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www.ildialogo.org Rinnovamento dell'Europa e Monaci irlandesi,di Enzo Farinella

Rinnovamento dell'Europa e Monaci irlandesi

Dublino: Congresso Eucaristico Internazionale, giugno 10–17, 2012


di Enzo Farinella

Oltre 1.400 anni fà, mentre l'Impero Romano andava in frantumi, dall’Irlanda è partito un movimento che ha ridato all’Europa e al mondo allora conosciuto, speranza, cultura e valori perenni.


Oggi l’itinerante incerto di un universo sempre più secolarizzato, invoca guide sicure e valori luminosi per continuare il suo percorso esistenziale. Mentre la storia europea e mondiale attraversa un momento delicato, viene quasi spontaneo guardare con grande speranza al Congresso Eucaritsico Internazionale che si celebrerá a Dublino il prossimo giugno, dal 10 al 17, per intravvedre la via da seguire, riflettendo su quanto accaduto oltre un millennio e mezzo fá.

Il monachesimo irlandese si staglia come importante momento storico, alla pari di quanto avvenuto in Grecia, secoli prima, con l’ondata di civiltà che ha affascinato la stessa Roma conquistatrice, o con quanto l’Italia farà con l’Umanesimo e il Rinascimento.

Da questo punto di viusta, conoscere, dialogare e incontrare le varie culture si rendono, oggi, necessari per l’Europa dei cittadini e per l’azione dei cristiani in un mondo sempre più globalizzato. Riflettendo su queste culture, ci si incontra con la Cultura, quale fondamento di tutti i valori e, quindi, con la libertà e dignità supreme della persona, con l’inviolabilità della sua coscienza e della sua autonomia morale e civica, con i valori dell’uguaglianza tra tutti gli esseri umani, liberi in un mondo di giustizia, solidarietà e pace, uniti dal senso profondo di appartenere a una comune tradizione intellettuale e spirituale, nel rispetto della diversità, insomma nella comunione tra tutti gli esseri umani e Cristo, come il motto del Congresso Eucaristico Internazionale indica.

I monaci irlandesi, veri missionari, come S. Colombano, S. Frediano o S. Cataldo, ebbero un ruolo importante nel promuovere questa Cultura e nello svilupparla durante l'assopimento dell'Europa medioevale.

La storia del monachesimo irlandese, da San Patrizio o San Declan, gli iniziatori di questo movimento, agli “itineranti” per Cristo, è quanto mai affascinante. Nato per studiare le scritture e intrattenersi con Dio, poco a poco il monastero si impose come luogo di fede e di incontro tra la gente, scriptorium dove raccogliere poemi epici, storie d'amore, elegie della vita giornaliera, trasmesse oralmente per generazioni e i centri monastici irlandesi, dal V secolo in poi, divennero villaggi, ostelli per pelligrini, ospedali per malati, cittadelle universitarie, vere oasi di pace e preghiera, meditazione e contemplazione, apprendimento e insegnamento, come Glendalough, Lismore, Bangor, Clonmacnoise..., con studenti, provenienti da ogni parte dell’Irlanda e dell’Europa. Sotto la guida dei monaci le popolazioni europee ritornarono a lavorare, a coltivare la terra, a leggere e scrivere. Così mentre l’Impero Romano andava in sfacelo, letteratura e cultura fiorivano in Irlanda, la terra di “Santi e Studiosi”. Da qui, per una particolare missione di fede, i monaci irlandesi si diffusero ovunque nel mondo. Lasciare l’Irlanda per Cristo - la Peregrinatio pro Christo - divenne la loro vocazione. San Bernardo scrisse di frotte di Santi irlandesi, che esondavano attraverso l'Europa come alluvione. Molti andarono in pellegrinaggio alla Terra Santa, altri a Roma, ma sia come missionari sia come pellegrini, essi, con i loro libri, legati a dorso, diffusero ovunque cultura e fede. Li troviamo dappertutto nel mondo allora conosciuto, in Inghilterra, Scozia, Francia, Svizzera, Belgio, Italia, Slovacchia, Russia, Islanda, Groenlandia, America…

Nel secolo VI, l’abbate di Iona, Adamnam (624-704 A.D.), in De locis sanctis 3, 6, 1-3, scrive come il monaco Arculf, di passagio da Catania, vide il fuoco dell’Etna, di notte, e rimase affascinato dal suo brontolio, che faceva tremare tutta la Sicilia.

Prima della fine dell’VIII secolo, il muro cadente di una vecchia chiesa a Modra in Moravia (adesso Repubblica Slovacca) e il nome della cittadina di Malacky sembrerebbero additare la loro presenza nell’Europa Centrale.

