- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (435) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org I BAMBINI GIUDICANO I LORO GENITORI,di Daniela Zini

I BAMBINI GIUDICANO I LORO GENITORI

Quando il divorzio esplode, i figli implodono!


di Daniela Zini

14 ottobre 2012

I BAMBINI GIUDICANO I LORO GENITORI

“I figli iniziano con l’amare i loro genitori. Crescendo, li giudicano. Raramente, se non mai, li perdonano.”

Oscar Wilde

di

Daniela Zini

Dici: è faticoso frequentare i bambini.
Hai ragione.
Aggiungi: perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, scendere, piegarsi, farsi piccoli.
Ti sbagli.
Non è questo l’aspetto più faticoso.

È piuttosto il fatto di essere costretti a elevarsi, fino all’altezza dei loro sentimenti.
Di stiracchiarsi, allungarsi, sollevarsi sulle punte dei piedi.
Per non ferirli.


Janusz Korczac

I miei genitori si sono separati quando io avevo dieci anni e si sono fatti una guerra senza fine, per dieci anni, a colpi di processo.

Ne conservo un ricordo di incomprensione totale e di abbandono.

Di vergogna, anche, nei confronti degli altri bambini.

Questa capacità di mettere a tacere fatti che, tuttavia, sentivo così profondamente da non dimenticarli mai più, è uno dei tratti che più mi colpiscono, quando rievoco i miei primi anni:

“Della casa paterna, in cui trascorsi i primissimi anni della mia infanzia, ho vaghi ricordi, quasi inesistenti. Quando a tre anni, per mano a mio padre, mi preparavo a lasciarla definitivamente per andare a vivere con i nonni paterni, voltandomi per l’ultima volta, sentivo che non l’avrei rivista mai più. Sebbene, in un atto supremo di orgoglio, mi infliggessi di non piangere, nondimeno gli incipienti tormenti, le stesse speranze e quel dover riprendere ogni giorno una segreta battaglia con me stessa e con le cose circostanti, per trovarmi sempre al punto di partenza, avevano insinuato i primi germi del dubbio, una precoce malinconia, che mi faceva presagire il male, cercare la solitudine e cadere in viziosi ripiegamenti.

Ogni spiegazione tra me e mio padre sarebbe stata inutile: sapevamo. Fatta di sguardi e di silenzi, la nostra intesa, un misto di accordo e di complicità, su cui sarebbero stati improntati gli anni a venire, era perfetta.

Avevo un passato, un pesante fardello che la strada da percorrere avrebbe reso più gravoso da portare. Ebbi sentore del futuro, del vuoto; esitai, come colta da vertigine, sul limitare di un baratro, vidi roteare vorticosamente intorno a me in una danza macabra quello che era stato, mi era tutto chiaro e nelle tinte più scure, strinsi più forte la mano di mio padre, non capì e mi trascinò con lui avanti, sempre più avanti, per una via che per me non avrebbe avuto incognite, ma un’unica certezza: a percorrerla sarei stata sola.

Calibrai le mie forze e la loro esiguità mise a nudo tutta la mia impotenza: avrei dovuto lottare molto e la mia vittoria finale non era neppure sicura. In silenzio, all’ombra dei miei pochi anni e al riparo dagli attacchi di quanti sottovalutavano la mia età, avrei forgiato le mie armi e affilato quelle già a mia disposizione.

Puntando il dito in avanti in un punto invisibile della crosta terrestre, sarei andata diritta alla meta prefissa senza soste, senza ritardi, senza voltarmi; inflessibile con me stessa non mi sarei risparmiata, non avrei ceduto alle incertezze dell’avventura; senza mendaci illusioni, da conquistatrice, che non ci si sarebbe fatto scrupolo di ostacolare, mi sarei preparata a occupare uno spazio di terra che non mi era stato garantito.

Unico arbitro della mia vita, non avrei deluso me stessa.”

dal mio libro Il mio ultimo pensiero sarà per il Re

Crescendo, ho appreso a costruirmi sulle mie faglie…

Non mi sono sposata, non ho avuto figli, ma, come tutti coloro che hanno sofferto della separazione dei loro genitori, credo, sempre, nel grande Amore e penso che mon Prince Charmant esista ben nascosto, ma da qualche parte!

Ho voluto portare la mia testimonianza, perché il divorzio è ben altra cosa che una sorta di solde de tout compte tra due coniugi in freddo. Nessuno mi farà mai credere che si entri in uno studio di avvocato come si va dal dentista, torturati da una carie dolorosa da curare di tutta urgenza.

Il divorzio è una “dissoluzione”, non una “soluzione”.

In un’epoca in cui tutto si consuma e si getta, è divenuto un “bene di consumo” e i bambini moneta di scambio.

Precisamente!

I bambini sono le ultime ruote del carro: si pretende di prendere delle decisioni di “giustizia” nei loro confronti in nome della loro pretesa “protezione” o del loro preteso “interesse”, ma NESSUNO li ha mai consultati… neppure i propri genitori.

E su questa monumentale balla, NESSUNO ha, mai, espresso il minimo rammarico, né in privato né in pubblico.

Per quanto lontano ci si spinga nella storia della famiglia occidentale, noi siamo confrontati con il potere paterno che accompagna, sempre, l’autorità maritale.

Se si crede agli storici e ai giuristi, questa doppia autorità troverebbe la sua origine lontana in India. Nei testi sacri dei Veda, degli Arya, dei Brahmani e dei Sutra, la famiglia è considerata un gruppo religioso, di cui il padre è il solo capo. Come tale, ha funzioni essenzialmente giudiziarie: incaricato di vegliare sulla buona condotta dei membri del gruppo familiare, donne e uomini, è il solo responsabile delle loro azioni di fronte alla società intera. Il suo potere si esprime, dunque, innanzitutto, con un diritto assoluto di giudicare e di punire.

I poteri del capo di famiglia, magistrato domestico, si ritrovano quasi immutati nell’Antichità, anche se sono attenuati nella società greca e accentuati presso i romani. Cittadina di Atene o di Roma, la donna era mantenuta, per tutta la vita, in uno status di inferiorità, poco diverso da quello dei suoi figli.

Si deve attendere la parola di Cristo perché le cose cambino, almeno in teoria.

Guidato da quel principio rivoluzionario che è l’Amore, Gesù proclamò che l’autorità paterna non fosse stabilita nell’interesse del padre, ma nell’interesse del figlio e che la sposa-madre non fosse sua schiava, ma sua compagna.

Predicando l’Amore per il prossimo Cristo metteva un freno all’autorità, da ovunque essa venisse.

E questo è tutto.

Daniela Zini

Copyright © 14 ottobre 2012 ADZ

Pubblicato su http://www.danielazini.ilcannocchiale.it




Luned́ 15 Ottobre,2012 Ore: 16:47
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Spazio aperto

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info