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www.ildialogo.org DOPO IL PARTITO "FORZA ITALIA", "LA PADANIA": LAVORI IN CORSO PER "LA PATRIA IMMAGINARIA". Una nota di Ilvo Diamanti,a cura di Federico La Sala

L'UNITA' D'ITALIA E IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA PROPRIO ORA DI FARE CHIAREZZA! PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ...
DOPO IL PARTITO "FORZA ITALIA", "LA PADANIA": LAVORI IN CORSO PER "LA PATRIA IMMAGINARIA". Una nota di Ilvo Diamanti

Il "lancio" della Padania, lo ricordiamo, avviene tra il 1995-96, dopo la fine burrascosa dell’esperienza di governo con Berlusconi. Allora la Lega smette di parlare di federalismo - lo fanno tutti. E comincia a rivendicare prima l’indipendenza e poi la secessione. Per smarcarsi, per posizionarsi là dove nessuno la può raggiungere. Allora nasce la Padania


a cura di Federico La Sala

La patria immaginaria

di ILVO DIAMANTI *

"La Padania non esiste", ha sostenuto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, all’indomani della manifestazione di Pontida. Capitale simbolica della Patria "padana". Dove sono echeggiati discorsi che evocano il federalismo, la secessione. Distintamente o in alternativa. Come ha fatto il viceministro Castelli, minacciando: "Federalismo o secessione!".

Si potrebbe dire che, mai come oggi, la Lega abbia assunto centralità politica e culturale, in questo Paese disorientato. Perché mai come oggi il dibattito politico appare contrassegnato dal linguaggio introdotto - e imposto - dalla Lega. Tutto interno e intorno all’appartenenza e all’identità territoriale. Gianfranco Fini ha, infatti, pronunciato le sue critiche intervenendo a un seminario sul tema: "Patriottismo repubblicano e Unità d’Italia". Appunto: l’Unità d’Italia. Divenuta un tema centrale dell’agenda politica, proprio in vista del 150enario. Come tutto quel che riguarda l’Italia: l’inno di Mameli, la nazionale di calcio, il Tricolore. E, sotto il profilo dell’organizzazione dello Stato: il federalismo. Anche questa, una definizione largamente in-definita. Perché non è mai stato chiarito, fino in fondo, cosa si intenda. Quale Italia, con quali e quante regioni, macro-regioni, meso-regioni.

Tanto noi siamo ormai un laboratorio avanzato del riformismo. A parole. Capaci di lanciare la corsa al federalismo fiscale e, al contempo, di asfissiare Regioni e Comuni, dotati di poteri che non possono esercitare per assoluta mancanza di risorse. Capaci di affidare la stessa materia - il federalismo - a 3 (tre) ministri: Bossi, Calderoli e, da qualche giorno, Brancher. Questo Paese, ormai politicamente diviso tra Nord, Centro e Sud. Assai più che fra Destra e Sinistra. Oggi si trova, di nuovo, a discutere di Padania. Che è una patria immaginaria. Ma, tanto in quanto se ne parla, tanto in quanto diventa l’etichetta di prodotti e manifestazioni (dai campionati di calcio ai concorsi di bellezza ai festival della canzone), tanto in quanto è discussa: esiste. Come "invenzione", operazione di marketing. Ma c’è.

Per questo, le polemiche di questi giorni confermano l’importanza della Lega, come attore politico e - ripeto, senza timore di ironie - culturale. Perno di una maggioranza di centrodestra, altrimenti povera di radici e identità. Il problema, per la Lega è che anch’essa rischia di essere danneggiata dal crescente successo dei suoi miti e del suo linguaggio. Perché le impedisce di usare, come sempre, le parole e le rivendicazioni in modo plastico e allusivo. E, dunque, di muoversi in modo agile sulla scena politica. Anche in passato, d’altronde, l’invenzione della Padania, dopo un primo momento di successo, divenne un vincolo.

