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www.ildialogo.org ALLE SUPERIORI, LA BIBBIA IN CLASSE NELLE ORE DI ITALIANO. Una nota di Marco Garzonio,a cura di Federico La Sala

BERLUSCONISMO(DI DESTRA E DI SINISTRA), CHIESA CATTOLICA, E COSTITUZIONE (SOTTO I PIEDI). OLTRE L'ORA DI RELIGIONE CATTOLICA (CON CREDITO), NELLA LOGICA DELL'INCIUCIO, DELLA FURBIZIA, E DEGLI AFFARI ...
ALLE SUPERIORI, LA BIBBIA IN CLASSE NELLE ORE DI ITALIANO. Una nota di Marco Garzonio

Da un punto di vista tecnico non verrà introdotta una nuova materia, né sarà toccata l’ora di religione; di fatto si creeranno le condizioni per aggiornare contenuti e svolgimento dei programmi. Secondo una prima ipotesi ministeriale l’esperienza pilota dovrebbe essere riservata al biennio delle superiori all’interno delle ore di italiano.


a cura di Federico La Sala

La Bibbia in classe. Corso alle superiori nelle ore di italiano

di Marco Garzonio (Corriere della Sera, 18 maggio 2010)

Come l’Eneide, l’Iliade, L’Odissea anche la Bibbia entra nelle scuole. È stato firmato il protocollo d’intesa tra Ministero dell’Istruzione e Biblia (associazione laica e aconfessionale che da anni lavora al progetto) e una commissione mista è all’opera per predisporre proposte e materiali da inviare a tutti gli istituti dopo l’estate. L’innovazione è di portata storica. Si promuoverà infatti la conoscenza della Bibbia all’interno delle diverse materie e in percorsi interdisciplinari. Verranno offerti strumenti didattici e persone competenti per mostrare ai ragazzi come il testo sacro ha permeato opere letterarie, filosofia, arte, storia ed è vivo in esse. Da un punto di vista tecnico non verrà introdotta una nuova materia, né sarà toccata l’ora di religione; di fatto si creeranno le condizioni per aggiornare contenuti e svolgimento dei programmi. Secondo una prima ipotesi ministeriale l’esperienza pilota dovrebbe essere riservata al biennio delle superiori all’interno delle ore di italiano.

Il proposito, insomma, è far ritrovare le radici spirituali del pensiero e delle espressioni poetiche, risalire alla fonte originale là dove i geni dell’umanità hanno tratto materia e ispirazione, creare nessi e scoprire risonanze. Dar spazio alla Bibbia è un modo per destare curiosità negli studenti, dare spessore a insegnamenti che spesso sembrano lontani dalle domande di senso dei giovani. E son tante: anche se loro possono essere goffi o smodati nell’esprimerle, così da creare negli adulti alibi all’incapacità di stare ad ascoltarle e, soprattutto, a comprenderle. Gli effetti di questa moderna rivoluzione pedagogica sono destinati a coinvolgere i nostri figli, certo; ma possono investire imodi della convivenza oggi. In un’epoca in cui pare prevalente la logica del conflitto, proporre la Bibbia nella scuola è porre le premesse per ristabilire una verità spesso in ombra: Ebrei, Cristiani, Musulmani vengono da lì; dal Libro per antonomasia tutti traggono valori religiosi e umani insieme.

Attraverso i riferimenti al testo sacro si possono certo ricostruire diversità, vicende di tensioni e di scontri, ma la frequentazione della pagina ispirata da Dio, il misurarsi con l’attualità del suo messaggio, è anche l’occasione per stare assieme, ritrovarsi, dialogare, individuare riferimenti e progetti comuni. L’esperienza insegna come l’approccio diretto alla Parola divina, il silenzio e il clima di preghiera da essa suscitati avvicinano nel profondo. Sono le teologie, invece, ad indossare spesso l’elmetto, a creare le condizioni per cercar di tirare Dio dalla propria parte, appropriarsene e mettergli una casacca, autocandidarsi ad essere unici interpreti autentici.

Portare la Bibbia nella scuola, senza creare una nuova ora, né pensare a concorrenze con l’insegnamento confessionale della religione cattolica può costituire un’opportunità preziosa per diffondere un messaggio di cittadinanza condivisa, di ricerca pacifica in un destino comune, se l’approccio sarà quello giusto, fatto di grande competenza e di libertà. Sul primo termine del binomio sembra non vi siano dubbi. Alle spalle del movimento promosso da Biblia stanno personalità quali mons. Gianfranco Ravasi, Giuseppe De Rita, Claudio Magris, Tullio De Mauro, Umberto Eco, Amos Luzzatto, Margherita Hack, Tullia Zevi, per citare solo alcune delle oltre diecimila firme apposte al primo appello a sostegno dell’iniziativa. Ma anche il riferimento alla libertà sembra garantito.

I due protagonisti, il Ministero e gli esperti di Biblia, metteranno a disposizione materiali e anche una qualche risorsa, ma saranno poi i singoli istituti, in omaggio all’autonomia didattica, a decidere di recepire l’invito e di fare proprio il nuovo corso. Presidi e insegnanti, certo, ma anche genitori, famiglie, associazioni che in qualche modo si muovono intorno al mondo della scuola dovranno dimostrare di crederci. E chissà mai che non siano forse gli studenti stessi per primi a chiedere che l’occasione sia colta al volo. Ricambiando la fiducia che viene riposta in loro.

