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www.ildialogo.org Il Ministero per l’istruzione firma un Protocollo d’Intesa con l’Associazione Biblia,di Agenzia NEV del 19/05/2010

Scuola/2.
Il Ministero per l’istruzione firma un Protocollo d’Intesa con l’Associazione Biblia

di Agenzia NEV del 19/05/2010

Scopo ne è la promozione della conoscenza della Bibbia


Roma (NEV), 19 maggio 2010 - La firma era avvenuta lo scorso 29 marzo quando il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR) aveva stipulato un’intesa con l'Associazione Biblia (www.biblia.it) per promuovere "la conoscenza della Bibbia in un'ottica laica", considerando questo testo "una componente essenziale di tutte le culture dell'Occidente". Un passo avanti si è compiuto lo scorso 13 maggio quando alcuni funzionari del MIUR hanno incontrato la commissione incaricata da Biblia di dare concreta attuazione all’Intesa: ne fanno parte Paolo Naso (La Sapienza - Università di Roma), Marinella Perroni (Pontificio Ateneo Sant'Anselmo di Roma) e Gian Gabriele Vertova (già docente di Lettere al Liceo Classico Statale "P. Sarpi" di Bergamo e dirigente del Centro Studi e Documentazione La Porta di Bergamo).

Il protocollo non prevede l'istituzione di una "materia" aggiuntiva ma la promozione della conoscenza della Bibbia all'interno delle diverse materie o in percorsi interdisciplinari attivati dalle singole scuole. Starà quindi a Biblia e alla sua rete di contatti promuovere "interventi formativi finalizzati ad offrire chiavi di lettura e interpretazioni interdisciplinari della Bibbia in riferimento agli ambiti storico, artistico, filosofico, etico, giuridico e letterari, e progettare percorsi di lettura del testo biblico rivolti agli studenti dei diversi livelli di istruzione".

L’iniziativa, promossa da una associazione laica e aconfessionale, ha un carattere squisitamente culturale e non interferisce con l’insegnamento religioso confessionale (IRC). “Siamo nella fase di avvio di un progetto importante e innovativo - spiega Paolo Naso - che speriamo possa contribuire a dare il senso della rilevanza culturale di un testo come la Bibbia che in Italia, dove pure tanto si parla di religione, risulta essere ampiamente sconosciuto. E’ fondamentale che a proporlo sia un’associazione laica, e che lo faccia in uno spirito di attenzione e di rispetto di tutte le culture, religiose e non religiose. Per il mondo protestante al quale appartengo è una grande opportunità per condividere il legame e la passione per un testo che tanta parte ha avuto nella storia ed ha nella cultura del mondo contemporaneo”.

Per parte sua il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Massimo Aquilante, si è rallegrato dell’iniziativa: “Da una parte tende a colmare una grave lacuna di conoscenze - ha affermato - e dall’altra apre spazio a una presenza di culture e temi religiosi in una prospettiva non confessionale. Ce n’è molto bisogno nella scuola come nella società italiana”.



Sabato 22 Maggio,2010 Ore: 20:24
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 25/5/2010 10.42
Titolo:Ora di religione, non di catechismo ...
Ora di religione, non di catechismo

di Sergio Luzzatto

“Il Sole 24 Ore”, 23 maggio 2010


Le cronache di questi giorni hanno veicolato due notizie significative provenienti da Trastevere,
cioè dal ministero della Pubblica istruzione. Entrambe sono state riprese dalla stampa, ma ciascuna
per suo conto: come se non avessero nulla a che fare l'una con l'altra. Vale invece la pena di tenerle
unite, e di abbozzare una riflessione sul loro significato congiunto.


La prima notizia riguarda il pronunciamento del Consiglio di stato sul fatto che l'ora di religione "fa
media" nelle pagelle degli alunni.

Smentendo una precedente sentenza del Tar, il Consiglio di stato
ha stabilito come, nel momento in cui uno studente sceglie di "avvalersi" (secondo il fatidico gergo
concordatario) dell'ora di religione cattolica, tale materia diventa a tutti gli effetti obbligatoria e
dunque concorre all'attribuzione del credito scolastico. Per parte sua, il ministro Mariastella
Gelmini ha dichiarato di accogliere "con soddisfazione" tale pronunciamento.


La seconda notizia riguarda la prima riunione di un comitato paritetico composto da funzionari del
ministero della Pubblica istruzione e da rappresentanti di un'associazione chiamata Biblia, avente
per mandato di promuovere la lettura della Bibbia nelle scuole. In seguito alla firma di un
protocollo d'intesa con il ministero, l'associazione Biblia - laica e aconfessionale - s'impegna a
«progettare percorsi di lettura del testo biblico rivolti agli studenti dei diversi livelli d'istruzione in
riferimento agli ambiti storico, artistico, etico, giuridico e letterario». Secondo indiscrezioni
provenienti da Viale Trastevere, la sperimentazione didattica prenderà le mosse dal biennio delle
scuole superiori, presumibilmente nell'ambito delle ore d'italiano.


Questa seconda notizia va
considerata senz'altro come buona. E non soltanto perché suggella il prolungato impegno
dell'associazione Biblia, a partire da un appello culturalmente e religiosamente "trasversale" firmato
nel 2005 da intellettuali del calibro di Giuseppe De Rita, Margherita Hack, Amos Luzzatto, Claudio
Magris. una buona notizia perché sembra preludere a un insegnamento "disinteressato" dell'Antico e
del Nuovo Testamento: insegnamento funzionale non alla catechesi (cioè all'indottrinamento) dei
bambini e dei ragazzi, ma alla loro formazione tout court.


Come non sognare una scuola italiana dove la lettura della Bibbia diventi finalmente un percorso
conoscitivo, un'avventura intellettuale, un'occasione di contaminazioni culturali? E se non ora,
quando? Proprio in quanto le nostre scuole tendono a farsi sempre più "miste", accogliendo alunni
delle più varie origini e fedi, il Libro delle tre religioni (Ebraismo, Cristianesimo, Islam) dovrebbe
imporsi come una lettura più che opportuna: una lettura necessaria per capire chi siamo e da dove
veniamo, per imparare qualcosa di profondo sulle famose "radici comuni dell'Europa".


Ma è a questo punto che le due notizie giunte da Viale Trastevere vanno sommate l'una all'altra, e
pongono un problema. Oppure, quanto meno, evidenziano un paradosso. È il paradosso per cui il
ministro Gelmini può cantare vittoria per l'ora di religione che obbligatoriamente va calcolata nei
crediti scolastici, e insieme può riconoscere - promuovendo una lettura aconfessionale della Bibbia
in orari diversi della didattica - che quell'ora di religione non è altro (giusto il Concordato) che
un'ora di catechismo.


In fondo, è come se il ministro ammettesse così che l'ora di religione non coincide con l'ora della
Bibbia. E così facendo, il nostro ministro della Pubblica istruzione rende omaggio - forse senza
saperlo - a una tradizione ultrasecolare dell'Italia cattolica: al bronzeo principio della Controriforma
secondo cui un conto è saper leggere i testi sacri, tutt'altro conto è essere buoni cristiani. Ma
entrambe le cose, secondo il ministro, dovranno "fare media" il giorno degli scrutini, se non proprio
il giorno del Gindizio universale

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