Una croce celtica a Jàk, in Ungheria, ne è un altro esempio. Attraverso tutta l’Europa occidentale e centrale, fino a Kiev, si possono osservare testimonianze dei viaggi di questi intrepidi monaci irlandesi dal VI al XIV secolo.

Essi fondarono il monastero Schottenstift, nel centro di Vienna.

Nel 782 troviamo Alcuin alla Corte di Carlo Magno a dirigere la Scuola Palatina, divenuta dopo l’Università di Parigi.

Un altro monaco irlandese, Dungal, venne inviato da Carlo Magno a Pavia, la capitale dei Longobardi e dei Franchi in Italia, a presiedere la Scuola Palatina locale. Questa Scuola - divenuta poi Università di Pavia - fu la più importante del Regno, alla quale dovevano accedere per gli studi superiori i giovani di Milano, Bergamo, Brescia, Novara, Lodi, Asti, Tortona, ecc. “ln Pavia conveniant ad Dungalum”, come stabiliva il Capitolare di Corteolona dell’anno 825. In questo senso si può dire che si trovano dotti irlandesi ai primordi delle sedi universitarie di Parigi e Pavia e dell’istruzione superiore del Regno d’Italia del tardo medioevo.

John Scoto Eurigena (800-877), dominò la scena filosofica europea dal IX secolo in poi e si impose come uno dei migliori studiosi di autori greci e latini. Fu un gigante del Rinascimento carolingio e non se ne sono rivisti di simili fino al Rinascimento italiano (Toynbee).

Molti furono anche i pellegrini che viaggiarono verso l’Italia e l’Europa. Tra questi ci fu il re Donough O’Brien, figlio minore di Brian Boru, che, giunto a Roma nel 1064, rinunziò al suo titolo di re ed entrò nel monastero di S.Stefano Rotondo, dove una placca ricorda la sua morte.

Evidente, sembrerebbe, anche l’influsso della Visio Tungdali del 1149, scritta dal monaco irlandese Marcus, su Dante per la sua Divina Commedia, oltre che su tanti altri scrittori europei.

Tante diocesi in Francia, Germania, Austria, Svizzera, Paesi Bassi, Italia hanno un Santo irlandese come loro patrono e fondatore.

Colombano, Cataldo, Frediano, Donato, Gall… fondarono monasteri che sarebbero divenuti città, come Bobbio, Fiesole, Lucca, Lumièges, Auxerre, Laon, Luxeuil, Liège, Trier, Wurzburg, Regensburg, Rheinau, Reichenau, Salzburg, Vienna, St Gallen. Altri sono ancora venerati nelle regioni dove si sono installati, come Killian, a Wuerzburgh; Fergal o Vergil e Colman, che divennero i Protettori di Salzburg e della provincia della Bassa Austria rispettivamente; Wendel in Saarland, una della 16 regioni della Germania; Willibrod in Luxembourg; S. Gall, il miglior amico di S. Colombano, fondò St. Gallen in Svizzera; Colmcille, principe di Tirconnell (Donegal), partì da Derry per Iona nella Scozia e poi per l’Islanda; Fursa si recò in Inghilterra, poi a Lagny, ad Est di Parigi, e a Peronne, conosciuta nel tempo come Peronna Scottorum, Peronne degli irlandesi e la città di Fursey; Caidoc e Fricor andarono in Piccardia; Frediano operò a Lucca; lo studioso Donato, secondo la sua epigrafe, "Scottorum sanguine creatus" (nato da sangue irlandese), fu Vescovo di Fiesole dall'826 all'877; Brendan, il Navigatore, raggiunse Greenland e il Nord America... Tutti ebbero per secoli un ruolo di primo piano nella storia dell’Europa.

Nell’870 Heiric of Auxerre osserva nella sua Life of St Germanus: Quasi tutta l’Irlanda, senza curarsi del mare, si sta trasferendo sulle nostre sponde con tanti filosofi.

Daniel-Rops, uno dei più importanti studiosi della storia della Chiesa, definisce questo fenomeno: Il miracolo irlandese e scrive: Il miracolo irlandese è come la seconda rinascita della cristianità, proveniente da una nazione che era stata appena battezzata e che immediatamente sognava di ridare Cristo al mondo.

Secondo ArthurKingsley Porter dell’Università di Yale, il successo della Chiesa celtica fu un avvenimento religioso e politico di primaria importanza.

Anche lo scrittore francese Montalembert scrisse: E’ stato detto e non sarà mai sufficientemente ripetuto che l’Irlanda veniva allora vista da tutta l’Europa Cristiana come il centro principale del sapere e della pietà – superiore a quanto si poteva registrare in altre nazioni europee.

Dobbiamo convenire con il Card. Thomàs O’Fiaich, quando scrisse: Pur ammettendo che alcuni non erano proprio irlandesi, quanto gli altri hanno ottenuto, culturalmente e religiosamente, ha dell’incredibile. Questo ci lancia una sfida e ci riempie d’orgoglio.

