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Scuola - L'opinione
Sono anche io conservatore

di Lucio Garofalo

Istituire per legge un "sistema meritocratico" in quel mondo già fin troppo sconquassato della scuola pubblica, nel settore della formazione culturale delle giovani generazioni, laddove servirebbe, invece, instaurare ed alimentare un clima costruttivo e non competitivo, uno spirito di cooperazione democratica, un modello di autogestione e di partecipazione collegiale, è un'operazione assai pericolosa e devastante in termini politici, nella misura in cui rischia di produrre effetti laceranti per il tessuto già fin troppo fragile, precario e consunto delle istituzioni scolastiche. 
Il rischio paventato, è di incentivare ed istigare pratiche clientelari, corruttele, truffe, malaffare, egoismi ed opportunismi di ogni genere, incoraggiando fino alle più estreme conseguenze il servilismo, l'arrivismo, l'avidità, l'individualismo esasperato e disdicevole di molti docenti, enfatizzando ed inasprendo l'arroganza, l'arbitrio e il dispotismo di numerosi dirigenti scolastici. Si rischia di far prevalere la peggiore competizione, al ribasso, che esalta gli egoismi e gli scambi mercantili.
Faccio soltanto notare che il clientelismo nella scuola esiste già da tempo. Si replica già ogni anno il "mercato delle vacche". Esattamente dal 1998, quando furono introdotti i cosiddetti "fondi incentivanti", che nel corso degli ultimi anni si sono moltiplicati come "i pani ed i pesci". Anzi, come i "Pon ed i pesci". I presidi elargiscono tali fondi aggiuntivi soprattutto ai loro servi "devoti" e leccapiedi. La nostra è una categoria in parte servile ed obbediente, meschina e conformista. Ho visto colleghi e colleghe litigare per pochi spiccioli, vendersi il deretano per quattro miseri soldi. Figuriamoci quali scenari grotteschi ed osceni potrebbe configurarsi se e qualora si introducessero nel mondo della scuola pubblica "meccanismi premiali" affidati alla discrezione, prevalentemente arbitraria, dei "presidi-manager".
La scuola, essendo un ambiente (per fortuna ed anche per natura) impermeabile e refrattario alle novità (intese qui in un senso peggiorativo) è una struttura ostile, restia e diffidente rispetto alle "rivoluzioni" demolitrici o "deformiste" che vengono imposte dal capitale internazionale. Perché la "Buona S(cu)ola" non è una "riforma" di Renzi, del PD o del governo, bensì una controriforma calata dall'alto, voluta da quel mondo imprenditoriale che, nella migliore delle ipotesi, punta a fare della scuola un luogo arido ed alienante di addestramento alla selezione di classe all'interno del mercato del lavoro, cioè un organismo propedeutico e funzionale alla cinica logica aziendalista e "meritocratica" che ispira il capitalismo ormai marcio e decrepito, in fase di decomposizione avanzata. 
Per tale ed altre ragioni, la scuola pubblica si trova nel mirino ed è sottoposta all'attacco inferto dai superpoteri economici e politici oggi dominanti. La scuola è un elemento di "conservazione", intesa qui in una chiave positiva, nell'accezione indicata da Pasolini quando, negli "Scritti Corsari", spiegava che, di fronte alle "rivoluzioni di destra" avviate dal grande capitale industriale e finanziario, i conservatori sono gli unici, veri rivoluzionari che si oppongono ai piani scellerati di devastazione e disumanizzazione della civiltà. 
Ebbene, anch'io mi professo un "conservatore".
Lucio Garofalo



Lunedì 20 Luglio,2015 Ore: 18:48
 
 
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