_____

Sul tema, in rete, si cfr.:

COSA SIGNIFICA ESSERE ITALIANI ED ITALIANE. LA LEZIONE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI - di Piero Calamandrei.

VIVA L’ITALIA. LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. 
  Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico.

lL "LOGO" DELLA SAPIENZA, L’UMANITA’, E L’ACQUA. 
  PAESE IMPAZZITO: FORZA "CHE RùBINO" TUTTO E TUTTI !!!

 NEL NOME DI DIO "MAMMONA" ("DEUS CARITAS EST", 2006)!!! 
  UNA VULGATA DEI MERCANTI DEL TERZO MILLENNIO (AVANTI CRISTO).

MONSIGNOR RAVASI, MA NON E’ POSSIBILE FARE CHIAREZZA? SI TRATTA DELLA PAROLA FONDANTE E DISTINTIVA DELLA FEDE CRISTIANA!!! DIO E’ AMORE ("Charitas") O MAMMONA ("Caritas")?! Ha dimenticato l’esortazione di Papa Wojtyla ("Se mi sbalio, mi coriggerete")?!

LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica") e canta "Forza Italia", con il suo "Popolo della libertà" (1994-2010).

 

 



Martedì 18 Maggio,2010 Ore: 21:11
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 25/5/2010 10.46
Titolo:Ora di religione, non di catechismo ...
Ora di religione, non di catechismo

di Sergio Luzzatto

“Il Sole 24 Ore”, 23 maggio 2010


Le cronache di questi giorni hanno veicolato due notizie significative provenienti da Trastevere,
cioè dal ministero della Pubblica istruzione. Entrambe sono state riprese dalla stampa, ma ciascuna
per suo conto: come se non avessero nulla a che fare l'una con l'altra. Vale invece la pena di tenerle
unite, e di abbozzare una riflessione sul loro significato congiunto.


La prima notizia riguarda il pronunciamento del Consiglio di stato sul fatto che l'ora di religione "fa
media" nelle pagelle degli alunni.

Smentendo una precedente sentenza del Tar, il Consiglio di stato
ha stabilito come, nel momento in cui uno studente sceglie di "avvalersi" (secondo il fatidico gergo
concordatario) dell'ora di religione cattolica, tale materia diventa a tutti gli effetti obbligatoria e
dunque concorre all'attribuzione del credito scolastico. Per parte sua, il ministro Mariastella
Gelmini ha dichiarato di accogliere "con soddisfazione" tale pronunciamento.


La seconda notizia riguarda la prima riunione di un comitato paritetico composto da funzionari del
ministero della Pubblica istruzione e da rappresentanti di un'associazione chiamata Biblia, avente
per mandato di promuovere la lettura della Bibbia nelle scuole. In seguito alla firma di un
protocollo d'intesa con il ministero, l'associazione Biblia - laica e aconfessionale - s'impegna a
«progettare percorsi di lettura del testo biblico rivolti agli studenti dei diversi livelli d'istruzione in
riferimento agli ambiti storico, artistico, etico, giuridico e letterario». Secondo indiscrezioni
provenienti da Viale Trastevere, la sperimentazione didattica prenderà le mosse dal biennio delle
scuole superiori, presumibilmente nell'ambito delle ore d'italiano.


Questa seconda notizia va
considerata senz'altro come buona. E non soltanto perché suggella il prolungato impegno
dell'associazione Biblia, a partire da un appello culturalmente e religiosamente "trasversale" firmato
nel 2005 da intellettuali del calibro di Giuseppe De Rita, Margherita Hack, Amos Luzzatto, Claudio
Magris. una buona notizia perché sembra preludere a un insegnamento "disinteressato" dell'Antico e
del Nuovo Testamento: insegnamento funzionale non alla catechesi (cioè all'indottrinamento) dei
bambini e dei ragazzi, ma alla loro formazione tout court.


Come non sognare una scuola italiana dove la lettura della Bibbia diventi finalmente un percorso
conoscitivo, un'avventura intellettuale, un'occasione di contaminazioni culturali? E se non ora,
quando? Proprio in quanto le nostre scuole tendono a farsi sempre più "miste", accogliendo alunni
delle più varie origini e fedi, il Libro delle tre religioni (Ebraismo, Cristianesimo, Islam) dovrebbe
imporsi come una lettura più che opportuna: una lettura necessaria per capire chi siamo e da dove
veniamo, per imparare qualcosa di profondo sulle famose "radici comuni dell'Europa".


Ma è a questo punto che le due notizie giunte da Viale Trastevere vanno sommate l'una all'altra, e
pongono un problema. Oppure, quanto meno, evidenziano un paradosso. È il paradosso per cui il
ministro Gelmini può cantare vittoria per l'ora di religione che obbligatoriamente va calcolata nei
crediti scolastici, e insieme può riconoscere - promuovendo una lettura aconfessionale della Bibbia
in orari diversi della didattica - che quell'ora di religione non è altro (giusto il Concordato) che
un'ora di catechismo.


In fondo, è come se il ministro ammettesse così che l'ora di religione non coincide con l'ora della
Bibbia. E così facendo, il nostro ministro della Pubblica istruzione rende omaggio - forse senza
saperlo - a una tradizione ultrasecolare dell'Italia cattolica: al bronzeo principio della Controriforma
secondo cui un conto è saper leggere i testi sacri, tutt'altro conto è essere buoni cristiani. Ma
entrambe le cose, secondo il ministro, dovranno "fare media" il giorno degli scrutini, se non proprio
il giorno del Gindizio universale

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