Essi elaborarono autentici capolavori di calligrafia, come il Libro di Kells, il manoscritto forse più bello del mondo, prodotto tra l'VIII e il IX secolo. Eccelsero anche in altre arti, altamente pregiate, quali scultura, rilievi in metallo, croci, calici, casse dove conservare libri...

A volte hanno avuto problemi tra loro. Una famosa disputa sorse tra Columba di Derry, nato da sangue nobile, e Finnian di Movilla, autore del Salterio latino, copiato dal primo senza permesso. Finnian ne venne a conoscenza e ne chiese la restituzione. Columba rifiutò e la causa venne portata dinanzi al re. Il giudice sentenziò: A ogni mucca il suo vitello e a ogni libro la sua copia. Questa forse la prima causa di copyright nella storia irlandese.

La conoscenza della lettura e dell’editoria, permise loro di divenire consiglieri alla Corte di Carlomagno e di altri monarchi, fondatori di monasteri, città e università, insegnanti ed educatori, editori e molto rispettati in altri settori. Secondo Arthur Porter, l’Inghilterra apprese a leggere dall’Irlanda.

A loro viene attribuito, tra altre cose, lo sviluppo di una forma di confessione del tutto privato, di cui non si trovava equivalente sul continente.

Da questi monaci l’Europa ha ricevuto di nuovo cultura e valori, speranza e uno stile irlandese di cristianesimo. Così, mentre l’Impero Romano tramontava, la cultura fioriva ad Armagh, Inis More, Kildare, Clonard, Clonmacnoise, Bangor, Clonfert, Durrow, Derry, Glendalough, Lismore… che fecero dell’Irlanda, la “terra dei Santi e degli studiosi”.

Daniel Rops scrive: La storia della cristianità celtica è una storia che non ha sempre ricevuto l’attenzione che merita, ma chiunque la studia con serenità, troverà che è di somma importanza.

In questo modo essi furono veramente al centro della nuova vita cristiana dell'Irlanda e dell’Europa. Tra questi grandi monaci vogliamo ricordare in particolare: S.Colombano.

Colombano, il rappresentante più eminente degli asceti irlandesi, partì dalla terra degli ultimi habitatores mundi, fornendo un grande contributo alla comune patria europea, da vero costruttore e civilizzatore del vecchio Continente.

All’età di 50 anni, iniziò il suo pellegrinaggio attraverso l’Europa. Le sue peregrinazioni lo portarono dall’Inghilterra alla Bretagna nel 592 circa; poi dalle provincie settentrionali della Gallia, scendendo lungo la Mosella fino all’Oberland e al cantone di Uri, a Costanza, nel cuore della Svizzera; Bregenz in Austria fu la sua tappa successiva; infine Milano, Pavia e Piacenza lo videro pellegrino prima che si fermasse, nella primavera del 613 a Bobbio. La tradizione vuole che abbia fatto tappa anche a San Colombano al Lambro, sul fiume omonimo, di cui il poeta Redi scrisse:

bel colle / cui bacia il Lambro il piede / ed a cui Colombano il nome diede.

Nonostante le insidie di circa 5.000 km di terre brulle e inospitali, paludi, valichi alpini e appenninici e rischi di ogni genere, egli predicò la fede cristiana tra i franchi, gli svevi e i lombardi. Numerose sono le fondazioni disseminate lungo il suo passaggio, a Annegray, Luxeuil, Fontaines in Francia, e poi in Germania, Svizzera, Austria e Italia, che furono per più secoli, fari di luce per tutta l’Europa.

Egli scrisse a Papa e Re in difesa della dignità umana. Quale autorevole esponente del monachesimo irlandese, contribuì con la propria missione di evangelizzatore e legislatore, alla costruzione dell’Europa, fondata sui valori cristiani, sulla centralità della persona e sul primato del bene comune.

Per le sue qualità diplomatiche, quale costruttore di pace, per la sua vasta cultura e il suo lavoro alle origini cristiane della stessa Europa, Colombano dovrebbe essere proclamato Santo Patrono d’Europa, all’alba della nuova Unione Europea, vista come la terra di tutti i suoi cittadini, siano essi galli, britannici, irlandesi, italiani o di qualunque altra nazionalità. La sua visione di questo grande corpo sociale europeo, chiamato a crescere in giustizia e perfezione, e il suo instancabile lavoro fanno di lui l’uomo più dotato di spirito europeo, quasi 200 anni prima di Carlo Magno. E Colombano è certamente, insieme al fondatrore del Sacro Romano Impero, la personalità più eminente dell’alto Medio Evo. Robert Schuman scrisse che Colombano è il Santo patrono di coloro che cercano di costruire un’Europa unita.

