimolo

  • Testo integrale dell’articolo pubblicato da “ I siciliani giovani” n. 10 Nov. Dicembre 2012

isiciliani.it




Martedì 04 Dicembre,2012 Ore: 20:33
 
 
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