- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (1)
Visite totali: (302) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Insegnanti aggrediti,di Franco Casati

Scuola
Insegnanti aggrediti

di Franco Casati

Sono un professore emerito, in pensione da dieci anni, prima della riforma Fornero. Quando mi congedai dalla scuola dissi ai miei colleghi che, se le cose andavano avanti così, quello dell’insegnante non sarebbe più stato un mestiere praticabile, se non davanti a uno schermo separato dalla classe. Fui profeta di sventura. Durante gli ultimi anni di insegnamento, trascorsi in una scuola media di quartiere, dato il comportamento di diversi alunni, italiani e stranieri, turbolento e al limite del delinquenziale, mi chiedevo se io fossi lì per fare l’educatore o il domatore. Anche se non ho mai smesso di pensare che un insegnante di materie letterarie in una scuola dell’obbligo dovesse porsi come meta educativa quella di formare dei cittadini responsabili, attraverso gli strumenti dell’educazione e della cultura. Prima di andare in pensione, a causa dello stress nervoso non riuscivo più a controllare la mia pressione arteriosa.
In questi ultimi tempi sono sempre più frequenti i deprecabili episodi di insegnanti aggrediti verbalmente e anche fisicamente dagli alunni. I media ne danno ampia risonanza, voraci come sono di cattive notizie, col risultato di ampliarne l’emulazione; sì, perché i cretini sono sempre in ascolto. Ma perché siamo arrivati a questo punto? La risposta è semplice, nella sua gravità, io me ne sono reso conto in prima persona: la scuola è lo specchio della società e la Cenerentola della politica. Il che è tutto dire. Siamo alla mercé di persone che si attivano dalla mattina alla sera per fare tabula rasa di qualsiasi valore residuo. I rappresentanti della politica fanno a gara di turpiloquio; il protagonismo in negativo, la trasgressione, lo scandalo, la violenza gratuita sono nutrimento quotidiano dei canali televisivi. A sentire parlare di ‘crisi di valori’ mi verrebbe da ridere, se non fosse che stiamo vivendo una tragedia epocale.
Ma torniamo alla realtà della scuola italiana. Nella mia lunga esperienza di insegnante ho sperimentato sul campo che la prima funzione pedagogica che ero tenuto a portare avanti, nei confronti di tanti ragazzi con alle spalle genitori separati, o famiglie solo virtuali, era quella di padre. Io dovevo supplire all’assenza della figura paterna che tanti soffrivano. Potrei raccontare mille episodi a riguardo. Poi ero tenuto anche a fare l’insegnante. La scuola italiana è oramai quasi tutta al femminile, come personale docente, almeno nei gradi inferiori, e questo comporta uno squilibrio, checché se ne dica, nonostante l’impegno e la professionalità delle donne. Il padre rappresenta l’autorità, e il giovane la cerca. Per la donna è più difficile assumere questo ruolo. La psicoanalisi conferma questa specificità del ruolo paterno. Nei confronti dei miei alunni io cercavo di realizzare un equilibrio fra autorità e libertà, in classe restavo me stesso, evitando di indossare una maschera autoritaria: pensavo che, come alunno, quel ragazzo l’avrei avuto davanti per soli tre anni, ma come uomo me lo sarei trovato per il resto della vita.
Di fronte all’ultimo episodio di aggressione avvenuto a Lucca mi sono chiesto perché l’insegnante è rimasto del tutto passivo, davanti alle violenze anche fisiche degli alunni: aveva paura perché anziano, perché si sentiva circondato dal branco, o perché sapeva che se provava a difendersi da un alunno, anche se ti sta sputando in faccia, sei un uomo finito? Sì, perché per tanti rappresenta solo un simbolo dell’istituzione da abbattere, come un poliziotto (contro i quali di recente si è scagliata verbalmente anche una poco esemplare maestra), mentre il giovane è la parte debole della società, che va coccolato e protetto, ben conscio di godere di una sostanziale immunità. Ecce homo. Questi recenti episodi sono solo la punta di un iceberg, per quanto sento raccontare da tanti insegnanti che non hanno nemmeno l’onore di salire alla ribalta delle cronache.
Sono un anziano e ho avuto tempo e modo per maturare una convinzione: il degrado della scuola è principalmente responsabilità della classe politica che è andata progressivamente svilendone contenuti culturali e valori, anche se tenacemente difesi da insegnanti sottopagati e sottostimati, per una semplice questione di dignità personale e di senso civico. La scuola non è mai stata fra le priorità della politica, attenta solo ai propri riti e ai propri interessi; non si è mai resa conto, la nostra classe politica, nella sua ignoranza e cecità, che quello dell’istruzione è uno dei valori fondanti della Nazione, e che l’insegnante è un autentico funzionario delle Stato , che va sostenuto e tutelato ad ogni livello, se si vuole sperare che ci sia ancora un futuro per l’Italia. Non basta parlare di confusione di ruoli, attribuendone alla società generiche cause, sia pure esistenti. E’ semmai questione di scelte, di una visione progettuale del futuro, a partire dalle effettive competenze di chi viene chiamato a dirigere il comparto della Pubblica Istruzione e di un investimento sostanziale a livello economico, ben oltre i 40 mld che lo Stato investe nel suo bilancio annuale.
Franco Casati



Martedì 24 Aprile,2018 Ore: 22:17
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Mauro Matteucci Pistoia 07/5/2018 17.08
Titolo: La scuola senza autorevolezza
Sono rimasto profondamente colpito dalla lettera del collega, perché ho vissuto analoghe esperienze e  ora sono in pensione, anche se il mio lavoro continua come volontario nei centri di accoglienza per immigrati e profughi. Credo che la scuola sia stata abbandonata dallo Stato e a dalle stesse famiglie (se questa parola ha ancora un significato), perdendo ogni autorevolezza, (da non confondere con "autorità"). Credo che dobbiamo ancora ispirarci al grande messaggio di don Lorenzo Milani, che seppe fare dei suoi ragazzi  "cittadini responsabili" e non dei prepotenti tirannelli spalleggiati dai genitori.

Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (1) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Scuola

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info