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www.ildialogo.org FASCISMO E CHIESA,di Beppe Manni

Storia
FASCISMO E CHIESA

di Beppe Manni

Il 2008 settantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali e del suicidio del modenese ebreo, Fortunato Formaggini, si chiude con una polemica. Fini qualche giorno fa, che ha ricordato la responsabilità nelle leggi razziali del 1938 non solo dei fascisti, ma anche della maggioranza degli italiani, compresa la chiesa.

L’abitudine di identificare la gerarchia ecclesiastica (papa e vescovi) con tutta la chiesa, cioè i cristiani, crea ambiguità e confusione. Quando il fascismo si impose in Italia e a Modena, la gerarchia cattolica vide di buon occhio un governo che “portava ordine”, combatteva il socialismo e prometteva privilegi. Il concordato del 1929 tra la Santa Sede e lo stato fascista, segnò il momento di maggiore fortuna di questa illusione. Che la chiesa, il papa e molti vescovi non abbiano detto quasi niente contro le leggi razziali è purtroppo un dato di fatto. Sappiamo che Pio XI aveva ormai pronto un’enciclica contro il fascismo ma non fu mai pubblicata a causa della sua morte. Molti preti vengono fotografati mentre partecipano a feste insieme ai gerarchi fascisti. Altri preti però furono profondamente antifascisti, o “afascisti” come li chiama Luigi Paganelli nel suo libro “I Cattolici e l’azione cattolica a Modena durante il fascismo dal 1926 al 1945”. Ricordiamo don Zeno a Fossoli, don Bergonzini coi i suoi giovani al circolo Paradisino di Modena, don Bondi a Spilamberto, don Giuseppe Pistoni e molti altri che all’interno dei gruppi giovanili di Azione Cattolica, prepararono i ragazzi a partecipare alla resistenza e specialmente formarono uomini e coscienze pronti ad assumere responsabilità politiche dopo liberazione.

Le cose cambiarono radicalmente quando scoppiò la guerra le cui tragiche vicende misero a nudo il vero volto del nazi-fascismo. Non ci furono pronunciamenti e prese di parte ufficiali, ma specialmente dopo il 1943, molti preti si diedero da fare per accogliere i soldati sbandati, proteggere e nascondere gli ebrei. Molte canoniche della montagna e conventi divennero luoghi sicuri per i partigiani. L’amore per i perseguitati, il senso della giustizia e la responsabilità pastorale, avevano avuto il sopravvento sul senso di obbedienza alla gerarchia e al tradizionale atteggiamento della chiesa di andare d’accordo con tutti.

Molti preti pagarono la loro scelta. Don Elio Monari, don Natale Monicelli e don Giuseppe Donini, morirono per mano tedesca o fascista. Don Sante Bartolai e don Mario Crovetti furono deportati in Germania nei campi di concentramento. Don Arrigo Beccari, don Ivo Silingaridi, don Ennio Tardini e molti altri sacerdoti ricordati nella “Repubblica di Montefiorino” di Ermanno Gorrieri (cfr il capitolo XXIX “Il fascismo e i cattolici”) furono imprigionati e torturati. Don Zeno Saltini nel carpigiana fu perseguitato per il suo antifascismo, don Beccari aiutato dai preti del seminario e dalle famiglie di Nonantola,protesse e fece fuggire i 74 ragazzi ebrei di Villa Emma. Don Rocchi salvò un gruppo di aviatori inglesi. Madre Imelde Ranucci accolse nel suo convento di Palavano, ebrei e partigiani feriti. IL vescovo di Carpi Mons Della Zuanna salvò diversi partigiani che stavano per essere fucilati, interponendosi ‘fisicamente’ tra i fucili e i giovani condannati.

Più compromesso era stato il vescovo di Modena Mons Boccoleri chiamato addirittura il “Vescovo federale”. Aveva dimostrato la sua stima per il governo fascista per “la difesa della civiltà cristiana contro i senza-dio”. Ma egli stesso di fronte alla devastazione della guerra ebbe un ripensamento. Intervenne sempre meno alle cerimonie fasciste. E sono interessanti le parole che disse finita la guerra nei confronti di don Nino Monari aveva minacciato insieme a don Elio Monari di sospensione a divinis, per il loro impegno nella resistenza: “Avevate ragione voi. Anche i superiori possono sbagliare”.