 Il "lancio" della Padania, lo ricordiamo, avviene tra il 1995-96, dopo la fine burrascosa dell’esperienza di governo con Berlusconi. Allora la Lega smette di parlare di federalismo - lo fanno tutti. E comincia a rivendicare prima l’indipendenza e poi la secessione. Per smarcarsi, per posizionarsi là dove nessuno la può raggiungere. Allora nasce la Padania. Che non è semplicemente il Nord. La patria dei produttori e dei lavoratori contro Roma ladrona e il Sud parassita. No. La Padania è una Nazione. Altra. Diversa dall’Italia. E quindi alternativa. In nome della Padania, Bossi e la Lega trionfano alle elezioni del 1996 (il risultato in assoluto più ampio raggiunto fino ad oggi). Promuovono una marcia lungo il Po, nel settembre successivo. A cui partecipano alcune decine di migliaia di persone. Poche per proclamare la secessione. Da lì il rapido declino della Lega Padana. Abbandonata da gran parte dei suoi elettori, che la volevano (e la vogliono) sindacalista del Nord a Roma. Non movimento irredentista di una Patria indefinita.

Per questo nel 1999 Bossi rientra nell’alleanza di centrodestra, accanto a Berlusconi. Per questo riprende la tela del federalismo. La secessione scompare. La Padania diventa un mito. Un rito da celebrare una volta all’anno. Che, tuttavia, oggi suscita imbarazzo. Come gli altri miti su cui poggia l’identità leghista. L’antagonismo contro Roma. La lotta contro l’Italia e contro lo Stato centrale. Perché oggi la Lega governa a Roma, a stretto contatto con i poteri centrali dello Stato nazionale italiano. Usa un linguaggio rivoluzionario, ma è un attore politico normale e istituzionalizzato.

Nel 1992 Gian Enrico Rusconi scrisse che la provocazione della Lega ci ha costretti a ragionare su cosa avverrebbe se cessassimo di essere una nazione. Ci ha imposto, cioè, di riflettere sulla nostra identità nazionale. Oggi, per ironia della storia, è la Lega - come ha sottolineato Fini - a trovarsi di fronte alla stessa questione. Se le sia possibile, cioè, "cessare di essere padana". Spiegando, apertamente, ai suoi stessi elettori e agli elettori in generale, dove si ponga. Fra l’Italia e la Padania. Federalismo e secessione. Opposizione e governo.

* la Repubblica, 22 giugno 2010

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Sul tema, in rete, si cfr.:

PRESIDENTE NAPOLITANO, PRESIDENTE AMIRANTE, IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI. Un invito e un appello a fare luce, a fare giorno

PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA DI FARE CHIAREZZA. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ...

 

GLI APPRENDISTI STREGONI E L’EFFETTO "ITALIA". LA CLASSE DIRIGENTE (INCLUSI I GRANDI INTELLETTUALI) CEDE (1994) IL "NOME" DEL PAESE AL PARTITO DI UN PRIVATO. Che male c’è?!



Martedì 22 Giugno,2010 Ore: 15:56
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 22/6/2010 20.02
Titolo:FARE FUTURO. Bossi: "10 milioni pronti a battersi"
Padania, ancora scontro Fini-Lega
Bossi: "10 milioni pronti a battersi"

La fondazione FareFuturo torna a polemizzare con il Carroccio sull'esistenza della Padania. Zaia e Cota: "Allora non esiste nemmeno la questione meridionale...". Sul sito di Generazione Italia la controeplica di Fini. Sondaggio Ispo: "Solo uno su dieci vuole la secessione"

ROMA - La querelle sulla Padania si arricchisce di un nuovo capitolo. I leghisti "urlano per non far sentire la verità". E "fanno fumo per nascondere l'assenza dell'arrosto". Sono questi i toni che FareFuturo 1, la fondazione vicina al presidente della Camera Gianfranco Fini, utilizza per replicare all'intervista rilasciata a Repubblica 2 dal leader del Carroccio Umberto Bossi. E cresce la polemica sull'esistenza della Padania, bollata da Fini come "un'invenzione lessicale". "Ci sono grosso modo 10 milioni di persone disposte a battersi per la Padania, quindi esiste" la nuova replica di Bossi. Il ministro degli Esteri Franco Frattini: "La Padania è uno slogan efficace inventato per gli elettori". Luca Zaia, governatore leghista del Veneto: "Se la Padania è un'invenzione allora lo sono anche il Sud e la questione meridionale". Intanto un sondaggio Ispo: "Solo il 10% dei cittadini del Nord è favorevole alla secessione e alla creazione della Padania".

