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www.ildialogo.org FINANZIAMENTI PUBBLICI ALLE SCUOLE PRIVATE: IL CARD. BAGNASCO “RILEGGE” LA COSTITUZIONE  ,da Adista Notizie n. 18 del 18/05/2013

FINANZIAMENTI PUBBLICI ALLE SCUOLE PRIVATE: IL CARD. BAGNASCO “RILEGGE” LA COSTITUZIONE  

da Adista Notizie n. 18 del 18/05/2013

37157. ROMA-ADISTA. Intervento a “gamba tesa” del presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Angelo Bagnasco, alla vigilia del referendum consultivo promosso dal Comitato “Articolo 33” – si voterà il prossimo 26 maggio – per bloccare i finanziamenti del Comune di Bologna alle scuole dell’infanzia paritarie private e destinarli interamente a quelle comunali e statali (v. Adista Notizie n. 41/12 e Adista Segni Nuovi n. 17/13).
«I promotori della consultazione si appellano, come sovente accade, all’articolo 33 della Costituzione, secondo il quale il diritto di istituire scuole e istituti di educazione da parte di enti e privati deve avvenire “senza oneri per lo Stato”», ha detto Bagnasco nella sua relazione al convegno “La Chiesa per la scuola”, promosso a Roma dalla Cei lo scorso 3-4 maggio. «Nel caso delle scuole paritarie – ha proseguito – non si tratta di un onere nei confronti dello Stato in quanto, sebbene esso contribuisca economicamente al loro sostentamento, è ben di più quanto esse fanno risparmiare alla collettività rispetto a quanto ricevono da essa. Non si tratta dunque in alcun modo di un onere, e per questo risulta pretestuoso il riferimento all’articolo in questione». E snocciola una serie di dati: «Le scuole paritarie rappresentano il 24% delle scuole italiane; la maggioranza sono scuole dell’infanzia, che raccolgono spesso bambini per i quali non c’è posto nelle strutture statali, e scuole primarie. Educano circa il 10% della popolazione scolastica, ma ricevono dallo Stato solo l’1% della quota stanziata per gli istituti. Inoltre è noto a tutti che, mentre il costo medio annuo per ogni alunno della scuola statale si aggira sui 7 mila euro, l’erario ne stanzia per ogni alunno delle scuole paritarie appena 500. Moltiplicando le cifre, risulta che le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato 6 miliardi di euro l’anno». Un ragionamento, quello del presidente della Cei, errato nella sua ovvietà: le scuole paritarie fanno risparmiare lo Stato perché le famiglie pagano rette più o meno dispendiose; ma se il finanziamento pubblico fosse più elevato, come chiede Bagnasco, il presunto risparmio non ci sarebbe più.
La Costituzione italiana, argomenta il capo dei vescovi, «riconosce alla famiglia il dovere e il diritto di educare e istruire i figli secondo una linea educativa liberamente scelta». «Si tratta di una grave manipolazione perché questa affermazione non è affatto contenuta nella Costituzione», rileva Antonia Sani, coordinatrice dell’associazione “Per la scuola della Repubblica”. In ogni caso, dal presunto riconoscimento costituzionale, discenderebbe, secondo Bagnasco, il diritto per i genitori di mandare i propri figli nelle scuole cattoliche, mantenute dallo Stato. La stampella normativa – e su questo punto è difficile dar torto al presidente della Cei – è la legge 62 del 2000, fortemente voluta dall’allora ministro della Pubblica istruzione Luigi Berlinguer, la quale stabilì che «il sistema nazionale di istruzione è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali». Nonostante queste disposizioni, protesta Bagnasco, «permangono svariate difficoltà applicative della legge». La parità, chiede il cardinale, «deve divenire effettiva, per evitare dannose conflittualità e far sì che tra esse (scuola statale e scuola paritaria, ndr) si stabilisca un rapporto realmente costruttivo».
«Senza oneri per lo Stato è l’unico punto fermo della Costituzione, sagacemente previsto dai nostri padri costituenti, che va ribadito», spiega Antonia Sani. «Se fosse integralmente rispettato, e non calpestato dalle convenzioni e dalla legge istitutiva delle scuole private paritarie, si potrebbe rispondere alle esigenze di tutti quei cittadini che oggi si vedono costretti a frequentare scuole private, spesso a indirizzo religioso, a causa dell’insufficienza e dell’inadeguatezza di tanti edifici pubblici. Ovviamente, resta intatta la libertà di scelta di coloro che desiderano frequentare una determinata scuola privata, alla quale perverranno sostegni di privati, non dello Stato».
«La difesa ad oltranza del diritto della scuola confessionale ad essere finanziata, in contrasto con il dettato costituzionale, costituisce da sempre un ostacolo alla nascita di una comune volontà per realizzare un sistema scolastico pubblico in cui la formazione dei futuri cittadini/e fosse affidato al confronto fra tutte le culture; tanto più oggi in tempo di crisi», intervengono le Comunità cristiane di base, che «hanno fatto della difesa della scuola pubblica un campo in cui esercitare il loro impegno per una società giusta, egualitaria, libera, autenticamente democratica, considerando le scuole confessionali un residuo del passato». Il referendum di Bologna «è un’occasione da cogliere per offrire un tale contributo schierandosi apertamente dalla parte dei cittadini/e impegnati a riaffermare il dettato costituzionale: enti e privati hanno diritto ad istituire scuole ma “senza oneri per lo Stato”». (luca kocci)

Articolo tratto da
ADISTA
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Sabato 18 Maggio,2013 Ore: 22:46
 
 
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