Ancora oggi è difficoltoso dare un giudizio complessivo del rapporto tra chiesa e fascismo a Modena. Non si può negare che anche a Modena ci fu una adesione complessiva della gerarchia al fascismo. Ma molti cristiani già impegnati nel Partito Popolare e aderenti all’Azione Cattolica; molti sacerdoti dell’alto e basso clero, secolare e religioso, compresero ben presto la faccia nascosta del fascismo. La presa di coscienza culminò con l’entrata in guerra e dopo l’8 settembre del 1943 con la nascita della guerra partigiana.

Questi fermenti culturali espressero a Modena un “cristianesimo democratico” che diede i suoi frutti negli anni 50 e 60, in una grande fioritura di intellettuali, di politici e circoli culturali di livello nazionale.

Beppe Manni 21 XII 2008

PRETI UCCISI NEL 1945

Su di una lapide nel palazzo vescovile di Modena c’è l’elenco dei preti morti nelle due guerre. C’è scritto: “Uccisi, dalla guerra o dalla malattia ‘pro aris et focis’, per la famiglia e la religione. L’arcivescovo C. Boccoleri pose in memoria e ad esempio”.

Tralasciamo i cinque preti morti nella guerra del 15-18 e i due in Russia, per passare ai preti uccisi dal 1944 al 1945, sull’Appennino Modenese Sono: Elio Monari, ucciso il 16-7-44; Natale Monticelli parroco di Monzone a Bologna il 20 settembre del ’44; Ernesto Telè, parroco di Castellino delle Formiche l’11-12-44; Aldo Boni il 3-4-45; Aristide Berni parroco di Montorsello, il 19-4-45; Giuseppe Donini parroco di Castagneto il 19-4-45; Giuseppe Preci parroco di Montalto il 24-4-45; Giovanni Guicciardi parroco di Mocogno il 10-6-45; Luigi Lenzini parroco di Crocette il 26-7-45. A questa lista va aggiunto il seminarista Rolando Rivi1 di 14 anni di Monchio ucciso il 13-4-45.

Se si osserva la data della loro morte ci si accorge che le uccisioni sono continuate anche dopo la liberazione: Guicciardi, Lenzini furono uccisi dai partigiani quando alla guerra e alla lotta di resistenza seguì un confuso e burrascoso periodo durato circa un anno in cui si confusero vendette personali, semplici atti di delinquenza comune, giustizie sommarie nei confronti non solo di fascisti responsabili di crimini, ma anche di “nemici di classe” appartenenti a possidenti, agrari e al clero. Nel famoso triangolo della morte (Reggio, Modena e Bologna), subito dopo la guerra, furono uccisi piuttosto sbrigativamente diverse centinaia di persone.

A Modena ci furono diverse figure di preti e monsignori che si schierarono apertamente per il regime fascista e all’inizio anche contro la lotta di resistenza. Del resto la chiesa italiana nel suo complesso aveva appoggiato il regime mussoliniano grata anche per i privilegi che erano derivati dal concordato del 1929 e per lottare apertamente contro il comunismo. Ma già negli anni 30 emersero diverse figure di preti e laici antifascisti, cresciuti negli ambienti dell’Azione Cattolica parrocchiale e nei circoli cattolici come il Paradisino.

Quando poi il regime fascista mostrò il suo vero aspetto, attraverso i disastri della guerra, l’occupazione tedesca, le distruzioni dei bombardamenti e le persecuzioni naziste, il clero cominciò a capire. La naturale bontà dei parroci che si sentivano responsabili della gente indifesa e il sentimento cristiano, li portò a difendere le popolazioni dalle vendette fasciste e tedesche, a nascondere gli ebrei e gli aviatori inglesi, a proteggere i giovani renitenti alla leva e in qualche modo ad appoggiar la lotta partigiana, Ne abbiamo una testimonianza particolareggiata nei diari di don Antonio Galli, don Carlo Berselli, don Giuseppe Pistoni, don Sante Bartolai e nell’importante opera storica di Ermanno Gorrieri “La Repubblica di Montefiorino”.

Don Marino Donini, don Alberto Zanaroli di Rubbiano, don Giovanni Boccaleoni di Polinago con don Mario Prandi di Fontanaluccia, nascosero i giovani renitenti alla leva e si dedicarono alla cura dei feriti senza distinzioni tra partigiani o tedeschi. A Nonantola don Beccari, don Tardini e don Pelati, nascosero e fecero fuggire i 100 ragazzi ebrei di villa Emma. Don Zefirino Berselli parroco a Nirano nel settembre ‘44, si mise coraggiosamente davanti al plotone di esecuzione e salvò la vita di 50 suoi parrocchiani. Don Luigi Braglia fu testimone della strage di Monchio, Costrignano e Susano, nella quale i tedeschi uccisero per rappresaglia 136 innocenti il 24 marzo del ‘44. Don Mario Crovetti, medaglia d’oro parroco di Roncoscaglia fu catturato e dopo un passaggio a Fossoli finì a Dachau. Don Zeno Saltini rischiò più volte la vita. Don Benedetto Richeldi ha un albero nel parco dei giusti a Gerusalemme, per aver salvato un gruppo di ebrei. Don Dante Sala salvò dal lager la famiglia ebrea dei Modena.