FareFuturo. La replica dei finiani è affidata a un corsivo di Filippo Rossi. Che su FareFururo Web Magazine scrive: "Avevamo promesso di non polemizzare con la Lega per almeno un mese. Promessa infranta. Chiediamo umilmente scusa, ma non ne possiamo fare a meno". E ancora: "Loro urlano per non far sentire la verità. Fanno fumo per nascondere l'assenza dell'arrosto". Per Rossi, le argomentazioni usate da Zaia (che ha parlato di area socio-economia) non fanno altro che confermare la bontà delle posizioni di Fini. "La Padania che non esiste è quella di cui parla l'articolo primo dello Statuto della Lega Nord: la Padania come Repubblica Federale indipendente e sovrana".

Bossi: "Padania, eccome se esiste". "Ci sono grosso modo 10 milioni di persone disposte a battersi per la Padania: vuol dire che esiste". Così Umberto Bossi replica nuovamente al presidente della Camera, Gianfranco Fini. "Certo, non c'è lo stato padano, ma la Padania esiste" precisa il leader del Carroccio.

Zaia e Cota. I neo-governatori del Veneto e del Piemonte si schierano in difesa delle posizioni di Bossi. Per Roberto Cota, "Fini può dire quello che vuole, ma la Padania esiste. E' sempre esistita nella storia; esiste nella realtà socioeconomica e la controprova sono i nostri consensi, che aumentano sempre di più. Poi la provocazione di Luca Zaia: "Se la Padania è un'invenzione allora lo sono anche il Sud e la questione meridionale. La Padania intesa come area socio-culturale, economica e politica è una realtà censita a livello nazionale e internazionale dai più autorevoli osservatori".

La controreplica di Fini. "Accetto la sfida: sarò più presente al nord. Lì servono meno tasse, non badiere verdi". Il presidente della Camera affida al sito di Generazione Italia 3, attraverso una risposta ad un lettore del nord, la replica ai governatori del Carroccio. "Perdere tempo a discutere di una cosa che non esiste 4 (la Padania) ci mette fuori strada rispetto al problema vero: come permettere al motore economico dell’Italia di essere competitivo e vincente nell’economia globalizzata. E quindi meno tasse, meno burocrazia, meno lacci e lacciuoli".

"E non dimentichiamo - ha aggiunto il presidente della Camera - che non possiamo eliminare con un tratto di penna la questione meridionale: metà del Paese è nelle mani della criminalità organizzata e ha un reddito pro-capite di circa la metà rispetto a quello del Nord". Fini ha concluso precisando che, dal suo punto di vista, la "favola-Padania" serve solo "a gridare contro "Roma ladrona" per poi però continuare a lasciare tutto così com'è".

Il sondaggio Ispo. Soltanto il 10 per cento dei cittadini del Nord, Emilia Romagna esclusa, è favorevole alla secessione e alla creazione della Padania come stato indipendente. Sono questi i dati di un sondaggio rivelati dal presidente dell'ISPO Renato Mannheimer. E il "sentimento secessionista" non sarebbe diffuso neanche tra la maggioranza degli elettori della Lega. Per Mannheimer, "all'interno degli elettori della Lega, il 40% circa vuole staccarsi dal resto dell'Italia. Il sentimento secessionista è più forte in Veneto, seguono Lombardia e Piemonte".

* la Repubblica, 22 giugno 2010

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