S. Colombano merita di diventare copatrono d'Europa perchè nel VI secolo ha anticipato con il suo pellegrinaggio attraverso le nazioni quella che è poi diventata l'Unione Europa, si legge in una notizia ANSA del 23 novembre 2007. Sono queste parole del Ministro degli Esteri irlandese, Dermot Ahern, che a Bobbio, capoluogo della Valtrebbia, ha ricevuto la cittadinanza onoraria del paese reso celebre dal monaco irlandese.

L’Occidente europeo odierno deve in parte la sua storia e il suo passato all’operato di questo “vagabondo” per Cristo, quale pioniere di civiltà, padre fondatore di cenobi, precursore di giustizia e libertà, testimone e assertore della suprema dignità dell’uomo per il suo tempo e anche per il nostro. Per la sua peregrinazione attraverso l’Europa, per la creazione di tante comunità sul continente, per la funzione civilizzatrice cristiana europea delle sue fondazioni, per il messaggio e la visione sociale da lui propugnati, Colombano rappresenta l’uomo e il Santo europeo che è stato un vero motore nella riunificazione dei vari popoli, promovendone libertà e dignità in una visione universale. Robert Schuman, padre della nuova Europa, vide in Colombano il suo patrono.

Fra Anselmo Tommasini, in Santi Irlandesi in Italia, pubblicato a Milano nel 1932, lo descrisse come “Santo irlandese gigantesco”.

Bobbio, crocevia naturale delle più importanti arterie durante il Medio Evo, con Colombano divenne la capitale di vita monastica e culturale e il centro, per molti secoli, di vita religiosa, filosofica, scientifica, artistica e sociale.

Petrarca, all’inizio del Rinascimento, e il Muratori dell’Illuminismo trovarono nell’Archivio Capitolare di Bobbio ben 150 manoscritti latini, anteriori al VII secolo, che portarono alla luce il De Re Publica di Cicerone, opere di Virgilio e Frontone, il Codice biblico K, solo per citarne alcuni. La maggior parte di tali codici si possono adesso ammirare nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, in quella Regia di Torino, a Napoli e a Vienna.

Poggio Bracciolini, il principe dell'umanesimo fiorentino, scoprì nei monasteri di Cluny e di San Gallo, molte orazioni di Cicerone del tutto nuove, Argonautica di Flacco, Silvae di Stazio e un Quintiliano integro.

Così gli irlandesi salvarono la civiltà.

Il contributo dato dai monaci irlandesi all’Europa è stato incalcolabile. Essi portarono valori perenni e speranza cristiana e furono i luminari del mondo occidentale. A loro siamo debitori per aver preservato la Bibbia, i Padri e i Classici,scrisse il Vescovo Milner. I loro monasteri divennero il deposito del passato e il punto di partenza per il futuro (Card. Henry Newman). Questo è tanto per una piccola nazione come l’Irlanda.

Colombano, Cataldo e tanti altri monaci irlandesi sono la roccia da cui siamo stati plasmati. La consapevolezza delle nostre radici e la memoria del passato sono una buona paideia per il nostro futuro europeo.

Siamo dell’opinione che per edificare su solide basi l’Unione Europea, non basta fare appello a un’unione meramente economica e commerciale o a interessi economici, che, se talvolta aggregano, altre volte dividono. Bisogna invece puntare su valori autentici, fondati sulla legge morale universale, iscritta nel cuore di ogni uomo e, quindi, su una autentica unità spirituale, etica e culturale, nonostante differenze religiose, etniche o di altra natura.

Senza l’Europa della Cultura, l’unione economica e politica potrebbe facilmente naufragare, come sta accadendo oggi. E tale Cultura implica il senso profondo di appartenere a una tradizione intellettuale e spirituale comune, di condividere una comune sorgente di rispetto per i valori della persona umana. Questa visione di cultura o di stile di vita, quale fondamento di tutti i valori, primo fra tutti il diritto alla vita della persona umana con una propria dignità e una sua vocazione escatologica, è stata rivendicata e promossa dai monaci irlandesi dal V secolo in poi, quale comune patrimonio antropologico, culturale ed etico, l’unico capace di nobilitare il pluralismo, integrare la ricchezza delle diverse identità culturali e religiose e fondare il cammino comune verso obiettivi sociali, civili, politici, spirituali e culturali, come il Congresso Eucaristico Internazionale di Dublino si auspica.

Enzo.farinella@gmail.com

PS. Come raggiungere l'Irlanda

Comapgnie aeree, quali Aer Lingus e Ryan Air hanno voli diretti da varie localitá italiane. In macchina ci si puó affidare al comfort di irishferries.com con traversate giornaliere dalla Francia o dall'Inghilterra.



Martedì 03 Aprile,2012 Ore: 15:57
 
 
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