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www.ildialogo.org I NUOVI PADRONI DEL MONDO: i grandi marchi tessili e i lavoratori schiavi al Filmstudio di Savona,di Renata Rusca Zargar

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I NUOVI PADRONI DEL MONDO: i grandi marchi tessili e i lavoratori schiavi al Filmstudio di Savona

di Renata Rusca Zargar

Continua il percorso formativo degli alunni del Liceo Artistico di Savona attraverso proiezioni presso il Film Studio, promosse da Altro Mercato, all’interno della campagna nazionale “Io Equo 2013-2015”, con il contributo della Regione Liguria.
Dopo “The dark side of chocolate” e “Tambien la lluvia”, è stato il turno del documentario “I nuovi padroni del mondo”, vincitore del Prix Leonardo 2003 come miglior film per un futuro sostenibile.
Nel documentario si parla dell’Indonesia dove, nel 1965, col sostegno degli Stati Uniti, salì al potere il generale Suharto, che sciolse i sindacati, ridusse la libertà di stampa, eliminando, tra l’altro, più di un milione di persone. Come tutti i dittatori affamati solo di potere e ricchezze, incoraggiò gli investimenti esteri permettendo la corruzione e lo sfruttamento schiavistico dei lavoratori. (L’Indonesia, tra l’altro, è uno dei paradisi dove si recano i nostri mariti e parenti maschi per incontrare prostitute minorenni: solo a Giacarta, secondo l’Organizzazione Mondiale del Lavoro, ci sono 5mila bambini che si prostituiscono.)
Nel cortometraggio, vengono mostrate le condizioni disumane dei lavoratori che producono abbigliamento per marchi prestigiosi. Le multinazionali che hanno delocalizzato per produrre a meno prezzo, nonostante gli enormi guadagni, non riescono neppure a offrire un salario e condizioni sufficienti di vita ai lavoratori che li fanno guadagnare tanto! Il documentario è disponibile in italiano al link: https://www.youtube.com/watch?v=e17AeJ2_cgA
Subito dopo, è stata proiettata la replica di “Presa diretta” di Rai3 del 17 marzo 2014 dal titolo “Made in Italy”, che analizza la produzione tessile in Bangladesh, dove i grandi marchi di tutto il mondo vanno a produrre i loro capi, sfruttando il bassissimo costo della mano d’opera. Un anno fa è crollata la fabbrica di Rana Plaza, già dichiarata inagibile, lasciando sotto le macerie più di mille lavoratori. (http://www.presadiretta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-a911a5f8-e565-4800-8d1e-9f7f98985322.html)
La situazione è, dunque, simile in tanti paesi dove gli operai non hanno diritti neppure come persone. Spesso essi sono chiusi dall’esterno dentro i capannoni o gli edifici sede delle produzioni, non ci sono uscite di sicurezza, così, ad esempio, in caso di incendio essi non possono fuggire, oppure lavorano in edifici fatiscenti, a rischio di crollo, l’orario è disumano, non possono protestare e i sindacati non hanno accesso ai luoghi di lavoro.
Che cosa possiamo fare noi consumatori che non vogliamo essere complici di tanto dolore e tragedie? Nel documentario, si invitava a scrivere alle aziende produttrici, a chiedere se vengono rispettati i diritti dei lavoratori, se le condizioni sono umane.
Ci si può informare, però, anche al sito Abiti Puliti (http://www.abitipuliti.org/) dove ci si tiene al corrente riguardo le condizioni di lavoro dell’industria tessile globale, e dove il consumatore impara come far pressione su imprese e governi per salvare tante vite umane.
Infine, esiste anche Critical Fashion (http://www.criticalfashion.it/), un’“altra moda” etica, creata con tessuti biologici, prodotti a basso impatto ambientale, materiali riciclati o di riuso, materie prime organiche, tinture vegetali, ecc., con una scelta di packaging e una distribuzione attenta all’impatto ambientale. Una produzione che rispetta i diritti dei lavoratori, siano essi impiegati in laboratori di confezione italiana, in aziende del commercio equo o in progetti sociali all’estero.
Il primo passo che tutti noi possiamo fare e che non ci costa nulla è ricordare di non buttare mai tessuti nella spazzatura, risparmiando così sulle fibre vergini e diminuendo il materiale delle discariche. Oltre ai cassonetti gialli, anche certi negozi raccolgono i tessuti usati per poterli riutilizzare, eventualmente anche per fare stracci o imbottiture di auto, divani, ecc.
Esistono pure testi per approfondire le informazioni (http://libri.terre.it/libri/collana/21/libro/376/Fashion-In-Fiber-Recovery/; http://libri.terre.it/libri/collana/0/libro/314/Vestiti-che-fanno-male) in modo da diventare consumatori consapevoli ma sempre alla moda!
Renata Rusca Zargar



Lunedì 03 Novembre,2014 Ore: 19:48
 
 
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