Alcuni preti presero parte attiva alla lotta partigiana e rischiarono per questo la sospensione a divinis da parte del vescovo Boccoleri non certamente tenero con gli antifascisti. Mons Luigi della Zanna vescovo di Carpi invece, si prodigò apertamente e coraggiosamente per i partigiani. Don Nino Monari era chiamato il prete partigiano, fece parte della Repubblica di Montefiorino. Era l’unico prete che il 25 aprile con le decorazioni sul petto, sfilava tra i partigiani,.

Dei sette preti uccisi dai tedeschi, ricordiamo Don Elio Monari, medaglia d’oro. Rifugiato nella zona di Monchio, perché braccato dai fascisti e dai tedeschi, non imbracciò mai un fucile, fu catturato dai tedeschi mentre assisteva un tenente tedesco ferito. Portato a Firenze, fu torturato e ucciso il 16 luglio del ’44.

Dopo 60 anni fatichiamo a comprendere questa pagina di storia italiana e modenese. Nelle resistenza sulle nostre montagne combattevano insieme le brigate Garibaldi comuniste comandate da Armando, la Brigata Italia democristiana comandata da Gorrieri e un gruppo di Azionisti, indipendenti laici. Molti preti direttamente o indirettamente hanno partecipa dal 43 al 45 alla lotta di liberazione, insieme a molti cattolici.

Come mai dopo la guerra le forze si separarono anzi si contrapposero ferocemente, arrivando a cruenti rendiconti prima e ad una divisione tra cattolici e comunisti poi, sancito dalle elezioni del 1948?

Ciò dipese certamente da una visione filosofica, ideologica, politica diversa, ma specialmente dalla divisione in due blocchi del mondo occidentale. L’Italia e la Democrazia Cristiana che vinse le elezioni del dopoguerra, era sotto la “protezione” americana; il fronte Democratico Popolare (socialisti e comunisti) facevano riferimento alla Russia. La chiesa di Papa Pacelli non cercò di pacificare le parti, anzi con la famosa scomunica ai comunisti del 1948, sancì definitivamente l’allontanamento di larghi ceti popolari, operai e braccianti dalla chiesa.

I preti che avevano avuto un prezioso ruolo nella lotta di liberazione quasi si vergognarono di avervi partecipato. La voce dei laici democristiani che avevano avuto parte attiva nella resistenza divenne sempre più flebile, sostenuta coraggiosamente specialmente da Ermanno Corrieri, Luigi Paganelli, Mirko Campana.

La “Resistenza” rimase in mano ai comunisti: Ne venne sminuita la portata e si impedì una rivisitazione storica critica “comune”. I don Camilli di parrocchia ormai si trovavano su barricate diverse da quelle dei Pepponi comunisti anche se rimaneva in loro l’antico amore verso il popolo che erano chiamati comunque a governare. “Noi vogliam Dio” e “Bella ciao” furono cantati in due pulpiti doversi.

Nel nuovo partito del centro sinistra sono finalmente confluite le sinistre laiche e il cristianesimo democratico per la prima volta riconciliati dopo la Resistenza.

Ma il cammino è ancora lungo.

Il peccato originale, l’antica ferita non è ancora guarita. L’anticomunismo fu la bandiera che divise e divide ancora il mondo dei lavoratori, attraverso la distinzione dei sindacati “comunisti” e quelli “democristiani”.

Oggi è il pretesto usato strumentalmente dalle destre e da una parte della chiesa, contro le istanze sociali e democratiche.

Beppe Manni



Don Elio Monari 1913-1944

1 Rolando Rivi: fu ucciso, casualmente, solo perchè indossava la veste da seminarista. E’ un candidato alla canonizzazione, come martire. Sarà dichiarato beato nel 2011. Non così per don Elio Monari adulto, consapevole e martire, catturato mentre assisteva da prete, un moribondo “nemico”. Forse perché era ospite di una brigata partigiana.



Luned́ 23 Aprile,2012 Ore: 15:27
 
 
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